Sabato 1° febbraio 2014 decine di migliaia di persone hanno partecipato a Madrid a una grande manifestazione contro la riforma della legge sull’aborto, promossa dal ministro spagnolo della Giustizia e della Sanità, Alberto Ruiz Gallardón.
“Il treno della libertà”, un’iniziativa nata nelle Asturie in difesa dei diritti delle donne, si è estesa a molte altre città spagnole ed è giunta sabato nel centro della capitale spagnola. La mobilitazione, a cui si sono uniti sindacati e partiti politici, esige il ritiro del progetto di legge “Protezione della vita del concepito e dei diritti della donna incinta”, elaborato dal Ministero della Giustizia.
I manifestanti, arrivati alla stazione madrilena di Atorcha, hanno deciso di consegnare al Congresso dei Deputati un documento in cui esprimono la loro opposizione al progetto di legge e appoggiano il mantenimento della normativa attuale. Esigono anche le dimissioni di Ruiz Gallardón, che il 20 dicembre scorso ha annunciato la controriforma. Da allora in poi in Spagna si sono svolte incessanti proteste.
Il progetto di legge, approvato dal Consiglio dei Ministri, impone determinate condizioni alla possibilità di abortire. L’aborto sarà legale solo in due casi: nelle prime 12 settimane di gestazione, se la donna è stata violentata, o nelle prime 22 se esiste un grave rischio per la sua salute.
Secondo i partiti di opposizione, il Partido Socialista Obrero Español (PSOE) e Izquierda Unida (IU), la legge allontanerà la Spagna dal resto d’Europa, facendola retrocedere di quasi trent’anni.
Traduzione dallo spagnolo di Anna Polo