Pubblichiamo un resoconto integrale del Comitato promotore del Convegno di Chianciano “Oltre l’Euro” che ci è stato mandato dagli amici del Partito Umanista.
Cogliamo anzi questa occasione per ringraziare tutti quelli che hanno partecipato, le forze che hanno aderito e tutti coloro che hanno contribuito con il loro lavoro al successo del convegno.
A tutti i partecipanti alla due giorni di Chianciano noi abbiamo consegnato un documento (che alleghiamo più sotto, Ndr) dal titolo “Uscire dall’euro, riconquistare la sovranità. Uscire dalla crisi, per un’alternativa di società”.
Questo documento era preceduto da una premessa:
«Il futuro deciderà se il Convegno “Oltre l’euro” sarà stato un successo. Lo sarà se dopo la fase della discussione analitica stimolerà quella della proposta e dell’azione politica. A questo scopo, noi promotori del Convegno, sottoponiamo a tutte le forze politiche e sociali presenti a Chianciano, il Documento sottostante, affinché valutino la possibilità di sottoscriverlo congiuntamente. Se, come ci auguriamo, questo accadrà, si dovrebbe dare vita ad un coordinamento stabile della sinistra sovranista. Non c’è molto tempo. Il processo di disgregazione dell’eurozona è nelle cose. Se esso sarà pilotato dalle forze oggi dominanti, dunque in base a principi neoliberisti, saranno dolori per il popolo lavoratore. C’è tuttavia un rischio ulteriore, quello che questa disgregazione conduca al sopravvento forze nazionaliste reazionarie, le quali, in nome della sovranità, tenteranno di fondare un regime autoritario, se non proprio di dittatura dispiegata del capitale. Il Documento è una bozza. Siamo disponibili a discuterlo con chi ne condivide lo spirito e il senso politico».
Il documento in questione, dopo un’analisi e una denuncia della drammatica situazione in cui si trova il nostro Paese, si concludeva così:
«Alle altre forze che condividono questa analisi e che vogliono ripristinare la sovranità popolare rivolgiamo un appello all’unità d’azione. Invitiamo tutte le forze democratiche e costituzionali a mettere da parte le diversità in questo momento di emergenza. Formiamo un Comitato di liberazione nazionale. La Costituzione italiana sia la cornice dell’unità, la sovranità politica e monetaria i suoi obiettivi».
A Convegno concluso si è svolto un incontro tra i promotori e coloro i quali hanno dichiarato di condividere spirito e finalità del Documento in questione. I tempi ristretti non ci hanno consentito di approfondire tutti gli aspetti e le implicazioni della nostra proposta politica, per questo, di comune accordo, abbiamo deciso di riconvocarci a Firenze per domenica 2 febbraio.
Confermando la riunione del 2 febbraio vogliamo precisare qual è il suo scopo essenziale: tentare di dare vita ad un organismo politico unitario che raggruppi chi non si limita a lottare per l’abbandono dell’euro e dell’Unione e per riconsegnare al nostro Paese e al suo popolo piena sovranità, ma ritiene che occorra andare oltre, fino allo sganciamento dal capitalismo-casinò. Un polo che offra una casa nuova per chi vuole una nuova economia che non abbia come obiettivo quello dei profitti e privilegi della nuova classe capitalista, ma quello del bene comune.
L’area politica che contesta il traballante e criminogeno sistema eurista è destinata ad allargarsi e, alla fine, a diventare egemone nel Paese. Se non costruiamo dentro quest’area vasta un combattivo polo socialista e rivoluzionario sarà inevitabile che forze a vario titolo reazionarie, liberiste o addirittura neofasciste prendano il sopravvento.
È un’illusione ritenere che l’euro possa essere “democratizzato”, ma anche sperare che esso crolli da solo. Le euro-oligarchie europee e i loro fantocci locali, a nome e per conto dei potenti conglomerati economico-finanziari che rappresentano, difenderanno ostinatamente il mostro che hanno partorito, anche a costo (la Grecia insegna) di portare gran parte del popolo alla fame.
Andiamo incontro a grandi mutamenti, che saranno segnati dal ritorno sulla scena di grandi masse. Se non riusciremo per tempo a dare una forma politica democratica alla sollevazione sociale per mezzo di quello che abbiamo chiamato CLN, una doppia sciagura incombe sui destini del nostro Paese: che essa venga schiacciata dalle forze oggi dominanti, o che diventi il carburante per un’uscita a destra ed autoritaria dalla gabbia eurista.
Vorremmo che la riunione di Firenze del 2 febbraio segni una svolta, che getti le fondamenta della casa nuova di tutti coloro che non separano la battaglia per la sovranità nazionale da quella per un futuro socialista.
La riunione è quindi aperta a tutti coloro che condividendo i nostri intenti, vogliono farla finita con le divisioni e la lotta tra le singole individualità, e sono pronti a rimboccarsi le maniche per un’azione politica comune e condivisa».
Il Comitato Promotore del Convegno OLTRE L’EURO
(Lella Bigatti, Shirin Chehayed, Valerio Colombo, Daniela Di Marco, Claudio Martini, Leonardo Mazzei, Rodolfo Monacelli, Moreno Pasquinelli, Loredana Signorile)
* Come si arriva alla sede della riunione:
– In via Giampaolo Orsini si giunge facilmente in macchina, dopo essere usciti al casello di Firenze sud.
– Chi arriva in treno alla stazione di Santa Maria Novella deve prendere il bus 23 in direzione Piazza Ferrucci.
* Il documento consegnato dai Promotori al partecipanti del Convegno “OLTRE L’EURO
«Uscire dall’euro, riconquistare la sovranità
Uscire dalla crisi, per un’alternativa di società»
Il futuro deciderà se il Convegno “Oltre l’euro” sarà stato un successo. Lo sarà se dopo la fase della discussione analitica stimolerà quella della proposta e dell’azione politica.
A questo scopo, noi promotori del Convegno, sottoponiamo a tutte le forze politiche e sociali presenti a Chianciano, il Documento sottostante, affinché valutino la possibilità di sottoscriverlo congiuntamente.
Se, come ci auguriamo, questo accadrà, si dovrebbe dare vita ad un coordinamento stabile della sinistra sovranista.
Non c’è molto tempo. Il processo di disgregazione dell’eurozona è nelle cose.
Se esso sarà pilotato dalle forze oggi dominanti, dunque in base a principi neoliberisti, saranno dolori per il popolo lavoratore.
C’è tuttavia un rischio ulteriore, quello che questa disgregazione conduca al sopravvento forze nazionaliste reazionarie, le quali, in nome della sovranità, tenteranno di fondare un regime autoritario, se non proprio di dittatura dispiegata del capitale.
Il Documento è una bozza. Siamo disponbili a discuterlo chi ne condivide lo spirito e il senso politico.
Il nostro Paese sta subendo una catastrofe senza precedenti. Tutti i principali indicatori economici confermano che il motore del capitalismo italiano si è da tempo inceppato, che sta imboccando la via del declino. L’impatto sul tessuto sociale non è meno devastante di quelli prodotti dalle due guerre del secolo scorso.
I circoli dirigenti delle classi dominanti hanno enormi responsabilità per lo stato in cui versa il nostro Paese.
Nel clima di euforia imperialistica succeduto al crollo del Muro di Berlino e dell’Unione sovietica essi sostennero fanaticamente la corsa verso l’Unione Europea e la moneta unica, nella convinzione che sottoponendosi al “vincolo esterno”, ovvero alle regole monetariste di marca tedesca, il Paese sarebbe guarito dalle sue patologie, diventando “normale”. Erano gli anni della nascita per via giudiziaria della “Seconda Repubblica”, dell’idea liberista di “meno Stato più mercato”, delle privatizzazioni, della trasformazione affaristica del sistema bancario, dell’attacco sistematico al lavoro salariato, della svendita del debito pubblico alla finanza predatoria globale.
Malgrado lo shock del 1992 (quando la Lira dovette uscire dallo Sme) i circoli dominanti ripresero senza esitazioni la marcia verso la definitiva cessione della sovranità politica alla Commissione europea di Bruxelles e di quella monetaria a Francoforte. Il risultato è noto: da allora il Paese ha conosciuto una prolungata stagnazione economica.
Col collasso finanziario del 2008 l’Euro(pa) è da allora l’epicentro della crisi economica globale. I cataclismi a catena dell’Irlanda, della Grecia, della Spagna e del Portogallo, mostrarono l’assurdità dell’idea di una moneta senza Stato e che le crepe dell’unione monetaria erano insanabili. Invece di fare finalmente marcia indietro, di prendere atto del fallimento conclamato dell’euro e del dogma del “vincolo esterno”, le nostre classi dominanti hanno perseverato nell’errore, trasformandolo nel crimine di crudeli politiche di austerità. Invece di invertire la rotta essi hanno accettato di commissariare l’Italia, di farne l’agnello sacrificale per tenere in vita l’euro —di qui l’adesione al Mes, al Fiscal compact, fino all’iscrizione del pareggio di bilancio in Costituzione. L’economia italiana, già malata, è stata così colpita a morte e il tessuto sociale disintegrato.
Ora, la lobby politico economica al potere, utilizzando una casta di politici privi di qualsivoglia autonomia, gratificati con dei privilegi, annuncia ipocritamente che forse occorrerebbe “un cambio di passo”, che “bisognerebbe lasciarsi alle spalle la fase dell’austerità”, che si dovrebbero ricontrattare i Trattati, supplicando la Merkel ad adottare politiche espansive. Vorrebbero chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati.
Ipotesi velleitaria. Mentre l’Italia s’impoveriva e cedeva la sua sovranità nazionale, la Germania, attraverso la sua politica mercantilista, consolidava la propria, diventando il Moloch la cui potenza dipende dal sacrificio delle altre nazioni. L’Unione è così diventata una pertinenza tedesca, la moneta unica sua arma, la pervasiva tecnocrazia europea sua sentinella, la Bce il suo scudo. È illusorio pensare che il capitalismo tedesco sia disposto a rinunciare al riconquistato predominio continentale ottenuto sulle macerie della “solidarietà europea”. Né sembra che la finanza predatoria e le altre potenze geopolitiche globali vogliano sfidare questo assetto europeo, almeno fino a quando la centralità tedesca non metterà in discussione la supremazia strategica degli Stati Uniti, sotto il cui ombrello è avvenuto l’intero processo eurista.
Pur senza aver aggredito nessuno, attraverso il ricatto del debito, l’Italia è come se avesse perso una guerra, obbligata a pagare salatissime “riparazioni” e sottoposta a dure sanzioni economiche (in questo consistono gli ultimi Trattati europei). Il paradosso è che chi ci punta la pistola alla tempia lo farebbe per il nostro bene spacciandosi addirittura come “amico” e “alleato”. Siamo diventati di fatto un protettorato amministrato da una classe compradora garante alla rapina esterna, che su questa rapina lucra e s’ingrassa, e che pur di “onorare” il rimborso del debito è disposta a dissanguare il popolo.
Il movimento di protesta esploso il 9 dicembre ha avuto certo molti limiti, ma ha dimostrato che vasti settori sociali hanno compreso che il nemico non ce l’hanno solo fuori, ma anche dentro casa, che si esce da questa gabbia solo spezzando le sue sbarre, che si esce dal marasma con una grande svolta, politica, economica e sociale. Siamo solo agli inizi di un ciclo di lotte e rivolte sociali che la sinistra sovranista deve incontrare affinché sfoci in una rivoluzione democratica che cacci dal potere i proconsoli telecomandati che governano, una sollevazione generale che sfoci nella liberazione del nostro Paese e che ristabilisca la piena sovranità popolare.
Per noi sono importanti sia il recupero della sovranità sia un processo di trasformazione profondo del modello sociale; per questo siamo più convinti che mai che la costruzione di un modello politico, sociale e umano di tipo socialista che sia adatto al XXI secolo sia l’alternativa a un capitalismo che costringe l’umanità a passare da una catastrofe all’altra. Parliamo di un sistema che utilizzi razionalmente le fonti da cui si produce la ricchezza: le risorse naturali e il lavoro, non per il profitto di una esigua minoranza ma per il bene della comunità. La riconquista della sovranità nazionale è per noi, di concerto con altri altri popoli fratelli e sovrani, un primo passo verso lo sganciamento dal sistema oligarchico del “capitalismo-casinò”.
Alle altre forze che condividono questa analisi e che vogliono ripristinare la sovranità popolare rivolgiamo un appello all’unità d’azione. Invitiamo tutte le forze democratiche e costituzionali a mettere da parte le diversità in questo momento di emergenza. Formiamo un Comitato di liberazione nazionale. La Costituzione italiana sia la cornice dell’unità, la sovranità politica e monetaria i suoi obbiettivi.
Una volta cacciati i collaborazionisti dal potere avremo un governo d’emergenza che dovrà applicare solo poche ma incisive misure d’emergenza, tra cui:
(1) uscita unilaterale dall’eurozona,
(2) nazionalizzazione della Banca d’Italia e del sistema bancario,
(3) emissione della nuova lira,
(4) misure restrittive dei movimenti di capitali;
(5) moratoria sul debito pubblico.
Il tutto entro il quadro di una decisa difesa dei redditi e dei diritti delle classi lavoratrici.
Una volta riconquistata la leva della sovranità e messo in sicurezza il Paese, il Cln avrà compiuto il suo compito, e quindi i cittadini potranno liberamente scegliere il loro futuro, quale tipo di società essi riterranno più giusta».