In occasione del vertice della Comunità economica degli stati dell’Africa centrale (CEEAC – Communauté économique des États d’Afrique centrale) indetto dal governo del Ciad a N’Djamena (Ciad) per valutare la situazione nella Repubblica Centrafricana, l’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) critica fortemente l’esclusione della società civile nelle ricerca di soluzioni per porre fine ai conflitti nel paese. Secondo l’APM, è completamente irrealistico pensare di poter trovare soluzioni efficaci con un breve vertice di un solo giorno in cui a decidere saranno non gli esponenti della società civile centrafricana ma l’organizzazione economica di dieci paesi. Una pace duratura nel paese segnato da violenze e violazioni dei diritti umani potrà essere ottenuta solamente grazie a un comune processo di pacificazione elaborato da tutta la società civile rappresentata dai maggiori partiti politici, dalle organizzazioni non governative e dalle comunità religiose presenti nel paese.
Gli stati aderenti alla CEEAC decideranno oggi 9 gennaio circa un impasto di governo nella Repubblica centrafricana dopo l’evidente fallimento del presidente ad interim Michel Djotodia nel gestire la situazione e i ribelli di Seleka, suoi ex-alleati. Secondo l’APM, l’interesse principale del governo del Ciad è quello di mantenere la propria influenza nella gestione della situazione nella Repubblica Centrafricana mentre risulta evidente che le truppe della missione africana MISCA e quelle francesi non sono in grado di garantire l’accesso delle organizzazioni umanitarie ai 2,2 milioni di persone che in questa situazione dipendono completamente dagli aiuti internazionali per la propria sopravvivenza.
L’Unione Europea deciderà il prossimo 10 gennaio sull’eventuale invio di 1.000 militari nel paese africano. Non è però chiaro quanto i governi europei siano interessati a sostenere una missione militare nella Repubblica Centrafricana e di conseguenze se gli eventuali militari inviati avranno il compito di contribuire in modo attivo al mantenimento della pace. Solo ieri le Nazioni Unite hanno messo in guardia dal pericolo di nuovi massacri e scontri sanguinosi tra i seguaci delle diverse fazioni nel paese.