C’è qualcosa che non quadra. La Corte costituzionale ha giudicato incostituzionale l’attuale legge elettorale pronunciandosi negativamente su due punti che sin dall’inizio avevano suscitato non poche perplessità: il premio di maggioranza assegnato, senza alcuna soglia, alla coalizione che avesse raccolto più voti e le liste bloccate per tutti i parlamentari, estirpando dalle mani degli elettori il potere di decidere direttamente i propri rappresentanti tramite il voto di preferenza.
A questo punto sorge spontanea una domanda: se questa legge elettorale oggi viene giudicata incostituzionale, perché questo avviene solo dopo ben 8 anni dal suo varo e non è stata invece subito bloccata nel 2005, prima che venisse trasformata da disegno a legge dello stato?
Per ben tre volte, nel 2006, nel 2008 e nel 2013 siamo stati costretti a votare con un regolamento che non rispetta la Costituzione. Per ben tre volte si è insediato un Parlamento i cui componenti non avevano alcun diritto di occuparne i seggi. Ci è voluto un pool di avvocati che presentasse un ricorso alla Corte per far rispettare la Costituzione. Perché?
C’è, a nostro avviso, qualcosa che non funziona nelle istituzioni che dovrebbero garantire il rispetto della nostra Carta fondamentale ogni qualvolta c’è una legge che sta per essere approvata.
Come possiamo, noi cittadini, sentirci sicuri di essere in uno stato realmente democratico, se coloro che, direttamente o indirettamente, abbiamo eletto sono i primi a dimenticare, ogni volta che fa loro comodo, che esiste una Costituzione?
Questa vicenda rappresenta un altro segnale che il cuore dello stato è malato e chi può curarlo non può essere certo chi lo ha fatto ammalare.
Si ritorni al più presto al sistema proporzionale senza alcuna soglia di sbarramento o premio di maggioranza. Come passo successivo si dovranno aggiungere strumenti di Democrazia Diretta, fondamentali per consentire ai cittadini di diventare Sovrani, come tra l’altro suggerisce la Costituzione.
Da 8 anni è in atto una vera e propria occupazione illegittima del Parlamento. Fuori tutti e subito.