L’emendamento presentato dal deputato Giulio Marcon e approvato in Commissione Bilancio, che prevede nove milioni di euro in tre anni per avviare la sperimentazione dei “corpi civili di pace”, formati da 500 giovani, nella aree di conflitto o a rischio di guerra, merita sicuramente alcune considerazioni:
1) il ruolo propulsivo svolto dalle reti e dalle associazioni per la pace, la nonviolenza, il disarmo, con la campagna di riconoscimento del ruolo costituzionale della difesa civile, non armata e nonviolenta (art. 52: “la difesa della patria è sacro dovere del cittadino”), incarnata anche dal servizio civile nazionale (legge n. 64/2001, art. 1, comma a),
2) la positiva funzione istituzionale esercitata dall’intergruppo parlamentare per la pace, coordinato dallo stesso Marcon, cui aderiscono deputati di diversi partiti e schieramenti;
3) il buon esito del primo progetto sperimentale di servizio civile all’estero in materia di difesa civile non armata e nonviolenta “Caschi Bianchi: oltre le vendette” svolto in Albania nel 2012, avviato con un Bando speciale per 6 volontari;
4) il lavoro propedeutico messo in atto dal “Comitato consultivo per la Difesa civile non armata e nonviolenta” istituito presso l’Ufficio nazionale per il Servizio Civile dal 2004 al 2012, poi non più rinnovato, di cui chiediamo la ricostituzione;
5) la necessità di una legge quadro sulla Pace (che istituisca i Corpi Civili di Pace, dia pieno riconoscimento al Servizio Civile aperto a tutti coloro che desiderano svolgerlo, e avvii l’educazione alla pace come materia didattica) come elemento decisivo per ottenere, finalmente anche nel nostro paese, la pari dignità tra le diverse forme di difesa
della patria, quella militare e quella civile, non armata e nonviolenta.