Il presidente dell’Uganda Yoweri Museveni ha promulgato oggi una controversa legge che criminalizza l’omosessualità, prevedendo pene fino all’ergastolo per i casi più “gravi”. La firma è giunta dopo settimane di incertezza e parziali marce indietro, nonostante critiche espresse sia da governi amici e influenti come quello statunitense che da organismi religiosi.
La legge prevede fino a 14 anni di carcere per chi commetta “atti omosessuali” una prima volta. Per i responsabili di comportamenti “gravi” o reiterati è invece prevista la prigione a vita. Un’altra norma, particolarmente contestata, rende reato non denunciare persone omosessuali.
Il via libera alla legge rappresenta un cambiamento di rotta rispetto a quando, il mese scorso, Museveni l’aveva rinviata in parlamento sostenendo che esistono “modi migliori” per curare “questa devianza”. Molti avevano visto nella provvisoria marcia indietro il frutto delle pressioni della Gran Bretagna e soprattutto degli Stati Uniti, alleati e finanziatori chiave del governo di Kampala.
Poco prima della promulgazione, un portavoce di Museveni aveva detto che con questa decisione il presidente intende dimostrare “l’indipendenza dell’Uganda rispetto alle pressioni e alle provocazioni occidentali”.
A criticare la legge sono state anche organizzazioni cristiane, dal Consiglio mondiale delle Chiese alla locale Conferenza episcopale. I vescovi ugandesi hanno ribadito le posizioni della Chiesa cattolica in materia di omosessualità ma, allo stesso tempo, chiesto il rispetto della dignità di ogni persona.