“Un inizio modesto ma pur sempre un inizio”: con queste parole, Lakhdar Brahimi, inviato di Onu e Lega Araba ha commentato la fine del primo round di colloqui tra il governo siriano e l’opposizione che riprenderanno a partire dal 10 febbraio a Ginevra.
Delusi quanti si aspettavano dalla cosiddetta Conferenza di ‘Ginevra II’ almeno un accordo per il cessate-il-fuoco o la creazione di corridoi umanitari, che consentissero di portare aiuti e medicinali alle popolazioni civili di diverse città e quartieri provate dai bombardamenti o da lunghi assedi.
“Le due parti hanno dialogato attraverso di me” ha detto Brahimi, ammettendo che “si è trattato di un inizio molto difficile” e che le posizioni “sono tuttora molto distanti”.
Ieri, prima di iniziare gli incontri, la delegazione del governo e quella di opposizione hanno osservato un minuto di silenzio in onore dei “martiri” del conflitto che, in quasi tre anni, ha causato circa 130.000 vittime. Tra i nodi inconciliabili, secondo fonti vicine ai due schieramenti, il futuro del presidente Bashar al Assad e la creazione di un governo di transizione, come pure la consegna delle armi in mano ai gruppi ribelli.
Domenica scorsa, l’annuncio di una possibile intesa tra le due parti per l’evacuazione di donne e bambini da Homs, sotto assedio da più di un anno e mezzo, aveva alimentato le speranze per un primo concreto passo avanti. Ma la squadra dell’Onu pronta a entrare in città, di fatto non ha mai ricevuto l’autorizzazione.