Alla realizzazione della Mappa ha collaborato attivamente il CDCA – Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali, istituto indipendente italiano che lavora dal 2007 alla mappatura dei conflitti ambientali nel mondo e che è tra i partner del progetto Ejolt. Per il CDCA è stata presente alla presentazione della Mappa Lucie Greyl, coordinatrice scientifica e responsabile della progettazione europea del Centro.
Questo strumento consente agli utenti di filtrare attraverso un centinaio di coordinate e criteri di ricerca e di affinare la navigazione attraverso ricerche mirate per materie prime, aziende, paesi e tipi di conflitto. Con un click, ad esempio, potete visualizzare una mappa globale dei conflitti sul nucleare, sui rifiuti, sull’acqua o dei luoghi ove le comunità hanno un problema con una particolare azienda chimica o mineraria.
Potete cliccare su un punto qualsiasi della mappa per conoscere gli attori coinvolti e la descrizione del conflitto con il suo sviluppo attuale e le fonti bibliografiche.
Le mappe create attraverso i filtri di ricerca possono essere condivise su pagine Web o social network.
Le mappe generabili attraverso l’Atlante possono inoltre essere focalizzate su tematiche come il fracking, i conflitti sulle mega-infrastrutture, le azioni repressive contro attivisti ambientali e su molto altro ancora.
L’atlante è un prodotto del progetto EJOLT finanziato dalla Commissione Europea. Più di 100 personalità provenienti da 23 diverse Università e Organizzazioni per la Giustizia Ambientale di 18 paesi insieme a decine di collaboratori indipendenti provenienti da tutto il mondo hanno unito le loro forze per creare questa enorme e preziosa risorsa.
Il progetto è stato coordinato dal Professor Joan Martinez-Alier e il suo team di economisti ecologici dell’Università Autonoma di Barcellona (UAB-ICTA). ”L’Atlante illustra come i conflitti ambientali stiano dilagando nel mondo, dovuti al progressivo aumento di richiesta di materie prime da parte dalla classe dominante e dal ceto medio della popolazione globale” dice Martinez-Alier. ”Le più afflitte sono le comunità povere, emarginate e indigene che non hanno un potere politico tale da garantire Giustizia Ambientale e accesso alle cure sanitarie”.
Più di 2.000 imprese e istituzioni finanziarie sono coinvolte in questi processi di spoliazione, inclusi molti attori statali e aziendali dei paesi sviluppati, con crescente partecipazione da parte delle economie emergenti.
La mappa ha il merito di evidenziare inoltre alcune tendenze allarmanti, tra cui la continua impunità delle aziende per i crimini ambientali e il fatto che l’80% dei casi comporta la perdita di essenziali mezzi di sussistenza.
Utile ed ispirante è inoltre che tra le storie di devastazione ambientale, repressione politica e persecuzione degli attivisti la mappa segnala diversi casi di vittorie per la Giustizia Ambientale. Molti casi giudiziari sono infatti stati vinti, numerosi i progetti cancellati che hanno portato ad una sostanziale difesa e riappropriazione di beni comuni. Il 17% dei casi presenti sulla mappa possono essere considerate vittorie per la Giustizia Ambientale.
L’Atlante renderà più semplice la ricerca di informazioni, il collegamento con altri gruppi di lavoro su temi correlati e aumentando la visibilità dei conflitti ambientali ne renderà possibile l’utilizzo per l’insegnamento e il lavoro di advocacy.
Al momento la mappa può assomigliare alle antiche cartografie del mondo, che ne tracciavano una buona copertura tralasciando alcune macchie vuote. L’obiettivo attuale è quello aprire il dialogo e collaborare con altre organizzazioni della società civile e ricercatori con competenze specifiche, invitandoli a contribuire all’espansione del database.
Una caratteristica peculiare del progetto e dell’Atlante è che i movimenti nati dal basso per la Giustizia Ambientale rappresentano la chiave per raggiungere forme di produzione e consumo più eque, giuste e sostenibili. Secondo il coordinatore Leah Temper ”solo quando le comunità si mobiliteranno per dire che non vogliono più essere vittime della contaminazione, i governi e le aziende inizieranno a cambiare comportamento.”
L’Atlante sulla Giustizia Ambientale è stato lanciato ufficialmente oggi 19 marzo a Bruxelles. L’ iniziativa è co-organizzata dall’Ufficio Ambientale Europeo e dall’Ufficio del Programma Ambiente delle Nazioni Unite.
Contatti:
Lucie Greyl
+39 345 1017232
Maggiori informazioni: