l’Italia rischia di ricordarlo per la fine della democrazia.
Intervento in Consiglio Comunale di FirenzeDunque è arrivato il momento, quello che Renzi assicurava non sarebbe mai arrivato. Lasciato il “mestiere più bello del mondo”, fatto fuori un presidente del consiglio senza aprire una crisi e senza un voto in parlamento, arriva l’autoinvestitura a premier, senza alcun voto popolare, e che nessuno osa contrastare.
Un’azione lampo, che ha lasciato sul campo oltre al non rimpianto Letta, anche le spoglie di una democrazia che certo non stava bene, a forza di porcellum, conflitti di interesse mai affrontati, scandali vari, e un ceto politico così impresentabile. Ma che a questo punto sembra proprio defunta. Il sindaco più assenteista d’Italia, che ha sempre snobbato il consiglio comunale ritenuto più un fastidio che altro sulla luminosa strada del leader, ora sembra progettare lo stesso destino per il parlamento: ha aperto e chiuso una crisi/non crisi, fatto fuori Letta con un intervento nella direzione di un partito, operato la sua autoinvestitura sulla base di un paio di milioni di voti presi alle primarie, senza che i 47 milioni di elettori italiani siano stati in alcun modo interpellati. En passant ha anche resuscitato B., con conseguenze non prevedibili ma sinistre, solo per propria convenienza. Né si intravedono le motivazioni di questo brusco cambio della guardia: stessa maggioranza a larghe intese, stesso parlamento, stessi metodi da vecchia politica e silenzio su un programma che dovrà comunque tenere conto delle mediazioni e dei condizionamenti di alleati imbarazzanti, espliciti e impliciti.
Ora vuole affidare a un “reggente- successore” la guida della città “tanto amata”. E meno male che l’unica cosa che veniva sbandierata in ogni occasione erano le primarie, lavacro salvifico capace di giustificare tutto, anche il vuoto. Ma si tengono quando fanno comodo, altrimenti si passa il turno, via con le nomine e le investiture.