Dopo aver concesso sei mesi di tempo a 8 milioni di lavoratori immigrati per regolarizzare la loro posizione, l’Arabia Saudita ha deciso di espellere tutti quelli che non avevano avuto il tempo di soddisfare i requisiti amministrativi: 4 milioni di persone, principalmente di origine africana, indiana o dello Yemen.
In una settimana, centinaia di migliaia di lavoratori immigrati hanno lasciato il paese. I tumulti scoppiati nel quartiere povero di Riyadh hanno causato almeno due morti e 68 feriti gravi. La polizia ha arrestato 561 stranieri, mentre sauditi armati di mazze da baseball, linciavano degli etiopi.
Domenica mattina, centinaia di lavoratori immigrati hanno preferito consegnarsi alla polizia piuttosto che rischiare di essere assassinati.
Oltre a una pesante multa, i lavoratori irregolari rischiano 2 anni di prigione.
Per placare le tensioni, il ministro del lavoro ha annunciato che l’amministrazione avrebbe accettato i documenti, anche se giunti in ritardo; per la maggior parte degli immigrati però è impossibile recuperare i documenti necessari.
L’economia saudita è completamente paralizzata a causa di questa espulsione di massa. Il governo ritiene che grazie all’adozione di questa misura si libereranno dei posti di lavoro per i sauditi, anche se è improbabile che i sudditi del re Abdallah accetteranno di raccogliere i rifiuti o di costruire strade.
Preoccupata per la loro sicurezza, l’Etiopia ha annunciato l’intenzione di facilitare il rientro di duecentomila donne di servizio.
Secondo quanto dichiarato dall’ONU, lo Yemen, già molto instabile, non potrà sopportare il ritorno di 400.000 persone.
tradotto dal francese da Giovanni Gai per Pressenza