“Non c’è terapia nè vaccino. La priorità è isolare i casi sospetti”
Bruxelles/Ginevra, 27 marzo 2014. L’epidemia di Ebola confermata dal Ministro della Salute il 22 Marzo è la prima che si registra in Guinea. Le ultime statistiche ufficiali riportano 86 casi sospetti e 60 morti.
Questa epidemia di febbre emorragica da Ebola registrata nella Guinea meridionale ha spinto Medici Senza Frontiere (MSF) a lanciare un intervento di emergenza.
Ventiquattro persone di MSF tra medici, infermieri, logisti ed esperti di salute e igiene sono già nel paese, mentre altro staff di supporto rafforzerà il team nei prossimi giorni. La priorità delle équipe sul terreno è di identificare i pazienti con sintomi dell’Ebola e isolarli, oltre a fornire cure di prima qualità.
In collaborazione con il Ministero della Salute, MSF ha creato una struttura d’isolamento a Guéckédou e ne sta approntando un’altra a Macenta, nella regione Forestière nel sud della Guinea. Equipe mobili stanno anche analizzando la situazione a Kissidougou e Nzérékoré e stanno monitorando molto attentamente i paesi confinanti, in particolare la Sierra Leone e la Liberia, dove casi sospetti sono stati registrati. Le unità di isolamento sono essenziali per prevenire la diffusione della malattia, che è altamente contagiosa.
MSF sta attualmente inviando 33 tonnellate di materiale in Guinea su due aerei cargo in partenza da Belgio e Francia, contenenti medicine, equipaggiamento medico e materiale necessario per l’isolamento dei pazienti e per adottare le misure sanitarie e proteggere le nostre equipe.
La febbre emorragica da Ebola è una rara ma seria malattia che si diffonde rapidamente attraverso il contatto diretto con persone e animali infetti E con loro secrezioni (sangue, urine, latte materno), spesso è mortale. L’ultima epidemia di Ebola ha ucciso decine di persone nell’estate del 2012 in Uganda e Repubblica Democratica del Congo. Da quando è stato scoperto nel 1976, sono stati registrati circa 2.200 casi. Di questi, 1.500 sono stati fatali. Tuttavia, casi sporadici e perfino epidemie si sono sicuramente verificati senza essere stati notati, perché scoppiate in zone remote dove manca l’accesso alle cure mediche.
Intervista alla dottoressa Esther Sterk, MSF
La dottoressa Esther Sterk, specializzata in medicina tropicale per Medici Senza Frontiere (MSF), ha lavorato in diversi progetti, incluse le epidemie di Ebola in Uganda e Repubblica Democratica del Congo, la più recente nell’estate del 2012.
Quali sono le caratteristiche principali dell’Ebola?
Le epidemie sono limitate ma ogni volta generano panico perché l’Ebola è fatale nel 85-90% dei casi. Dopo un periodo d’incubazione che va dai due ai 21 giorni, il virus causa una febbre violenta, mal di testa, dolori muscolari, congiuntivite e fiacchezza generale. In un secondo momento il paziente registra vomito, diarrea e talvolta rash cutaneo. Il virus si diffonde nel sangue e paralizza il sistema immunitario. È particolarmente aggressivo perché il corpo non riconosce questi virus immediatamente e quando l’organismo risponde, è ormai troppo tardi. In quel momento, i virus hanno già creato problemi di coagulazioni che impediscono l’accesso del sangue a organi vitali, e causano emorragie gravissime. Familiari e operatori sanitari che curano i pazienti sono a elevato rischio di contrarre l’infezione. L’alta mortalità e le emorragie creano talmente tanta paura che gli operatori sanitari spesso fuggono, abbandonando i pazienti. I funerali tradizionali in cui i familiari lavano il corpo del deceduto sono anch’essi una fonte significativa di trasmissione nelle comunità africane.
Quali sono le prospettive nella lotta all’Ebola?
La ricerca su questa malattia è molto limitata e difficile, al momento è in corso una ricerca sulle origini del virus e sui pipistrelli, molto probabilmente serbatoio naturale del virus. Negli ultimi anni, MSF è stata molto attiva in quasi tutte le epidemie di Ebola. Abbiamo accumulato una lunga esperienza nel trattare i casi ma stiamo anche tentando di migliorare la nostra risposta a queste epidemie. La chiave di successo risiede nella risposta immediata all’indomani dell’identificazione e conferma del primo caso, la sfida è invece rappresentata dal fatto che l’’Ebola si sviluppa in aree isolate e a volte intercorre un tempo relativamente lungo prima che la malattia venga identificata e le autorità siano allertate. Inoltre, i primi sintomi sono simili a quelli della malaria. Al momento stiamo fornendo la formazione necessaria agli operatori sanitari, proprio perché reagiscano con estrema prontezza.
In che modo MSF risponde alle epidemie di Ebola, visto che non c’è alcuna terapia disponibile?
Non esiste alcun trattamento per questa malattia, possiamo soltanto ridurre l’alto tasso di mortalità trattando i sintomi. Possiamo pertanto somministrare flebo ai pazienti disidratati a causa della diarrea e assicurarci che non abbiano altre malattie, come malaria o infezioni batteriche quali il tifo. Le vitamine e gli anti-dolorifici sono utili ma quando una persona perde conoscenza e sanguina copiosamente, allora non c’è più speranza. A quel punto, cerchiamo di alleviare la sofferenza del paziente e rimanere con lui fino alla fine. Appena il primo caso è confermato da un un test di laboratorio le persone vicine al malato devono indossare una tuta protettiva, guanti, mascherina e occhiali e utilizzare la massima cautela quando somministrano la terapia. Camere di decontaminazione sono di solito installate tra i pazienti in isolamento e l’ambiente esterno. Per limitare l’epidemia, è fondamentale identificare l’intera catena di trasmissione dunque tutti gli individui che sono entrati in contatto con pazienti e che potrebbero esser stati contaminati vengono monitorati e isolati al primo segnale d’infezione. Le comunità dove si è registrata l’epidemia devono anche essere informate sulla malattia e sulle precauzioni da usare per ridurre i rischi di contagio. Misure igieniche di base-come lavarsi le mani- possono ridurre significativamente il rischio di trasmissione.
MSF lavora in Guinea dal 2001, realizzando progetti di lotta all’HIV/Aids a Conakry e alla malaria a Gueckedou, oltre a interventi di risposta alle emergenze che negli ultimi anni hanno incluso epidemie di colera e meningite.
Fonte Comunicato Stampa Medici Senza Frontiere