Il MUOS ha vinto! Con la costruzione della terza parabola, montata nella notte tra il 26 e 27 gennaio, l’impianto MUOS si erge ormai possente all’interno della riserva naturale della Sughereta di Niscemi. Sì, il MUOS vince e tutti noi ne usciamo sconfitti, individualmente come esseri umani, collettivamente come comunità di cittadini e come società civile. Vincono così l’interesse dei poteri forti, la guerra, la politica dell’anti-popolo; vincono il sopruso e la cupidigia ai danni dei diritti e della democrazia, vincono l’affarismo e le strategie belliche ai danni della sovranità popolare. Vince il non senso contro la lunga protesta portata avanti da anni con caparbietà, cuore e amor patrio dal buon senso popolare.
In questo quadro nero, come l’umore del popolo No Muos e di pochi altri cittadini italiani informati, quello che fa male è inoltre la vittoria del silenzio e di un complice blackout mediatico. Ma guardando i tre mostri eretti all’interno di quella che lo Stato italiano considera una riserva naturale protetta con divieto assoluto di edificabilità, oggi devastata e sventrata in nome della scienza della violenza, permane, almeno per oggi, anche un altro silenzio, quello interiore, quello dell’impotenza e quello della delusione.
E’inutile ripercorrere con la mente e la memoria le farse e i voltafaccia portati avanti dalla politica nazionale e da quella regionale, è inutile altresì aggrapparsi ai pareri di illustri esperti della materia o a quello di organi competenti dello stesso Stato italiano che hanno evidenziato scientificamente la pericolosità delle mega antenne, inutile rievocare gli intrecci neppure tanto loschi tra istituzioni e diplomazia statunitense, perché oggi, per l’ennesima volta hanno perso lo stato di diritto e la democrazia e questo è sufficiente per sancire la gravità di un agire politico che penalizza e lede la dignità di cittadini e frantuma il rispetto della persona.
Della vicenda MUOS rimane però la forza della condivisione e dell’unione di tanta gente federatasi intorno ad una causa comune, rimane l’energia della lotta contro lo status quo e l’apertura a nuove maniere di intendere il vivere sociale. Oggi portiamo a casa tutto questo, che non è poco e che anzi rappresenta, lo speriamo, l’inizio di un nuovo paradigma di rettifica dei comportamenti individuali e sociali e che forse tra alcune generazioni ci porterà ad una maggiore umanizzazione di questa terra.
Le proteste popolari ripartiranno, la mobilitazione continuerà con vari incontri e manifestazioni pianificate sin dalle prossime settimane, la resistenza troverà e formulerà altri cammini per dare speranza al buon senso nella vicenda della base militare statunitense, ma, in senso lato, la via maestra, per la costruzione di un avvenire diverso e per evitare che altre vicende MUOS continuino a calpestare i nostri diritti di esseri umani, non può che essere rappresentata da un meticoloso e lento travaglio sociale che permetta di maturare nel tempo, magari attraverso una seria informazione, una concreta e vivace partecipazione attiva dei cittadini alla vita pubblica per l’affermazione dei propri diritti e delle proprie sovranità.
E allora non ci resta altro che attivarci davvero, tutti quanti, ognuno nel proprio ruolo, verso questo tipo di impegno di umanizzazione. Non consentiamo al sistema di farci isolare e di essere abbandonati a noi stessi socialmente.