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In un rapporto diffuso oggi, Amnesty International ha denunciato l’aumento della violenza nel nord-est della Nigeria, dove nei primi tre mesi del 2014 sono state uccise almeno 1500 persone, oltre la meta’ delle quali civili, a causa dell’aumento degli attacchi del gruppo armato islamista Boko Haram e delle rappresaglie incontrollate delle forze di sicurezza del paese.

“Siamo di fronte a un conflitto armato non internazionale in cui tutte le parti stanno violando il diritto internazionale umanitario. Sollecitiamo la comunita’ internazionale ad assicurare indagini rapide e indipendenti su quelle azioni che potrebbero costituire crimini di guerra e crimini contro l’umanita’” – ha dichiarato Netsanet Belay, direttore per la ricerca e l’advocacy sull’Africa di Amnesty International.

“Oltre 1500 morti in tre mesi indicano un allarmante peggioramento della situazione. La comunità internazionale non può continuare a girare lo sguardo di fronte alle esecuzioni extragiudiziali, agli attacchi contro i civili e agli altri crimini di diritto internazionale che vengono commessi su scala massiccia. La popolazione civile sta pagando un prezzo pesante a seguito dell’intensificarsi di questo ciclo di violenze e rappresaglie” – ha aggiunto Belay.

Oltre la meta’ delle uccisioni sono state commesse da Boko Haram, che ha deliberatamente preso di mira alunni delle scuole del nord-est della Nigeria.

Amnesty International ha documentato le uccisioni compiute da Boko Haram e dalle forze di sicurezza nigeriane da gennaio a marzo, sottolineando la data del 14 marzo, giorno in cui le forze di sicurezza hanno scatenato una brutale repressione contro ex detenuti.

Quel giorno, Boko Haram ha attaccato la base militare di Giwa, nella città di Maiduguri, nello stato di Borno, liberando diverse centinaia di detenuti. Dopo che l’esercito ha ripreso il controllo della situazione, intorno alla città sono stati trovati oltre 600 corpi, per lo più di detenuti nuovamente catturati e privi di armi.

Sulla base di interviste con abitanti, avvocati, attivisti per i diritti umani e personale medico degli ospedali della zona nonche’ di immagini satellitari, Amnesty International ha potuto in parte ricostruire gli eventi del 14 marzo e localizzare tre possibili fosse comuni.

La dimensione delle atrocità compiute da Boko Haram è veramente scioccante e ha contribuito a creare un clima di paura e d’insicurezza. Ma questo non può giustificare la brutalità della risposta che va chiaramente attribuita alla forze di sicurezza” – ha commentato Belay.

Tra le testimonianze raccolte da Amnesty International, alcune hanno descritto cosa è accaduto quando i militari hanno trovato 56 degli evasi dalla base di Giwa:

“Erano in una scuola. Hanno cominciato a urlare ‘Non siamo di Boko Haram, siamo dei detenuti!’. Io e i miei vicini abbiamo visto i soldati portare gli uomini in un posto chiamato ‘la terra di nessuno’, dietro l’Università di Maiduguri. Hanno aperto il fuoco, li hanno uccisi tutti e 56 di fronte a noi.”

Altri testimoni oculari hanno raccontato come membri della “Task force civile congiunta” – gruppi di civili che collaborano con l’esercito nigeriano – hanno catturato altri ex detenuti nel quartiere di Jiddari Polo, sempre a Maiduguri e li hanno consegnati ai soldati. In questo caso, sono state uccise oltre 190 persone:

“Ho visto i soldati ordinare loro di sdraiarsi a terra. Poi si è aperta una discussione con la Task force. I soldati hanno fatto alcune telefonate e pochi minuti dopo hanno iniziato a sparare. Ho contato 198 corpi” – ha riferito un testimone.

Data l’apparente incapacità e assenza di volontà delle autorità nigeriane di indagare su questi crimini e punire i responsabili, Amnesty International ha chiesto alla Commissione africana e alle Nazioni Unite di assistere la Nigeria nelle indagini su azioni che potrebbero costituire crimini di guerra e crimini contro l’umanità a carico sia di Boko Haram che delle forze di sicurezza nel nord-est del paese.

“Le uccisioni sommarie di questi detenuti costituiscono esecuzioni extragiudiziali e sono crimini di diritto internazionale. Questi atti fanno seguito a tutta una serie di decessi in custodia di persone imprigionate in relazione a quanto sta accadendo nel nord-est della Nigeria. La comunità internazionale, e in particolare la Commissione africana sui diritti umani e dei popoli e il Consiglio Onu dei diritti umani devono assicurare con urgenza l’apertura di un’indagine esaustiva, imparziale e trasparente sulle denunce di crimini di guerra e crimini contro l’umanità in Nigeria” – ha commentato Belay.

Amnesty International ha inoltre chiesto all’Unione africana, alla Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale e al Consiglio per la pace e la sicurezza dell’Unione africana di occuparsi immediatamente del conflitto nella Nigeria nord-orientale e di fornire pieno e concreto sostegno per porre fine a questi atti di violenza contro i civili. A questi organismi, Amnesty International chiede infine di condannare i crimini di guerra e i crimini contro l’umanità commessi da entrambe le parti.

“Il mese prossimo, la Nigeria assumerà la presidenza del Consiglio per la pace e la sicurezza dell’Unione africana. L’Unione africana deve chiedersi fino a che punto i suoi stati membri stiano mantenendo l’impegno di promuovere i principi dell’Unione africana e il rispetto dello stato di diritto e dei diritti umani”.

Il rapporto Nigeria: More than 1,500 killed in armed conflict in North-Eastern Nigeria in early 2014 è disponibile in lingua inglese all’indirizzo: http://www.amnesty.it/crimini-guerra-e-contro-umanita-nord-est-Nigeria