Schiavizzato in una fabbrica dormitorio, perse una mano sotto una pressa incandescente. Ha avuto il coraggio di denunciare il padrone, condannato ieri a 2 anni e 2 mesi di carcere
Ha avuto il coraggio di denunciare chi lo sfruttava, caso quasi unico tra i suoi connazionali e per questo ora vive in un luogo segreto, sotto protezione. Ma ieri ha vinto la sua prima battaglia: un tribunale ha condannato i suoi aguzzini.
È la storia di Han (non è il suo vero nome), un giovane cinese schiavizzato in una fabbrica-dormitorio di Prato, la Susan Confezioni, poco distante dal capannone divorato dalle fiamme, insieme alle vite di sette persone, domenica scorsa.
Han era arrivato a Prato nel 2006, non aveva un permesso di soggiorno ma aveva subito trovato impiego in quella ditta tessile, gestita da connazionali. Lavorava diciotto ore al giorno, guadagnando poco più di un euro all’ora, a una pressa che stampa a caldo migliaia di etichette al giorno. Non può uscire, il padrone chiude il capannone a chiave, deve stare attaccato a quella macchina, sempre.
Va avanti così fino al 28 febbraio del 2006, quando la pressa si blocca. Lui infila la mano per sbloccarla, ma la macchina si rimette in moto e gli spappola e ustiona una mano. Il padrone lo abbandona davanti a un pronto soccorso di Prato, ordinandogli di dire che si era fatto male mentre riparava un’auto.
Han viene trasferito al centro grandi ustionati di Pisa, subisce sei operazioni ma non recupera le funzionalità della sua mano. Torna a Prato dal suo padrone, ma così ridotto non può più lavorare e finisce per strada, tra i senzatetto.
È l’incontro con l’assessore pratese all’Immigrazione, Giorgio Silli e con l’avvocato Mirko Benedetti a cambiargli, di nuovo, la vita: prende coraggio, si presenta in Questura, denuncia i suoi aguzzini e ottiene un permesso di soggiorno per protezione umanitaria.
Partono le indagini, si arriva al processo e ieri il giudice dell’udienza preliminare di Prato, Luca D’Addario, pronuncia una sentenza più severa delle richieste del pm.
Conglin Iang, 49 anni, il padrone, è stato ritenuto colpevole di sequestro di persona, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e lesioni personali colpose e quindi condannato a 2 anni e 2 mesi di carcere. La moglie Jongxiam Wang è stata condannata a 1 anno per favoreggiamento e lesioni colpose, mentre un altro imputato, Ian Ming Wang, è stato rinviato a giudizio.
Il giudice ha anche disposto per Han una provvisionale di 15 mila euro, ma in sede civile il risarcimento potrebbe superare i 70 mila euro.
Fonte: migrantitorino.it, www.stranieriinitalia.it