L’educazione interculturale ricerca una reciproca fecondazione nel concetto di personalità estesa, come interazione di punti nodali, reti e ponti relazionali di dialogo e progettualità di significati e contenuti, in cui la persona si riconosce e riflette se stessa nel rapporto con gli altri, che apportano un proprio contributo culturale,una personale specificità e diversità, in prospettive pluraliste e multidimensionali, nel creare cultura insieme al contesto di interazione, nella comunità educante, estesa sul territorio, a livello locale e globale, in progetti di cooperazione, in legami di interdipendenza, solidarietà e pace.
Educare significa scegliere sempre la persona, per agire a favore del più debole, dell’emarginato, dell’oppresso, per interagire in contesti di pluralismo culturale, in cui la natura del soggetto consiste nell’affermare la propria differenza e singolarità e appropriarsi di valori e ricchezze comuni all’umanità, perché l’alterità è un’altra identità e autenticità prodotta dall’umano, nell’interazione reciproca, nella relazione, nello scambio, nell’incontro che si fondano sull’autenticità, risalendo alle sorgenti vitali, alle radici, alle fonti dello spirituale, alla ricerca di un dialogo nell’equilibrio e nell’armonia, senza ammortizzare le conflittualità, senza addolcire le frizioni, senza frenare gli slanci, per non impedire il manifestarsi delle tensioni dialettiche, individuando così strategie flessibili di supporto tra i due poli di identità e alterità.
L’educazione interculturale è la condizione strutturale della società che presenta più culture, in un tessuto sociale multiforme, al fine di prevenire il formarsi di stereotipi e pregiudizi nei confronti di persone e appartenenze culturali diverse e superare ogni forma di visione etnocentrica, realizzando un’azione educativa che sostanzia i diritti umani attraverso la comprensione, la cooperazione, la solidarietà tra popoli nella comune aspirazione allo sviluppo e alla pace.
La scuola deve assumere il ruolo educativo di abolire gli schemi di adattamento a norme precostituite, partendo dalla valorizzazione delle diversità culturali, per favorire il dubbio critico, alimentando lo spirito di comunità e apertura nei confronti di chi è portatore di altre civiltà, nel pluralismo inteso come espressione di una specifica e originale identità, che si lascia arricchire e a sua volta arricchisce, dove la scuola, come sede istituzionale di educazione tra culture, si apra alla cooperazione e alla collaborazione con le altre realtà sociali e politiche, che rivedano l’impianto educativo, a partire dall’organizzazione del tempo didattico, dalla scelta delle discipline, dalla produzione di testi e soprattutto dalla politica della formazione degli insegnanti. Il futuro dell’educazione deve produrre contesti di pace, dialogo e cooperazione tra persone di diverse culture, nell’interazione e nel rapporto tra identità e alterità.
La diversità consiste nel riconoscere le persone e i diritti imprescindibili, vivendo le istanze dell’universalità del genere umano, superando le tendenze narcisistiche delle società, in tensioni dialettiche che sconvolgano le certezze abitudinarie e mettano in funzione le energie primarie della ricerca profonda di senso e significato, nei fermenti sociali e storici, inserendoli in nuovi piani di sviluppo, nella nuova consapevolezza della crescente interdipendenza tra popoli, genti e minoranze, coniugando nella solidarietà i valori della libertà, dell’uguaglianza, della pace.
L’educazione alla pace tra culture non consiste in un approccio compensativo al diverso, ma è un’apertura per tutti all’alterità, attraverso le risorse della scuola, per realizzare concretamente progetti di apertura, di dialogo e pace, finalizzati a costruire ponti di interazione, reti di relazione, processi di unità e cooperazione tra le diversità. L’istituzione scolastica ha il compito imprescindibile di educare all’interazione positiva con gli altri e per gli altri, in quanto espressione del proprio sé, dell’Io di tutti e di ciascuno, nella relazione di sostegno, dove si esercita l’aiuto, il confronto solidale, contro ogni discriminazione e razzismo, al fine di creare ambiti di relazione reciproca e di interscambio concettuale, culturale, di pensiero, per tradurre queste espressioni in materia di studio, di aggiornamento, in modalità didattiche di apprendimento, dove l’altro divenga fonte di solidarietà, tramite messaggi di pace, fratellanza, amicizia, per superare insieme, nel contesto educativo, nell’ambito del gruppo classe e del luogo di lavoro, le difficoltà del quotidiano, le paure, le ansie, le angosce della personale esistenza, nel concreto rapporto con l’attualità del presente, purtroppo, oramai intriso di messaggi vacui, effimeri, di notizie a ripetizione che lambiscono le menti, lasciandovi il vuoto, la vacuità dell’essere e dell’esistere. La società è in dovere di creare contesti relazionali e solidali tra culture, nell’accoglienza, per favorire ambienti che superino il conflitto di genere e tra generazioni e lo sappiano gestire in dinamiche interattive e pedagogiche volte a realizzare ambiti di pace, apertura, dialogo, nell’interazione tra persone che vivono, condividono e soffrono il proprio quotidiano, perché proprio in esso si compie e realizza quel complesso positivo di valori etici, sociali, morali e civili che conducano alla solidarietà reciproca, per la realizzazione concreta di cittadinanze multiculturali, cosmopolite e internazionali.