Greenpeace di nuovo in azione alla Settimana della Moda milanese per chiedere una moda libera da sostanze chimiche pericolose.
Questo pomeriggio gli attivisti di Greenpeace hanno dato il benvenuto agli ospiti della sfilata di Dolce&Gabbana aprendo uno striscione di 60 metri quadri sulla tettoia del teatro Metropole, che ospita l’evento, con il messaggio: “Toxic Lies. Courtesy of Dolce&Gabbana” (Bugie tossiche. Offerte da Dolce&Gabbana).
«Ci sembrava giusto far sapere al parterre del Metropole che lo show che sta per aprirsi è potenzialmente il prodotto finale di una filiera tossica, che inquina l’ambiente e mette in pericolo la salute di tutti noi. Le sostanze chimiche pericolose ritrovate sui prodotti a marchio D&G dimostrano che questo brand non ha nessun controllo sulla propria filiera e non può quindi garantire ai propri clienti di non essere complice dello scandalo tossico che avvelena l’Alta moda» dichiara Chiara Campione, responsabile del progetto The Fashion Duel di Greenpeace.
L’azione arriva pochi giorni dopo quella in Galleria Vittorio Emanuele, a Milano, rivolta al mondo dell’Alta moda, e in contemporanea con iniziative a Honk Kong, Berlino e Monaco, indirizzate sempre a Dolce&Gabbana.
Greenpeace International ha appena pubblicato, infatti, un nuovo rapporto che mostra come le stesse sostanze chimiche pericolose usate dai marchi di largo consumo siano impiegate anche da brand del lusso – come Versace, Louis Vuitton e Dolce&Gabbana – per produrre capi di Alta moda per bambini.
Queste sostanze, una volta rilasciate nei laghi e nei fiumi a seguito del processo produttivo o del lavaggio dei vestiti, hanno la proprietà di accumularsi nell’ambiente e sono stati ritrovate anche nelle regioni più remote del Pianeta. Alcune di esse possono interferire con il sistema ormonale di uomini e animali.
«Nonostante le ripetute richieste, iniziate più di un anno fa con la classifica The Fashion Duel, Dolce&Gabbana non ha mai risposto né a noi né alle migliaia di consumatori che chiedono più trasparenza sulla propria filiera e di conoscere cosa finisce esattamente nei loro prodotti. Crediamo che sia arrivato per Dolce&Gabbana il momento di parlare chiaro, e far vedere a tutti di che stoffa sono fatti loro e i vestiti che producono» conclude Campione.
Sono venti le aziende che hanno sottoscritto finora l’impegno Detox di Greenpeace, con l’obiettivo di assicurare la trasparenza della filiera, richiedendo ai propri fornitori di pubblicare i dati sugli scarichi delle sostanze chimiche pericolose e azzerare gli scarichi di sostanze chimiche pericolose entro il 2020.
Leggi la sintesi del rapporto “Piccola storia di una bugia fuori moda”: http://www.greenpeace.org/