“L’edificio della democrazia si è gravemente deteriorato con l’incrinarsi dei pilastri sui quali poggiava: l’indipendenza dei poteri, la rappresentatività e il rispetto delle minoranze.”¹
Dopo 8 anni dalla sua promulgazione la Corte Costituzionale manda in soffitta il cosiddetto Porcellum e l’establishment italiano coglie l’occasione per blindare le posizioni acquisite.
Il tormentone che accompagna l’inverno di Montecitorio, tra accordi elettorali dallo stile all inclusive in cui il cervello deve restare rigorosamente a casa e diatribe sulle preferenze, è quello che un sistema elettorale che si rispetti debba obbligatoriamente partorire un governo. Sono decenni che ci dicono che questa è l’anomalia italiana, cioè il fatto che abbiamo sempre avuto sistemi elettorali che non producono governi certi, chiari, stabili e soprattutto imperituri. Siamo un popolo così: inaffidabile e incapace di dividerci in due rassicuranti schieramenti.
Ma da quando le elezioni politiche devono garantire un governo invece di garantire la rappresentatività?
La Costituzione parla solo di elezione della Camera dei Deputati e del Senato.
Questa storia per la quale un minuto dopo i risultati ufficiali delle elezioni si deve sapere con certezza chi formerà il governo è solo un avanzamento verso un più palese premierato e un subdolo presidenzialismo che non è affatto contemplato nello spirito della Costituzione. Si farcisce tutta l’operazione con l’idea che saranno direttamente i cittadini a decidere quale sarà il governo nascondendo però il successivo arretramento della sovranità popolare. Un meschino gioco manipolatorio in cui alla fine il potere si concentra sempre di più nel Grande Capitale, unico a veder aumentare le sue possibilità di controllo e di ricatto.
E’ divertente quanto agghiacciante sentire che i grandi partiti sono i virtuosi e il problema dell’Italia sono i piccoli partiti. Questi piccoli partiti che considerati come parassiti o devianze occorre tenerli lontani innalzando muri di sbarramento e premi di maggioranza.
Chiaramente la logica del capro espiatorio è sempre prolifica di affermazioni irrazionali.
Il bipolarismo che vorrebbero, spingerebbe molti piccoli partiti a diventare correnti in seno alle maggioranze e per evitare che si trasformino in gruppi parlamentari dopo le elezioni, dovranno fortemente rivedere la questione dell’art. 67 della Costituzione Italiana sul vincolo di mandato. Questo non certo in direzione di una maggiore responsabilità politica dell’eletto sull’elettorato, bensì del potere legislativo sull’esecutivo.
Di fatto sarebbe la fine della separazione dei poteri e se a questo aggiungiamo anche la riduzione dei parlamentari e il superamento del bicameralismo ci resterà solo un parlamento consultivo definitivamente svuotato di senso. A quel punto basterà un analista economico che ci mostrerà gli alti costi a fronte dei benefici per spazzare questa istituzione democratica ormai così desueta.
¹ Tratto da: Il Documento Umanista – Opere Complete – Silo – Ed. Multimage