Per la prima volta, un cittadino cinese ha portato in tribunale il governo con l’accusa di negligenza nel prevenire e ridurre l’inquinamento atmosferico. Lo hanno reso noto, questa settimana, il quotidiano cinese “Yanzhao Metropolis Daily” e l’agenzia internazionale Reuters.
Li Guixin, residente a Shijiazhuang – città di oltre 10 milioni di abitanti e capitale della provincia settentrionale cinese di Hebei – ha chiesto al Tribunale distrettuale di ordinare all’Ufficio Municipale di Protezione Ambientale “di compiere il proprio dovere e di eseguire il costante monitoraggio dell’inquinamento dell’aria, come previsto dalla normativa vigente”.
Li Guixin ha chiesto anche il risarcimento dei danni per essere stato costretto, lo scorso anno, ad acquistare grosse quantità di mascherine, un depuratore d’aria per la sua abitazione e un tapis roulant per evitare di fare esercizio fisico all’aperto. “La ragione per cui chiedo il risarcimento è per far capire a tutti i miei concittadini che le vere vittime di questa fitta nebbia tossica siamo noi”, ha dichiarato Li Guizin al quotidiano Yanzhao. “Oltre ai gravi pericoli per la salute, l’inquinamento atmosferico ci costa molto caro in termini economici e questi costi dovrebbero essere sostenuti dal governo e dal Ministero dell’ambiente, che sono i beneficiari delle tasse versate dalle aziende responsabili dell’inquinamento atmosferico”.
A questo punto, il Tribunale distrettuale di Hebei deve decidere se accettare l’istanza presentata da Li Guixin. Pare che non ci siano molte speranze in tal senso, ma è significativo il fatto che la popolazione cinese stia diventando sempre più consapevole dell’importanza di temi quali la tutela dell’ambiente e la salute pubblica. In modo particolare nella provincia di Hebei, dove i cittadini sono sempre più allarmati e arrabbiati con le autorità.
Hebei è una delle maggiori zone industriali della Cina e nella quale si trovano le megalopoli più inquinate di tutto il paese. L’Accademia Cinese delle Scienze ha identificato Hebei come una delle principali fonti della fitta nube di smog che ha avvolto Pechino nel 2013, tanto che governo cinese ha vietato l’apertura di nuove attività industriali nella regione e ha decretato la chiusura delle acciaierie e dei cementifici più vecchi, cioè quelli maggiormente inquinanti.