Conclusosi il 2013 con la visita, tra migliaia di cittadini, di un politico di peso come Yoshitaka Shindo, ministro dell’Interno e delle Comunicazioni, al contestato sacrario shintoista di Yasukuni, dove sono ricordati i caduti delle guerre combattute dal Giappone in tempi moderni ma anche criminali di guerra riconosciuti colpevoli dal Tribunale di Tokyo, il 2014 è iniziato con l’intenzione espressa dal premier Abe di arrivare entro il 2020 alla modifica della Costituzione pacifista del paese.
Ancora una volta oggetto dell’attenzione del primo ministro, alla guida di una coalizione di destra guidata dal Partito Liberal-democratico, sono quelle parti (a partire dal capitolo 9), che limitano il ruolo delle Forze di autodifesa, al momento impossibilitate ad agire al di fuori del territorio nazionale, sottoposte a severi vincoli quanto a utilizzo, dimensioni e capacità offensive. L’intenzione è stata espressa di Shinzo Abe in un suo commento in occasione del nuovo anno pubblicato ieri sul quotidiano conservatore Sankei Shimbun e le modifiche sono previste entro la data d’avvio dei giochi olimpici ospitati ada Tokyo nell’Estate 2020.
“Per allora, penso che il Giappone avrà del tutto recuperato il suo ruolo e starà fornendo un grande contributo alla pace e alla stabilità della regione e del mondo”, ha scritto Abe, che solo una settimana fa aveva provocato nuovamente le ire cinesi e sudcoreane visitando a sua volta il sacrario di Yasukuni, nel cuore della capitale. Una mossa giunta dopo sette anni dall’ultimo omaggio di un capo del governo giapponese ai caduti in guerra che per molti rappresenta non un atto di pietà e di omaggio alla tradizione, come segnalato dal premier, ma una dimostrazione del crescente nazionalismo e militarismo nipponico. Un elemento, questo, sottolineato in particolare dal vicino-rivale cinese con cui Tokyo ha un contenzioso territoriale aperto nell’arcipelago delle Senkaku/Diaoyu, rivedicato da entrambi i paesi.