A otto mesi dalla sua adozione all’unanimità nel parlamento di Abuja, il presidente Goodluck Jonathan ha promulgato una legge controversa che criminalizza l’omosessualità e limita i diritti dei cittadini. Il testo prevede 14 anni di carcere per le persone dello stesso sesso unite in matrimonio e una pena di 10 anni per quelle che esternano pubblicamente la natura della loro relazione. Inoltre la legge vieta matrimoni e relazioni tra individui dello stesso sesso così come l’iscrizione a gruppi di difesa dei diritti degli omosessuali.
“La legge è stata approvata dal presidente poiché corrisponde alle convinzioni culturali e religiose dei nigeriani di cui il 90% è contrario ai matrimoni omosessuali” ha dichiarato Reuben Abati, un portavoce di Jonathan. Plauso è arrivato dal senatore dello Stato di Edo (sud), all’origine del provvedimento legislativo. “Il presidente della Nigeria, un cristiano, è una persona dalla grande moralità quindi sapevamo che avrebbe firmato il testo. La comunità internazionale non deve interferire in merito” ha detto Domingo Obende.
A poche ore dalla promulgazione, il segretario di Stato americano John Kerry ha espresso da Washington la sua “profonda preoccupazione” per una legge che “restringe in modo pericoloso la libertà di associazione, di raduno e di espressione di tutti i nigeriani”, sottolineando che il testo “contravviene agli impegni presi dal paese sul piano internazionale” oltre a “minare le riforme democratiche e le tutele dei diritti umani iscritte nella Costituzione del 1999”.
Lo scorso dicembre l’ong Amnesty International aveva avvertito che nel caso in cui la legge venisse approvata anche dal presidente Jonathan, “la società nigeriana sarebbe diventata una delle meno tolleranti al mondo”. In diversi paesi africani sono in vigore provvedimenti che vietano o reprimano l’omosessualità. L’ultimo sulla lista è l’Uganda dove il testo votato il mese scorso dal parlamento di Kampala criminalizza l’omosessualità e prevede pene fino all’ergastolo per i “criminali recidivi”. Ma per entrare in vigore, la normativa, rimasta ferma nell’emiciclo dal 2010 soprattutto in seguito alle minacce dell’alleato statunitense, attende la ratifica del presidente Yoweri Museveni. Attualmente il Sudafrica è l’unico paese del continente a riconoscere le unioni tra persone dello stesso sesso.