Quando un movimento di base e di cittadini inizia a battersi contro un’opera ritenuta strategica di solito trova pochi alleati di un certo peso, ma quando poi porta a casa un risultato, allora cambia tutto e inizia il grande gioco della strumentalizzazione, da chi si precipita sul sempre affollato carro del vincitore fino a chi impugna la vicenda come un randello per abbattere l’avversario politico. È sempre stato così e non poteva essere diversamente anche nel caso della via d’acqua, con l’annesso rischio che alla fine il movimento e i cittadini si ritrovino defraudati della loro vittoria.
Ma andiamo con ordine, un po’ per rinfrescarci la memoria, un po’ per mettere ordine nella ridda di parole e dichiarazioni. Il 25 febbraio scorso i No Canal vincono una battaglia fondamentale: il Commissario Unico per Expo 2015, Giuseppe Sala, dichiara formalmente che il progetto cambia e che si ragionerà quindi su una “pura opera idraulica che non interessa i parchi della corona urbana Ovest di Milano”. Il giorno dopo tutti iniziano a saltare sul carro del vincitore e a dire che la via d’acqua era un progetto sbagliato eccetera eccetera, compreso chi fino al giorno prima diceva più o meno il contrario, come il Corriere della Sera. A rimanere con il cerino in mano era il Comune di Milano.
Ma appunto, era iniziato il grande gioco della strumentalizzazione, anche perché la vicenda rappresenta un’occasione ghiotta per troppi. Infatti, siamo di fronte a un fallimento per l’amministrazione Pisapia proprio sul terreno più delicato, cioè quello della partecipazione e del coinvolgimento diretto della cittadinanza nella costruzione delle decisioni. Anzi, in questo senso la vicenda rischia di fungere come catalizzatore di tutte le difficoltà accumulate dall’amministrazione arancione in questi tre anni di vita. E tutto questo a pochi mesi dalle elezioni europee e da quelle amministrative, che interesseranno ben 1043 comuni nella sola Lombardia, per non parlare del fatto che tra due anni si voterà anche a Milano.
Insomma, in questo contesto l’avvicinarsi del momento della verità, cioè della comunicazione della decisione definitiva e operativa sulla via d’acqua, inizialmente previsto per la fine di questa settimana (vedi comunicato del 14 marzo), ha ovviamente agitato le acque politiche. Così, sabato scorso Beppe Grillo, accompagnato dai suoi parlamentari e da un vero e proprio corteo di giornalisti, si è recato al sito di Expo, tentando en passant di autointestarsi la lotta no canal. Poi, ieri, Giuseppe Sala ha messo le mani avanti, affermando che ci sono due progetti in campo, quello originario e quello alternativo, che il tema è di “natura politica” e che, dunque, ad annunciare la decisione finale sarà una conferenza stampa alla presenza del Sindaco Pisapia e del Presidente Maroni.
Già, la Regione Lombardia, l’avevamo quasi dimenticata. Eppure, anche la Lega è in campagna elettorale, tant’è vero che nella sua versione Salvini aveva perfino strizzato l’occhio ai no canal. Ma del canale e dei parchi alla Lega non gliene frega niente e quindi ora, nella versione Maroni, dice l’esatto contrario. Secondo un virgolettato del Corriere della Sera, pubblicato oggi dall’edizione cartacea (vedi articolo Strappo anche su Expo. E Sala: c’è un caso politico), Roberto Maroni avrebbe infatti espresso il seguente concetto: “Se il Comune di Milano non è in grado di reggere la pressione di un manipolo di facinorosi, è un problema suo. Io non cedo alla violenza. Se il progetto è fattibile e buono, non vedo perché dovremmo rinunciarci.”
“Manipolo di facinorosi”? “Violenza”? Certo, un bel salto mortale della linea della Lega, ma appunto, è la campagna elettorale, bellezza. E quindi rieccoci a quella grottesca tesi già introdotta a suo tempo da Sala e che non promette nulla di buono.
E ora cosa succederà? Chissà, forse l’annunciata conferenza stampa sulla via d’acqua slitterà, forse i parchi torneranno nel mirino dell’opera o forse no. Comunque sia, per ora i comitati dei cittadini stanno reggendo la pressione, come dimostra il loro comunicato unitario del 17 marzo. La lotta è impari, ovviamente, un po’ come Davide contro Golia, ma d’altronde è stato così fin dall’inizio. E ora è importante non farsi scippare la vittoria e non farsi dividere.
E il Comune e il Sindaco? Ebbene, mi pare che il gioco preveda che debba rimanere con il cerino in mano anche al secondo round. Da parte mia, mi auguro invece che questa volta prevalga la lungimiranza e che non si ripetano gli errori del recente passato. Il posto del Comune è a fianco dei suoi cittadini e, in fondo, se oggi si discute di un piano B è anche perché il Sindaco si è rifiutato di comportarsi come i suoi predecessori del Pdl e della Lega, che di fronte a ogni problema invocavano il manganello. Certo, questa diversità da sola non può bastare, non cancella i tanti errori e le troppe sottovalutazioni, ma potrebbe essere un punto da cui ripartire.