Iniziamo la nostra collaborazione con la Fondazione Right Livelihood Award pubblicando un’intervista a Maude Barlow, attivista per l’acqua di fama mondiale che ha ricevuto il premio nel 2005.
Maude, il suo ultimo libro, Blue Future, è il volume conclusivo della cosiddetta Blue Trilogy, iniziata con Blue Gold nel 2002 e continuata con Blue Covenant nel 2007. Nel corso di questi anni quali cambiamenti ha notato riguardo al diritto all’acqua?
Sono cambiate molte cose da quando ho scritto Blue Gold. Innanzitutto abbiamo creato un forte movimento globale per l’acqua, che sta conducendo il dibattito in tutto il mondo. Ovunque nelle comunità ci sono “guerrieri dell’acqua” che la proteggono dalle invasive industrie estrattive, difendono le forniture locali per il bene pubblico, lavorano per assicurarsi che i poveri possano accedervi e combattono per istituire buone leggi e regolamentazioni sulla protezione e il ripristino dei bacini idrografici, in modo che le scorte d’acqua siano disponibili per le generazioni future. Una grande vittoria è stata che molte città abbiano ri-municipalizzato i propri servizi idrici, dopo esperimenti disastrosi di privatizzazione e abbassato le tariffe dell’acqua, in modo che le famiglie possano permettersele.
È significativo anche che le Nazioni Unite abbiano finalmente riconosciuto l’acqua e i servizi igienici come diritti umani fondamentali, affidandone la responsabilità direttamente ai governi; questi adesso devono elaborare un piano per assicurare la distribuzione di acqua pulita e impedire che terzi possano contaminare le fonti locali di acqua potabile. È stato un traguardo chiave per i movimenti globali per l’acqua (e un successo molto personale per me) e ha reso più vicino il sogno di un mondo dove l’acqua sia garantita a tutti. Alcuni paesi hanno adottato leggi o modificato le loro Costituzioni per riconoscere questo diritto e ci sono stati diversi casi giudiziari in cui la risoluzione dell’ONU è stata usata per ratificare il diritto all’acqua delle comunità locali. A mio parere, l’uomo ha fatto un grande passo evolutivo quando l’Assemblea Generale dell’ONU ha votato a grande maggioranza per sostenere il diritto umano all’acqua.
Sul versante negativo, la crisi idrica si è aggravata. Noi esseri umani stiamo inquinando, amministrando male e deviando l’acqua da dove la natura l’ha posta a dove ci fa più comodo e stiamo prosciugando falde acquifere e bacini idrografici e arginando fiumi ad una velocità sempre più accelerata. Come espongo in Blue Future, lo spostamento dell’acqua da paesaggi che la trattengono è la causa principale del caos climatico e il ripristino dei bacini e dei cicli idrici è la soluzione migliore. Il prelievo globale di acqua è cresciuto del 50% soltanto negli ultimi decenni e il pompaggio di acqua sotterranea è raddoppiato in soli 40 anni. Metà dei fiumi in Cina sono scomparsi. Quasi l’80% della popolazione umana vive in aree dove l’acqua fluviale è già altamente minacciata. Tutti i diritti del mondo non assicureranno acqua per tutti se questa si esaurisce.
In Blue Future lei offre soluzioni alla crisi idrica globale basate su quattro principi. Può spiegarceli meglio?
Abbiamo bisogno di una nuova etica che metta l’acqua e la sua tutela al centro di tutte le politiche e le pratiche. In Blue Future chiedo che questa etica si basi su quattro principi.
Primo, l’acqua è un diritto umano e deve essere divisa equamente. Il primo passo è stato l’adozione da parte dell’ONU del diritto all’acqua e ai servizi igienici; ora ci aspetta il lungo e duro lavoro per renderlo reale. Quando i governi decidono di dare accesso preferenziale alle scorte limitate d’acqua a persone benestanti o a interessi aziendali, stanno violando il diritto umano all’acqua. Questo diritto ha dato alle comunità locali un importante strumento, quando si trovano a lottare con miniere pericolose, dighe e combustibili fossili e operazioni di fratturazione idraulica.
Secondo, l’acqua è un patrimonio comune dell’umanità e delle generazioni future e va protetta come un bene pubblico dalla legge e nella pratica. L’acqua non deve mai essere comprata, venduta, tesaurizzata o scambiata come merce e i governi devono mantenerla per il bene pubblico, non per il profitto privato. Le imprese private possono aiutare a trovare soluzioni alla crisi idrica, ma non dovrebbero avere la possibilità di decidere l’accesso a questo essenziale servizio di base. Quando si tratta dell’acqua il bene pubblico ha la precedenza sul profitto delle aziende.
Terzo, l’acqua ha dei diritti anche al di fuori della sua utilità per gli esseri umani. Appartiene alla Terra e alle altre specie. La nostra credenza nella “crescita illimitata” e il nostro modo di trattarla come uno strumento per lo sviluppo industriale ha messo in pericolo i bacini idrografici della Terra. L’acqua non è una risorsa per la nostra convenienza e il nostro profitto, ma costituisce l’elemento essenziale di un ecosistema vivente. Dobbiamo adattare le nostre leggi e pratiche per assicurare la protezione dell’acqua e il ripristino dei bacini – un antidoto cruciale al riscaldamento globale.
Infine, credo fortemente che l’acqua ci possa insegnare come vivere insieme, se solo glielo permettiamo. Possono scoppiare guerre per l’acqua in un mondo con una domanda crescente e forniture sempre più scarse, ma così come può essere fonte di dispute, conflitti e violenze, l’acqua può anche unire persone, comunità e nazioni in una ricerca comune di soluzioni. Preservare le forniture d’acqua richiederà vie più collaborative e sostenibili per l’agricoltura, per la produzione d’energia e per i commerci internazionali e avrà anche bisogno di un potente controllo democratico.
In Blue Future racconta storie di lotta e resistenza da parte di comunità emarginate. C’è un episodio in particolare che le piacerebbe menzionare qui?
Una lotta che mi ha profondamente commosso è stata la battaglia dei Boscimani del Kalahari del Botswana per poter vivere secondo il loro stile tradizionale basato sulla caccia e la raccolta, a fronte di un governo determinato a spostarli dal deserto e costringerli alla società di massa. Le autorità del Botswana hanno a tutti gli effetti distrutto i loro pozzi d’acqua nel tentativo di cacciarli dal deserto, ma armati della nuova risoluzione ONU sul diritto umano all’acqua, i Boscimani hanno portato il governo in tribunale e ottenuto i diritti all’acqua e la possibilità di ritornare nella loro terra ancestrale.
Un’altra importante battaglia, più vicina a noi, è il referendum italiano del giugno 2011, che ha rovesciato il piano del governo di concedere un trattamento preferenziale alle compagnie private a scapito degli enti pubblici nella distribuzione dei servizi idrici. Guidato dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua (una rete di associazioni nazionali, sindacati, comunità locali contrarie alla privatizzazione dell’acqua), questo coraggioso referendum è diventato il modello per lavorare a una votazione a livello europeo che ha raccolto quasi 2 milioni di firme per fermare la privatizzazione dei servizi idrici in nome dell’austerity. La controffensiva italiana è stata un modello per il mondo.
Nel suo libro presenta un drammatico scenario futuro, con siccità, carestie di massa e la migrazione di milioni di rifugiati in cerca d’acqua, ma offre anche speranza e un invito all’azione. Come vede il futuro e la possibilità di creare un mondo dove l’acqua sia assicurata a tutti?
La mia speranza più profonda è che invece di causare conflitti e guerre, l’acqua diventi un dono della natura all’umanità per insegnarci come passare con più leggerezza sulla Terra e vivere nella pace e nel rispetto l’uno dell’altro. Questo significherà l’unione oltre i confini politici di paesi e governi per proteggere i bacini idrici come strategia di sopravvivenza. Molti risultati emozionanti possono uscire da una tale collaborazione. Come nei film catastrofici hollywoodiani, dove all’improvviso tutte le nostre differenze non significano molto poiché un meteorite sta per colpire la Terra, così questa crisi idrica rappresenta un crollo al rallentatore in arrivo. A differenza di Hollywood, tuttavia, non ci sarà un eroe salvatore, ma molte persone che si uniranno e considereranno gli altri e le future generazioni più importanti dei propri interessi. Sono convinta che possiamo farlo.
Traduzione dall’inglese di Cecilia Benedetti – Revisione di Anna Polo
Biografia
Maude Barlow è presidente nazionale di Council of Canadians e di Food and Water Watch con sede a Washington. È membro del consiglio dell’International Forum on Globalization con sede a San Francisco e consigliere del World Future Council con sede ad Amburgo. Ha ricevuto undici lauree honoris causa oltre a diversi premi, incluso il Right Livelihood Award nel 2005 (noto come “il Premio Nobel alternativo”), il Lannan Foundation Cultural Freedom Fellowship Award sempre nel 2005, il Citation of Lifetime Achievement nell’edizione del 2008 dei Canadian Environment Awards, l’Earth Day Canada Outstanding Environmental Achievement Award nel 2009, il Planet in Focus Eco Hero Award sempre nel 2009 e l’EarthCare Award nel 2011, la più alta onorificenza internazionale del Sierra Club (USA). Nel 2008/2009 è stata consulente senior sull’acqua per il 63° Presidente dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite e ha guidato la campagna per il riconoscimento dell’acqua come diritto umano da parte dell’ONU. È anche l’autrice di dozzine di rapporti, oltre che di 17 libri, compreso il suo ultimo lavoro, Blue Future: Protecting Water For People And The Planet Forever.