Cosa avrei voluto dire ai tantissimi giovani, ed anziani, che vi hanno partecipato
di Alberto L’Abate
E’ stato un evento grandioso, con molti colori, moltissimi partecipanti, molti di più di quelli previsti, ottimi e profondi interventi, e tanta bella musica impegnata, anche questa, con altre parole, a sottolineare lo scopo della manifestazione, nell’anniversario della Liberazione del nostro paese, che era quello di dimostrare, come scritto in grandi lettere negli striscioni sul palco, che : ”La Resistenza oggi si chiama nonviolenza, la Liberazione si chiama disarmo”.
Quindi c’è da fare un gran complimento a Mao Valpiana, Presidente del Movimento Nonviolento, per essersi lanciato, quasi in prima persona, prendendosi sulle spalle buona parte dell’impegno organizzativo, in questa iniziativa che spero diverrà tradizionale e possa servire a mostrare al nostro paese che il “pacifismo” non è morto, e che continuare a pensare che i conflitti si risolvano con le armi, come la gran parte dei nostri politici continua a credere, è puro analfabetismo politico e culturale.
Devo confessare però che mi è dispiaciuto che Mao, che oltre un anno fa, al primo nascere dell’iniziativa, mi aveva chiesto di fare un intervento in questo raduno (sono tra i co-fondatori del Movimento Nonviolento nato a Perugia nel 1961, Presidente onorario dell’IPRI- Rete Corpi Civili di Pace, ed iniziatore, all’Università di Firenze, di uno dei primi corsi universitari per “Operatori di Pace”) non abbia poi mantenuto la sua richiesta ”per mancanza di tempo”.
Credo che ai tantissimi giovani presenti, ed forse anche agli anziani che non hanno partecipato a queste lotte, avrebbe potuto servire ascoltare un intervento di una persona come me, ottantatreenne, che ha dedicato tutta la vita a studiare e mettere in pratica, in Italia ed all’estero, la “forza della nonviolenza”, come del resto accade spesso, in India, invitato dai militanti gandhiani, che restano “di stucco”, e ci ammirano, per quanto ottenuto, nel nostro paese, con le nostre “azioni dirette nonviolente”.
Infatti, con la nostra lotta nonviolenta, abbiamo ottenuto cose straordinarie che molti altri paesi del mondo, spesso considerati più avanzati di noi, non hanno ottenuto. Per non ricordarne che alcune:
1) Il nostro blocco, di circa un’ora, con l’interruzione del traffico ferroviario sulla linea Pisa-Roma, alla stazione di Capalbio (nel 1977), ed i vari processi che l’hanno susseguito (con, in prima istanza, l’assoluzione per aver agito in “stato di necessità putativa”), ha sicuramente contribuito, assieme al tragico incidente di Chernobil, alla vittoria del primo referendum contro le centrali nucleari civili, ed alla riconversione della centrale di questo tipo già costruita a Montalto, in Maremma, malgrado la strenue opposizione della popolazione;
2) la bellissima lotta nonviolenta contro la “Mostra dei Mostri” (la vendita delle nostre armi), a Genova, organizzata in modo splendido dai comitati locali, ma aiutata anche dal nostro impegno, che ha portato al blocco nonviolento dell’entrata della mostra, e ad un serpentone allegrissimo e vivacissimo che ha attraversato il centro della città, in una delle manifestazione più belle della nonviolenza italiana, è sicuramente servita:
a) a ridurre per vari anni la vendita delle nostre armi, tanto che siamo passati dall’ ottavo posto al mondo, in questo triste primato, al tredicesimo posto (ora purtroppo siamo tornati ai livelli precedenti, se non peggio) ;
b) a costringere i nostri venditori di armi, visto l’abbassamento delle nostre vendite, a riprendere la mostra, ma non dentro la città, come prima, bensì in una nave militare ancorata al largo.
3) Le nostre azioni dirette nonviolente contro l’impianto, a Comiso, in Sicilia, di missili Cruise (missili di “primo colpo”, e perciò contrari alla nostra Costituzione – art. 11- che ammette solo “guerre di difesa” e non di “attacco”) sono sicuramente servite, con altre simili in vari paesi del mondo – come dimostrato ampliamente da seri studi successivi – alla firma, tra Reagan e Gorbachev, dell’accordo INF che ha portato alla eliminazione dei missili a lungo raggio, ed alla riconversione della Base di Comiso, già attrezzata per il lancio dei Cruise, in un aereoporto civile che è attualmente già in funzione.
Altre vittorie, molto importanti, ma più note, si sono invece ottenute, grazie al gesto degli stessi obbiettori e le pene da loro subìte, attraverso le campagne per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza al servizio militare ; e poi per l’obiezione di coscienza alle spese militari (Leggi del 1972, 1998, 2001); quella contro il commercio delle armi (Legge 185/1990), che prevede anche un fondo, mai realmente implementato, per la riconversione delle industrie militari – argomento su cui ieri, al raduno, c’è stata una bella discussione guidata da Gad Lerner, con la partecipazione di due importanti sindacalisti della FIM e della FIOM, dalla quale è emersa, in modo chiaro, l’opposizione dei sindacalisti all’acquisto degli F35, considerati da loro inutili e dannosi sia dal punto vista economico che occupazionale, oltre al fatto [aggiungerei io] che sono incostituzionali in quanto aerei per l’offesa, e non per la difesa – (bellissima l’idea, della “Rete per il Disarmo”, co-organizzatrice del raduno, che ha fatto sì che migliaia di aerei di carta, dei diversi colori dell’arcobaleno, volassero nell’arena, all’unisono, con la scritta “Addio F35, + salute,+ cultura, + lavoro, + ambiente); la campagna per la confisca dei beni mafiosi, organizzata da “Libera”, l’associazione fondata da Don Ciotti – che ieri, al raduno, ha fatto un ottimo intervento – che ha portato alla legge 109/1996; ed infine quella, a livello internazionale, che ha messo fuori legge le mine anti-uomo (1997), e che ha vinto, per questa battaglia, anche il “Premio Nobel per la Pace”.
Ma la nostra azione di nonviolenza attiva si è estrinsecata anche in due interventi all’estero:
1) per cercare di prevenire la prima guerra del Golfo, attraverso l’azione dei “Volontari di Pace in Medio Oriente”, nella ricerca di una possibile soluzione pacifica, trovata ma non potuta implementare per la maggiore forza del complesso militare-industriale che controlla molti governi compreso il nostro – ottimo ieri l’intervento su questo tema di Padre Zanotelli – ma che ha convinto Alex Langer sull’importanza di interventi di questo tipo e la presentazione di una prima mozione, poi approvata dal Parlamento Europeo, e ripetuta più tardi, per la costituzione di “Corpi Civili di Pace” a livello europeo, per la prevenzione dei conflitti armati e per la riconciliazione dopo la guerra di cui si è parlato anche ieri a questo raduno, ma, secondo me, un pò troppo di sfuggita.
2) L’intervento della “Campagna Kossovo per la prevenzione del conflitto”, e , dopo la guerra, “per la riconciliazione”, che ha portato, grazie anche al contributo della “Campagna per l’Obiezione alle Spese Militari”, all’apertura di una “Ambasciata di Pace” che ha trovato, anche qui, una possibile soluzione pacifica al conflitto mai implementata sia per gli interessi più forti del complesso militare industriale, prima accennato, sia anche per l’ inadeguatezza organizzativa del movimento della pace e per la nonviolenza del nostro paese che non ha ancora capito, del tutto, l’importanza della prevenzione dei conflitti armati, e la validità, per questo scopo, dell’organizzazione di strumenti, come le “ambasciate di pace” che uniscano, in questa ricerca, sia le forze per la pace interne ad un paese che quelle esterne, rispetto al luogo del conflitto, per agire, all’unisono, per questa importante finalità comune.
Mi auguro che l’Arena di Pace di ieri, e l’unità che si è formata per la sua organizzazione, possa continuare, e possa portare, in futuro, a superare questi limiti, e rendere l’opera di questi interventi di pace più risolutivi anche in funzione della prevenzione della violenza, dei conflitti armati e delle guerre, sia in Italia che all’estero.
Firenze 26 Aprile 2014 Alberto L’Abate