La più alta istanza giudiziaria in Ecuador, la Corte nazionale di giustizia, ha confermato in via definitiva la condanna del colosso petrolifero statunitense Chevron per aver inquinato una parte dell’Amazzonia.
L’alto tribunale ha tuttavia fissato la multa a 9,511 miliardi di dollari, quasi la metà di quella in precedenza inflitta alla compagnia da una corte della provincia settentrionale di Sucumbíos che nel 2011 l’aveva giudicata colpevole per danni ambientali arrecati tra il 1972 e il 1990 dalla Texaco, acquisita nel 2001 dalla Chevron. Una condanna che, confermata in secondo grado, aveva elevato l’ammenda fino a 19 miliardi di dollari, a causa dl rifiuto della compagnia di “porgere pubbliche scuse alle vittime”, come disposto dal tribunale.
Per Juan Pablo Saenz, uno degli avvocati dei circa 30.000 abitanti della regione amazzonica che hanno sofferto le conseguenze dell’inquinamento, “si tratta di una vittoria incompleta, poiché la giustizia ha annullato la metà della multa precedente”.
Sta di fatto che nel lungo e complesso iter giudiziario della vicenda il caso arriverà formalmente a dicembre alla Corte di giustizia dell’Aia. Chevron si è finora rifiutata infatti di pagare l’ammenda, sostenendo che sia da attribuire all’azienda petrolifera statale Petroecuador la responsabilità dell’inquinamento e l’obbligo di sanare i danni. Di recente il ministro degli Esteri, Ricardo Patiño, ha avvertito che se la Corte dell’Aia si dovesse pronunciare a favore di Chevron – come già ha fatto a settembre un tribunale di arbitraggio della stessa Corte – l’Ecuador non riuscirebbe a pagare la multa senza rischiare il fallimento.