First Line Press nel nuovo numero del suo magazine è ritornato a fare luce sul referendum ormai troppe volte tradito dell’acqua in Italia. La questione però non è solo nazionale, ma continentale, dato che tutta Europa si cela nell’ambiguità del bene comune e più in generale dei servizi pubblici locali.
In vista delle prossime elezioni europee (25 maggio), a parte le urla retoriche di moneta ed economia vacua, nessun partito ha ancora accennato al disinteresse delle autorità UE nei confronti dell’ICE (iniziativa europea per l’acqua) a cui hanno aderito quasi due milioni di cittadini europei. La proposta popolare fatta arrivare al Parlamento europeo non ha trovato un riscontro positivo: infatti nella Direttiva 2014/25/UE del Parlamento e del Consiglio 26-2-2014 si può chiaramente leggere, nonostante le previe rassicurazioni, una distanza tra le intenzioni popolari e le ricezioni politiche. In particolare il punto 7 della direttiva mette in chiaro i motivi per cui i servizi idrici sono stati esclusi dalla direttiva sugli appalti: ”esclusi grazie alla pressione pubblica, ma la commissione non si è impegnata ad escludere questi servizi dagli appalti commerciali”.
La Commissione Europea ha in qualche modo messo in stand by l’ICE, ma soprattutto il diritto dei cittadini europei ad entrare in decisioni che riguardano l’Europa di tutti i giorni e non quella manageriale.
La proposta dell’ICE era in funzione di un riconoscimento istituzionale, da parte di tutti gli Stati membri, dell’acqua e dei servizi igienici come diritto garantito e l’esclusione delle risorse idriche da regole di mercato interno.
A parte un primo riscontro positivo della Commissione, questi due punti sono stati poi sostanzialmente messi da parte. Basti pensare alle recenti richieste di privatizzazione dell’acqua in Grecia e Portogallo per “risolvere la crisi”.
In Italia le uscite pubbliche di chi detiene le redini decisionali di beni comuni ed economia (quella vera, di bisogni e diritti, non quella della retorica monetaria), non fanno dormire sonni tranquilli ai ventisette milioni di italiani che si sono espressi per l’assoluta tutela dell’acqua come bene pubblico, escluso da ogni logica di profitto.
Franco Bassanini, presidente di Cassa Depositi e Prestiti, ha confermato di esser disponibile ad elaborare una strategia affinché si possano consolidare le utility (società per azioni che detengono servizi pubblici locali) nelle varie realtà presenti in penisola.
Ancor di più vi consigliamo dunque la lettura del nostro “Idropoli – Gestione dell’acqua in Italia: pubblico in cerca d’identità” , senza dimenticare poi la storia in fumetto ed il reportage dal campo nel nuovo numero di FLP Magazine-Muri, con il racconto di Quarto, Comune che è emblematico del tradimento del referendum in Italia.