Il 29 aprile gli antifascisti e le antifasciste milanesi saranno in piazza, per ribadire i valori di giustizia sociale e libertà e per dire che Milano non può e non deve più tollerare che questa data venga utilizzata dai gruppi neofascisti e neonazisti per inscenare delle parate pubbliche in pieno stile Alba Dorata. L’appuntamento è alle ore 19.00 in piazza Oberdan (P.ta Venezia) e da lì si muoverà il corteo, che allo stato è autorizzato “con riserva” dalla Questura fino a piazza Risorgimento.
Occorre essere chiari e trasparenti, anche per sfatare alcuni miti che ambienti della destra ripropongono ogni anno, nel tentativo di accreditare sé stessi e di delegittimare ogni critica. Cioè, il problema non è certo la commemorazione, anche in forma pubblica, di Sergio Ramelli e Enrico Pedenovi, i due militanti di estrema destra uccisi rispettivamente il 29 aprile del 1975 e del 1976. I morti vanno rispettati, ci mancherebbe altro.
No, il problema è che con il passare degli anni attorno a quelle commemorazioni è stato costruito ben altro, qualcosa di inaccettabile. Il 29 aprile, man mano, è stato trasformato in una sorta di carnevale nazifascista, in una giornata dove tutto è permesso, dalle marce paramilitari all’esibizione di tutto l’armamentario fascista e nazista lungo le vie di zona Città Studi. E giusto per non lasciare alcun dubbio sul messaggio da lanciare, era stata aggiunta anche un’altra commemorazione, che con gli anni ’70 c’entra un fico secco: quella in piazzale Susa del repubblichino Carlo Borsani, fucilato dai partigiani il 29 aprile del 1945.
Questo crescendo, insieme alle immagini della parata diffuse dai principali quotidiani, spiega perché l’anno scorso le proteste si erano moltiplicate. Lo stesso Sindaco aveva detto che cose del genere non dovevano più ripetersi a Milano. Ed è così che arriviamo al 2014, quando finalmente la reazione è scattata prima e non dopo il fattaccio.
Si è costituito il comitato “Milano 29 aprile: nazisti no grazie!”, di cui il sottoscritto è uno dei promotori, l’Anpi, la Camera del Lavoro e il Presidente del Consiglio di Zona 3 hanno presentatoun esposto a Questore e Prefetto, praticamente tutti i Consigli di Zona della città hanno approvato mozioni, a volte a larghissima maggioranza, per chiedere di impedire la parata nazifascista e, infine, lo stesso Sindaco Pisapia ha preso posizione contro “la parata nazi-fascista che da anni deturpa la nostra città”, chiedendo “che le autorità competenti facciano tutto quanto possibile per evitare questa grave offesa alla Milano Medaglia d’oro della Resistenza”.
Insomma, qualcosa si è mosso, ma evidentemente non abbastanza, considerato che il corteo nazifascista è stato autorizzato dalla Questura con lo stesso percorso degli anni precedenti, cioè con partenza da piazzale Susa. Certo, è vero che alla fine il Questore, diversamente dagli altri anni, ha diffidato formalmente gli organizzatori dall’ostentazione di simboli nazifascisti, ma è altrettanto vero che è difficile immaginarsi che loro si attengano a queste prescrizioni. Infatti, già il 15 aprile scorso hanno comunicato pubblicamente che se ne sarebbero fregati della diffida.
Gli antifascisti, invece, hanno dovuto tribolare non poco per farsi riconoscere il proprio diritto a manifestare il 29 aprile. Un primo preavviso era stato mandato già nel mese di gennaio, ma il 9 aprile scorso il Questore ha emesso una diffida formale e vietato il presidio antifascista di piazzale Susa con una motivazione lunga quattro pagine.
Un nuovo preavviso di manifestazione è stata poi inoltrato alla Questura il 16 aprile e ci sono volute quasi tre ore di discussioni in via Fatebenefratelli per arrivare a una conclusione, soltanto parzialmente soddisfacente. Infatti, c’è l’ok, “con riserva”, a un corteo da piazza Oberdan fino a piazza Risorgimento, ma in maniera incomprensibile è stato negato l’arrivo in piazzale Dateo. Incomprensibile, perché non cambia nulla dal punto di vista dell’ordine pubblica, ma in cambio impedisce al corteo di terminare nelle immediate vicinanze di via Goldoni, dove verrà depositata una corona in memoria di Gaetano Amoroso, deceduto nella notte tra il 29 e il 30 aprile 1976 in seguito a un’aggressione neofascista.
Certezze non ci sono mai e in questi giorni possono ancora succedere delle cose, ma in linea di massima lo scenario è questo. È dunque fondamentale impegnarsi per far riuscire il corteo del 29, perché c’è bisogno che gli antifascisti e le antifasciste milanesi facciano sentire direttamente la loro voce. E questo significa attivarsi con le proprie realtà e reti, ma anche attraversare il 25 aprile, dalla mattina, con la deposizione delle corone nei quartieri, passando per il corteo del pomeriggio e finendo con il concerto di Partigiani in Ogni Quartiere in piazza Cimitero Maggiore.
Abbiamo sottovalutato per troppo tempo alcune cose e ora ci ritroviamo con una mezza mobilitazione nazionale della galassia nera il 29 e con una nuova sede dei nazi di Lealtà e Azione a due passi dal Torchiera. Per non finire come in Ungheria o in Francia oppure avere nelle strade una Alba Dorata nostrana, ovviamente non basta qualche manifestazione ogni tanto. Anzi, l’antifascismo sta nella quotidianità, nelle lotte per il reddito, il lavoro e la casa, nella presenza costante sul territorio, nella costruzione di un’uscita dalla crisi da sinistra. E sarebbe bene se ci ricordassimo di questo anche dopo il 29 aprile. Ma ora e qui si tratta di ribadire un punto fermo, cioè che di parate nazifasciste a Milano non ne vogliamo più vedere.