Il presidente della Federal Communications Commission (FCC) Tom Wheeler regge un cartello durante l’incontro con gli attivisti dell’accampamento “Occupy the FCC”. Le regole da lui proposte per aprire Internet non sono comunque sufficienti per salvaguardare la neutralità della rete. (Fight for the Future)
Jay Cassano
Il 15 maggio la Federal Communications Commission ha deciso con 3 voti contro 2 vote di portare avanti le regole proposte per la neutralità della rete. Nonostante sostengano di proteggere una rete aperta, tali regole concederebbero un accesso prioritario online a siti e provider in grado di pagare. Questo prefigura un futuro in cui le ricche corporazioni potranno raggiungere i consumatori usando una corsia di sorpasso privilegiata, mentre il mondo dei blog indipendenti, i mass-media alternativi e le voci dei gruppi emarginati saranno relegati in una corsia lenta.
Per fortuna queste regole non sono ancora incise nella pietra. La FCC ha diramato un “avviso di regolamentazione”, il che significa in sostanza che annuncia e rende pubbliche le regole che vorrebbe far passare. Queste regole sono ora aperte ai commenti del pubblico per quattro mesi, fino al 10 settembre 2014. I commenti del pubblico però avranno un impatto molto minore delle pressioni esercitate dalla lobby dei fornitori di servizi Internet (ISP) come Verizon e AT&T; nei prossimi mesi dunque gli attivisti dovranno mantenere una forte pressione.
“Le ultime settimane sono state una dimostrazione dell’incredibile impatto della mobilitazione di base su questo tema, ma anche dell’enorme presa che il denaro delle imprese di telecomunicazioni ha su Washington, D.C. e soprattutto sulla FCC” ha detto Evan Greer, direttrice della campagna per Fight for the Future, un’organizzazione che si batte per i diritti del pubblico online.
L’esile vittoria di cui gli attivisti possono vantarsi consiste nell’aver costretto la FCC a riconoscere la possibilità di riclassificare i servizi Internet a banda larga come un servizio pubblico secondo il’Articolo II del Communications Act. Al momento i provider rientrano nell’Articolo I come “servizi di informazione”, una categoria molto meno regolamentata di quelle dell’Articolo II. Dunque il passaggio degli ISP dall’Articolo I al II è lo slogan dei più accaniti difensori della neutralità della rete. In questo modo la FCC potrebbe regolare i provider, evitando le corsie di sorpasso e il blocco o la discriminazione dei siti.
Se non fosse stato per l’enorme appoggio alla neutralità della rete, espresso sia online che in strada, la FCC non avrebbe mai riconosciuto la possibilità di questa riclassificazione. Il 15 maggio si sono tenute manifestazioni in 19 città del paese e un accampamento di nove giorni davanti alla sua sede di Washington ha esercitato una forte pressione sui cinque membri della commissione.
Organizzazione online e potere offline
Secondo Greer l’idea di accamparsi davanti alla sede della FCC è venuta direttamente dalla base online di Fight for the Future.“Abbiamo sentito sorgere questa enorme energia dalla rete. C’era molto interesse per tutte le nostre petizioni e ricevevamo tanti stimoli da Twitter and Facebook che ci è sembrato il momento giusto per agire. E’ stato uno sforzo organico sorto da un incredibile aumento di energia intorno a questo tema.”
Margaret Flowers, membro del gruppo di attivisti Popular Resistance del Maryland, ha aiutato a organizzare l’accampamento di fronte alla sede della FCC, durato più di una settimana.
“Diverse organizzazioni si sono date molto da fare a raccogliere firme per delle petizioni, così abbiamo cominciato anche noi” ha raccontato Flowers. “Non credevamo però che la FCC si sarebbe mossa per delle petizioni, così ci siamo resi conto che c’era bisogno di un’azione più forte per far salire l’attenzione.”
Flowers, il suo gruppo e i suoi alleati si sono riuniti per pensare insieme come fare in modo che la FCC prendesse più sul serio l’opinione pubblica e che le loro posizioni apparissero più spesso sui mass-media. Consapevoli che anche una tattica già sfruttata si può applicare a una nuova situazione, dando buoni risultati, si sono accampati sul marciapiede davanti alla sede della FCC.
“Ci siamo accorti che la FCC non è abituata alle proteste fuori dalla rete e così abbiamo deciso di occupare lo spazio di fronte alla sua sede” ha raccontato Flowers.
Greer ha riconosciuto subito il potenziale di una simile azione. “A quanto ne so questo è il primo accampamento stile Occupy che si realizza su un tema legato alla tecnologia” ha commentato. “Come Fight for the Future cerchiamo sempre il modo di alzare il livello del conflitto e trasformare l’organizzazione online in potere offline.”
Farsi ascoltare dalla FCC
Questo potere ha portato il Presidente della FCC Tom Wheeler a riconoscere la possibilità di riclassificare Internet come servizio pubblico durante il periodo concesso per i commenti. Secondo la FCC questo periodo serve ad ascoltare l’opinione del pubblico su quale sia la scelta migliore, tra le regole da essa proposta e la riclassificazione come servizio pubblico.
“Ora la FCC è costretta ad avviare una conversazione che non voleva intraprendere,” ha osservato Greer. “E questo grazie alle persone che si sono accampate davanti alla sua sede e ai milioni che si sono espressi online.”
Come prevedevano Flowers e gli altri attivisti, la loro azione ha avuto successo soprattutto perché ha colto di sorpresa la FCC. “Non erano preparati a una cosa simile,” ha detto Greer. “Wheeler vive in un mondo in cui parla soprattutto con lobbisti della AT&T e della Comcast. Quando ci siamo accampati davanti alla sua porta non ha più potuto ignorarci.”
L’accampamento è durato nove giorni, con la partecipazione costante di un gruppo che andava dalle 25 alle 50 persone. Secondo Flowers, nel momento culminante, l’ultima notte dell’occupazione, c’erano persone che dormivano in dieci tende diverse.
“La cosa incredibile sono stati i dipendenti della FCC che durante la settimana uscivano a ringraziarci per la nostra presenza “ ha raccontato Flowers. Sottolineando l’importanza di riconoscere che questi enti governativi non sono entità monolitiche, ha così definito la differenza tra i dipendenti normali della FCC e i commissari dalla nomina politica. “Lavorano là perché credono davvero nella neutralità della rete e nel servire il pubblico.”
Ora che la FCC ha preso ufficialmente in considerazione la riclassificazione come parte della discussione pubblica, il potere degli attivisti di base su questo tema è diventato chiaro. Il solo fatto che se ne parli è un grande successo per i sostenitori della neutralità della rete, visto che i provider avevano fatto un’intensa azione lobbistica per impedirlo.
Come gli attivisti pensano di battere la lobby dei provider
Il periodo di quattro mesi concesso ai commenti sarà cruciale per il futuro di Internet. Dipenderà dagli attivisti di base esercitare una pressione sufficiente a rendere la riclassificazione più attraente dal punto di vista politico della resa alle pressioni delle lobbies.
“In questa lotta i commenti non bastano,” ha dichiarato Greer. “La FCC sa che si stanno muovendo nel modo sbagliato, dunque se continuano in questa direzione è per via del denaro delle lobbies che ha tanta presa su di loro.”
Il punto è questo: come possono i normali utenti di Internet esercitare il loro contro-potere collettivo di fronte alla chiusura politica e alle risorse finanziarie della lobby delle telecomunicazioni?
“Per infrangere quel potere non basta esprimere il nostro parere con forza” ha spiegato Greer. “Dobbiamo fare in modo che rispondano delle loro azioni e sentano la nostra pressione. La FCC deve capire che se non cambia direzione ci sarà una rivolta popolare.”
E in effetti le cose potrebbero andare proprio così. Secondo Flowers si stanno già organizzando azioni regolari durante il periodo riservato ai commenti. Gruppi organizzati stanno prendendo piede nelle città dove si sono tenute le manifestazioni del 15 maggio e non solo là. Questi gruppi sperano di aumentare la pressione sulla FCC, che non è abituata alle proteste dirette, nel suo quartier generale di Washington, D.C. e nelle sedi regionali di tutto il paese.
La riclassificazione di Internet come servizio pubblico sarà lo slogan comune di queste proteste, ma ci sono altri punti specifici che gli attivisti possono toccare.
Per esempio si chiede al Presidente Obama di sostituire Tom Wheeler alla guida della FCC con un altro commissario democratico. Fight for the Future ha appena lanciato una petizione online in questo senso. I commissari Rosenworcel e Clyburn hanno espresso vedute più aperte di quelle di Wheeler rispetto a una vera neutralità della rete, o almeno la disponibilità a rallentare il processo in modo da tener conto della prospettiva del pubblico.
Nelle prossime settimane verranno definite altre richieste specifiche, ma il fattore decisivo sarà la capacità di trasformare l’indignazione online nei riguardi delle regole proposte dalla FCC in azioni stradali.
Costruire un movimento di massa su un oscuro tema tecnologico
Quando si costruisce un movimento la capacità di comunicare con chiarezza idee e proposte è di vitale importanza. Per questo la riclassificazione di Internet è diventata un punto centrale riguardo alla neutralità della rete, anche se esistono soluzioni alternative che potrebbero raggiungere lo stesso risultato di una rete equa.
“La riclassificazione è un concetto facile da capire e ha vaste conseguenze” ha spiegato Greer. “La gente sa cos’è un bene comune come l’acqua e capisce perché Internet andrebbe considerata allo stesso modo. Credo che la riclassificazione possa aiutarci a comunicare alla gente una questione molto complessa e tecnica.”
Ciononostante altri gruppi e individui hanno scelto strategie alternative. Mozilla, l’organizzazione non-profit che sta dietro al popolare browser Firefox, ha elaborato una proposta che usa un trucco legale per ottenere gli stessi vantaggi della riclassificazione secondo l’Articolo II, evitando gli ostacoli legali e politici insiti nella riclassificazione. La proposta di Mozilla può incontrare il favore di certi secchioni e intellettuali tecnologici, ma le manca un messaggio chiaro che possa diventare uno slogan per gli attivisti.
Un’altra soluzione che negli ultimi mesi ha attirato una certa attenzione è la banda larga municipale, in cui l’infrastruttura locale di Internet è posseduta e gestita dall’ente locale e offerta direttamente al pubblico a un prezzo molto più basso. La banda larga municipale di Chattanooga, nel Tennessee, è una delle più famose. Ci sono però molti ostacoli legali a livello statale; se venissero rimossi, bisognerebbe comunque fare un’azione lobbistica sui governi locali per costruire le reti. Un programma come questo, che prevede molti passi, non è un’opzione molto adatta a chi cerca di costruire un movimento di massa.
Non è solo una questione tecnica
Vista l’enorme posta in gioco, gli attivisti hanno deciso di usare l’inquadramento più utile a rafforzare un movimento che sta crescendo rapidamente. Mantenere la neutralità della rete ha conseguenze che vanno al di là di essa. Oggi usiamo Internet per comunicare direttamente tra noi, senza intermediari; data questa caratteristica, la rete è diventata uno strumento fondamentale per organizzarci a livello politico.
Flowers ha offerto un esempio recente legato alla sua attività: i mass-media non parlavano della Trans-Pacific Partnership, un accordo che garantirà la supremazia dei diritti di proprietà delle multinazionali e così Internet è diventata l’unico modo per informare la gente su questo tema. “Siamo riusciti ad aggirare il blackout dei mass-media e a costruire un movimento usando Internet come strumento di comunicazione tra noi” ha detto.
“Non credo che la gente si accampi per nove giorni su un marciapiede solo perché vuole un migliore servizio di streaming e tv a pagamento,” ha commentato Greer. “Nei prossimi mesi difenderemo Internet in un modo che il governo non ha mai visto prima.”
Una mancanza di neutralità della rete avrà un effetto sproporzionato su comunità emarginate come i poveri e le persone di colore. “La neutralità della rete è una questione di uguaglianza e giustizia” ha dichiarato Greer. “Dobbiamo riconoscere che se creiamo una rete disuguale, con corsie di sorpasso e corsie lente, le voci che più ne soffriranno sono quelle delle persone già emarginate.”
Traduzione dall’inglese di Anna Polo