“Via il reato di clandestinità”, “La clandestinità non sarà reato”. Così titolavano stamattina La Repubblica e il Corriere. Un po’ incredulo, mi sono dunque messo ad approfondire la notizia. Effettivamente, ieri in Commissione Giustizia del Senato era stato approvato un emendamento abrogativo del reato di clandestinità, presentato dai 5 Stelle e votato anche da Pd e Sel, con addirittura il parere favorevole del governo.
Bene, un buona notizia, ho pensato, anche se il resto della Bossi-Fini non l’hanno toccato. Ma meglio di niente e, comunque, un passo nella giusta direzione. Di questi tempi è quasi un miracolo, o no?
Ma poi, pensandoci meglio, mi è sorto un dubbio. Già, perché in fondo era soltanto un voto in Commissione e più avanti avrebbe dovuto esprimersi anche l’aula, anzi le due aule. E quella inedita alleanza M5S-Pd-Sel avrebbe potuto reggere di fronte alla dura realtà di un governo Pd-Pdl fresco di nuova fiducia? Non è che tutto questo non fosse altro che un modo per guadagnare tempo, vista la commozione dell’opinione pubblica e le parole di un Papa un po’ diverso da quelli precedenti?
Comunque, avendo il dubbio sempre due facce, ho voluto puntare sulla versione ottimista. E perché no? È pur vero che i fatti hanno la testa dura e forse, chissà, il fallimento totale della Bossi-Fini rispetto ai suoi obiettivi dichiarati e il sovraffollamento delle carceri, complice anche il reato di clandestinità, avevano aperto un ragionamento ai piani alti dei palazzi. Ho pensato o meglio, ho sperato che potesse essere così, ma è durata poco, pochissimo.
E più veloce di tutti, più veloce del vento, dei falchi e delle colombe, è arrivato Grillo a distruggere il mio flebile ottimismo. Non che mi sorprendesse, beninteso, poiché in tema di immigrazione, come in altre questioni socialmente e eticamente sensibili, ha sempre mantenuto un’ambiguità di fondo. Anzi, qualche volta si era addirittura lasciato andare a commenti in stile verde padano. E la ragione la spiega Grillo stesso nel suo post odierno, per l’occasione cofirmato anche da Casaleggio: “Se durante le elezioni politiche avessimo proposto l’abolizione del reato di clandestinità, …, il M5S avrebbe ottenuto percentuali da prefisso telefonico”..
Per sgomberare definitivamente il tavolo da ogni possibile malinteso, Grillo e Casaleggio ricorrono poi agli stessi argomenti che una volta avevano fatto la fortuna dei vari Calderoli e Salvini: “Nel merito questo emendamento è un invito agli emigranti dell’Africa e del Medio Oriente a imbarcarsi per l’Italia. Il messaggio che riceveranno sarà da loro interpretato nel modo più semplice “La clandestinità non è più un reato”. Lampedusa è al collasso e l’Italia non sta tanto bene. Quanti clandestini siamo in grado di accogliere se un italiano su otto non ha i soldi per mangiare?”.
E allora chi se ne frega se profughi e migranti continuavano ad arrivare anche dopo l’introduzione del reato di clandestinità nel 2009. Arrivavano come prima, più di prima, fino ad oggi. Il reato di clandestinità, cioè la sua esistenza o meno, incide forse sul prezzo da pagare agli scafisti, ma certamente non incide sulla decisione di affrontare o meno il viaggio verso l’Europa. Questo lo sanno anche i sassi e se qualcuno non dovesse saperlo sarebbe sufficiente prendersi 10 minuti e informarsi sui paesi d’origine dei migranti e dei profughi, tipo l’Eritrea, la Somalia, la Siria ecc. L’Italia è semplicemente la porta d’ingresso dell’Europa e non lo è a causa della sua legislazione sull’immigrazione, bensì a causa della sua posizione geografica nel Mediterraneo.
Oggi Grillo ha gettato una delle sue maschere, si è liberato di una delle sue molte ambiguità. Forse così ha salvato una delle peggiori leggi dell’era Berlusconi-Lega, salvando così anche l’anima al Pd. O forse no. Forse nel suo movimento ora qualcosa si muoverà, qualcuno finalmente disobbedirà sul serio. Chi vivrà, vedrà.
Per quanto mi riguarda, ci riguarda, penso una cosa semplice semplice. In ogni occasione, in ogni momento, da subito, passando anche per le mobilitazioni del 12, del 18 e del 19 ottobre, fuori e dentro le istituzioni, va ri-costruita la battaglia per l’abrogazione del reato di clandestinità e di tutta la Bossi-Fini e per una legge organica sul diritto d’asilo. Sul merito di questo battaglia si sceglieranno alleati, compagni di strada e amici. E si sceglieranno anche gli avversari.