Nella realtà estremamente composita della Milano di oggi, qual è la comunità straniera che secondo Lei si è integrata meglio nel territorio metropolitano?
Penso che non sia conveniente parlare meramente di “integrazione”, perché è un processo che comporta percorsi di assimilazione delle comunità allogene, con la conseguente perdita di un’identità e di caratteri originari. È davvero necessario, attualmente, nella realtà estremamente composita di Milano, nel territorio metropolitano e del nostro Paese, riferirsi a concetti di “interazione”, ossia di convivenza parallela tra culture e comunità che non devono perdere le proprie diversità e identità, ma devono interagire con il contesto d’accoglienza, dove potranno elaborare gli atteggiamenti, le norme, i vissuti, del contesto d’origine e di appartenenza. Le comunità Rom e Sinti sono perennemente ostracizzate e poste ai margini da un modello di civiltà efficentista e quindi ghettizzante, alienante ed escludente: il mio pensiero va proprio a queste popolazioni che il nostro caro amico Moni Ovadia candida al premio Nobel per la Pace. Il modello dell’interazione è di gran lunga preferibile a quello dell’integrazione. Una comunità non deve essere solo integrata, ma interagire con il contesto d’accoglienza. Per approfondire questi concetti si veda il mio ultimo libro “Educazione e Pace. Dalla Shoah al dialogo interculturale”, edito da Mimesis.
Ha senso secondo Lei dire che Milano è una città multietnica e multiculturale?
Milano, come città metropolitana, assume i connotati di una realtà multietnica e multiculturale, sotto le varie forme e i differenti aspetti del concetto di cultura, etnia e diversità. Il concetto di diversità e di multi-culturalità sono trasversali al genere umano. La diversità innanzitutto è diversità tra donna e uomo, quindi di genere, sessuale, psicologica, etnica e culturale. Per questo possiamo dire che “siamo tutti migranti” nelle nostre divergenze, alterità, ma anche nelle nostre fragilità, nella minorità, nell’inferiorità, nella devianza, nel diverso orientamento sessuale, tutte caratteristiche che appartengono al genere umano a ogni longitudine e latitudine del Pianeta. Per questo non devono esistere bandiere, barriere, limiti e confini perché tutti apparteniamo all’unica razza del genere umano: all’unica razza umana.
Milano è ancora “vicino all’ Europa” come nella canzone di Lucio Dalla?
Milano purtroppo è vicino all’Europa nel senso più ghettizzante e molto spesso razzista del riferimento. Un’ Europa che respinge i migranti e che si manifesta sempre più razzista come la Milano-Italia della legge Bossi-Fini e dei decreti Maroni, le leggi sull’immigrazione, che hanno attuato l’istituzione dei C.I.E (Centri di Identificazione e di Espulsione).
È di recente e schiacciante attualità il dibattito sull’abolizione di tali provvedimenti governativi. In conseguenza alle continue stragi di migranti nel Mediterraneo e nei pressi dell’isola di Lampedusa, è stata proposta l’istituzione di un “Giorno della Memoria” per queste stragi che sono dei veri e propri crimini contro l’umanità.
Lei è contenta di vivere a Milano?
Personalmente non vivo a Milano, ma tra la grande metropoli e la provincia di Monza e precisamente in un paese alle porte della Brianza, ossia a Nova Milanese, da cui parte il nostro impegno civile con l’ANPI della sezione locale; tanto che Nova Milanese è uno dei primi comuni d’Italia, dove in Consiglio Comunale è stata approvata una mozione antifascista, che impegna l’Amministrazione Comunale a non concedere spazio alle nuove destre, alle formazioni neofasciste e a tutti i movimenti e alle ideologie che istigano alla violenza, al razzismo e alla xenofobia. Questa mozione è stata approvata anche in molte Zone Amministrative di Milano.
Quali sono i suoi luoghi della Memoria dentro la città?
Noi facciamo costantemente memoria, anche attraverso il nostro libro dal titolo “Un Racconto di Vita Partigiana. Il ventennio fascista e la vicenda del Partigiano Emilio Bacio Capuzzo”, il cui protagonista è un Partigiano e Deportato tuttora vivente, che testimonia sempre con noi nelle scuole e in tutti i luoghi dove venga richiesta testimonianza, all’interno del progetto istituzionale delle Città di Nova Milanese e Bolzano dal titolo emblematico “Per non dimenticare” di cui siamo promotori e referenti con Fabrizio Cracolici, Presidente ANPI della sezione locale. I luoghi della memoria di Milano sono i luoghi delle commemorazioni a cui partecipiamo a cadenza annuale, come ANPI, quali piazzale Loreto, con i 15 martiri caduti per mano fascista il 10 agosto 1944. E ancora il Binario 21, da cui venivano deportati i lavoratori partecipanti agli scioperi del 1944, i partigiani e gli ebrei. Un altro luogo importante, per esempio, è Villa Triste, recentemente riaperta al pubblico dal nostro caro amico Daniele Biacchessi. Villa Triste, luogo di morte e tortura, per mano della banda Koch. E ancora ricordiamo Piazza Fontana…
Leggendo il titolo ” Milanesi brava gente “cosa le verrebbe in mente?
Ho avuto la fortuna di conoscere molti milanesi di grande cuore e apertura etica, intellettuale e politica e di impegno sociale e civile fermo e costante, come Renato Sarti, Gino Strada e famiglia, Dario Fo, Franca Rame, Nando dalla Chiesa, Vittorio Agnoletto e molti altri. Ho collaborato con il compianto Cardinale Carlo Maria Martini che ha scritto la presentazione del progetto editoriale “Il Decalogo oggi. Un cammino di libertà”, a cui ho partecipato con un mio contributo raccolto nel libro “Dare senso al tempo”, edizioni Paoline.
Qual è l’immagine che Milano proporrà di sé in occasione dell’inaugurazione dell’ Expo 2015?
Purtroppo per l’occasione dell’Expo 2015, in questi giorni, la politica sta dando dimostrazione di incapacità di opporsi e di porre freno ad una serie di azioni malavitose, che a questa grande opportunità stanno sottraendo fondi e risorse, destinati al rilancio, non solo occupazionale, ma anche e soprattutto etico del nostro Bel Paese. Milano e l’Italia meritano molto di più rispetto a queste vili prospettive. Non meritano di essere considerate dal mondo intero come luoghi dove prevalgano il malaffare e gli interessi oligarchici, che oscurano il grande lavoro operoso di tutti quei cittadini che vorrebbero vedere Milano e l’Italia, valorizzate per i beni culturali, paesaggistici, turistici, ambientali, lavorativi, che possono dare autentico benessere e consegnare alle nuove generazioni un modello di vita migliore, basato sull’accoglienza e la solidarietà, come dice il detto milanese, “la Milano con il cuore in mano”.
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