La lotta contro l’HIV/AIDS è stata salutata come uno dei progetti di salute pubblica più riusciti nella storia, ma – in occasione della Giornata Mondiale per la lotta all’HIV, il prossimo 1 dicembre – l’organizzazione medico-umanitaria Medici Senza Frontiere (MSF) ricorda che si tratta di una rivoluzione incompiuta per milioni di persone che ancora oggi non hanno accesso alle cure.
A pochi giorni dalla riunione per il quarto rifinanziamento del Fondo Globale per la lotta all’AIDS, la tubercolosi e la malaria – che si terrà negli Stati Uniti il 2 e 3 dicembre – MSF esprime la propria preoccupazione sull’impegno dei donatori. Se non riusciranno a destinare almeno i 15 miliardi di dollari necessari alla ricostituzione del Fondo, alcuni paesi in cui l’HIV/AIDS è endemico verranno lasciati indietro, paralizzando lo slancio costruito negli ultimi 12 anni.
“I decessi legati all’AIDS sono ormai rari nei paesi sviluppati, ma ogni giorno 4.000 persone, la maggior parte nei paesi in via di sviluppo, continuano a morire inutilmente a causa della malattia”, dichiara Stella Egidi, responsabile medico di MSF Italia.
Nella maggior parte dei paesi con alti tassi di HIV, come il Sud Africa, lo Swaziland e il Malawi, l’accesso alle terapie antiretrovirali salvavita (ART) è notevolmente migliorato negli ultimi dieci anni. Ma oggi, secondo l’UNAIDS, nei paesi a basso e medio reddito una persona su quattro inizia il trattamento per l’HIV pericolosamente in ritardo.
In molti altri paesi in cui opera MSF – come la Repubblica Democratica del Congo (RDC), la Guinea, la Repubblica Centrafricana, la Nigeria, il Sud Sudan e il Myanmar – un trattamento precoce rimane fuori dalla portata per la maggior parte delle persone che ne avrebbero urgente bisogno, nonostante questi paesi siano considerati a bassa prevalenza di HIV.
“Qui a Kinshasa la situazione è estrema. Spesso le persone arrivano nel nostro ospedale già in fase avanzata dell’infezione. Per molte persone, è troppo tardi e stanno letteralmente morendo alle nostre porte. Il 25 per cento non sopravvive e il 39 per cento dei decessi si verifica entro 48 ore“, racconta Maria Machako medico dell’ospedale per l’HIV di MSF in RDC. “L’accesso al test e alla terapia è troppo basso per chi ne ha bisogno, mentre la stigmatizzazione è ancora molto alta in tutto il paese”.
La diffusione del trattamento in Africa occidentale e centrale rimane la più bassa del continente, con il solo 34 per cento. In Guinea, meno del 20 per cento dei bambini che necessitano il trattamento lo ricevono, e meno della metà delle donne incinte sieropositive hanno accesso ai farmaci antiretrovirali per proteggere i loro bambini dall’infezione. Oggi, l’AIDS è ancora il killer numero uno delle giovani donne in età fertile – non solo nell’Africa sub-sahariana, ma a livello globale. Ma, dato ancora più allarmante, tre donne incinte su quattro affette da HIV non fruiscono del trattamento, tutte in paesi in via di sviluppo.
Il Lesotho ha uno dei tassi di mortalità materna più alta al mondo. “Qui la copertura antiretrovirale per le donne incinte è scesa dal 76 per cento nel 2011, al 58 per cento nel 2012“, afferma Syanness Tunggal, coordinatore dei progetti di MSF in Lesotho. “Con una copertura così bassa, ridurre la mortalità materna diventa estremamente difficile, soprattutto quando il 58 per cento di questi decessi sono associati all’AIDS”.
MSF, in occasione del 1 dicembre, presenta alcune video-storie che raccontano ciò che il personale di MSF sperimenta ogni giorno in prima persona e evidenziano le strategie messe in atto a livello comunitario per aiutare sempre più persone a iniziare prima il trattamento e rimanere sotto trattamento a lungo termine.
“Vogliamo dimostrare che è possibile anticipare l’inizio del trattamento per l’HIV e che le persone possono organizzarsi per ricevere i farmaci attraverso reti comunitarie, sgravando lestrutture sanitarie già sovraccariche di lavoro e aumentando l’aderenza al trattamento. Ma alcuni governi si oppongono a dare alle comunità un ruolo più importante. Questo deve cambiare”, conclude Stella Egidi, responsabile medico di MSF Italia.
MSF fa attività di prevenzione e fornisce cure ai pazienti affetti da malattie legate all’HIV dalla prima metà degli anni 90. lI primo trattamento antiretrovirale è stato somministrato nel 2000. Oggi, MSF fornisce il trattamento a più di 280.000 persone affette da HIV/AIDS in 21 paesi del mondo. Tutte le cure mediche e i trattamenti sono completamente gratuiti.
Fonte: Comunicato Stampa Medici Senza Frontiere