Analizzando le politiche nazionali e quelle territoriali appare chiaro come disinteresse e incuria siano i veri responsabili del disastro generato in Sardegna dagli eventi atmosferici.
La Giunta Regionale di Cappellacci in particolare si è dimostrata sorda ad ogni istanza e ha fatto di tutto per cancellare il Piano di tutela delle Coste nonostante lo stesso Governatore sia paradossalmente Presidente della Commissione ENVE (Commission for the environment, climate change and energy).
L’unica misura adottata in Italia negli ultimi anni è stata la revisione dei piani sul rischio alluvione in seguito al disastro di Sarno. Ebbene, anche in quel caso è stata l’approssimazione a guidare i nostri governanti e i nuovi piani si basano su dati di inizio 900 nonostante il regime delle piogge sia completamente cambiato negli ultimi due decenni.
Lo stesso si dica dei piani di gestione delle acque e dei piani di Distretto Idrologico, i principali strumenti di gestione dell’acqua che spesso non tengono in alcuna considerazione gli effetti di cambiamenti climatici e i ripetuti allarmi lanciati dall’Onu. Infatti sin dal 2001 l’Intergovernmental Panel on Climate Change divulgava il terzo rapporto sui cambiamenti climatici redigendo una versione semplificata per i “policymaker” in cui tutto quanto sta accadendo al ciclo idrico era ampiamente previsto (in particolare i risultati del secondo gruppo ddi lavoro, dal titolo “Climate Change 2001 – Working Group II: Impacts, Adaptation and Vulnerability” (http://www.grida.no/publicati
Il Forum dei Movimenti per l’Acqua chiede una profonda ed immediata revisione di questi piani e una nuova politica di tutela del territorio.
La tutela del patrimonio idrogeologico è l’unica grande opera di cui il Paese ha bisogno, si dirottino su questa emergenza i fondi per TAV, F35, navi da guerra, grandi superstrade e per tutte quelle opere, dannose oltre che inutili, che stanno riducendo il nostro paese a luogo di continua emergenza idrogeologica.