Stop alla radioattività e basta con lo sfruttamento delle risorse idriche locali: più di 5000 persone sono scese in strada ad Arlit per denunciare i continui danni ambientali causati dal gigante francese dell’uranio, Areva. L’emittente privata Radio Anfani ha riferito che la protesta pacifica di sabato è stata organizzata da una coalizione della società civile locale; hanno partecipato attivisti, politici locali e abitanti del sito di estrazione dell’uranio. I manifestanti hanno anche espresso il loro “pieno sostegno al governo che si appresta a rinegoziare i termini del contratto con Areva” ha detto Aazoua Mahaman, coordinatore della società civile ad Arlit. Dopo aver camminato per le strade della località settentrionale, i partecipanti alla protesta si sono radunati sulla Piazza della concertazione.
“La popolazione ha ereditato di 50 milioni di tonnellate di residui radioattivi stoccati ad Arlit e Areva continua a pompare gratuitamente 20 milioni di metri cubi d’acqua all’anno mentre la gente muore di sete” ha denunciato l’esponente della società civile. Per Mahaman, Areva “continua a provocare radioattività senza preoccuparsi dei problemi quotidiani degli abitanti: strade e case son state costruite con materiali radioattivi mentre la nappa freatica si sta prosciugando ed è stata contaminata”.
In risposta alla protesta, il gigante del nucleare ha ribadito il proprio impegno nella realizzazione di progetti sociali in materia di sviluppo economico e di sanità, verso i quali viene destinato il 70% delle entrate minerarie.
Lo scorso 6 ottobre il primo ministro Brigi Rafini ha annunciato che il governo “valuterà molto da vicino i contratti minerari con Areva”, definendo “squilibrato” il partenariato economico con la società francese. Il mese scorso il ministro delle Miniere Omar Hamidou Tchiana ha disposto sopralluoghi in tutti i siti sfruttati dal gigante francese dell’uranio: una verifica utile anche i vista della scadenza a fine anno del contratto decennale tra lo Stato del Niger e Areva. Niamey punta ad ottenere dai negoziati in corso un aumento delle entrate provenienti dalla vendite dell’uranio – che attualmente rappresentano soltanto il 5% del bilancio – ma anche maggiori garanzie Areva per quanto riguarda investimenti nelle infrastrutture stradali nel nord del paese.
Sul piatto della bilancia c’è anche l’apertura del giacimento di Imouraren, il cui sfruttamento inizialmente previsto per il 2012 è slittato di tre anni a causa del rapimento di alcuni dipendenti di Areva e della crescente insicurezza nella regione dopo l’attentato ad Arlit dello scorso maggio. Il governo del presidente Mahamadou Issoufou non intende evitare ulteriori ritardi anche perché ne va della credibilità del capo dello Stato che dovrebbe candidarsi alle elezioni del 2016. Il sito di Imouraren, con una capacità produttiva prevista di 5000 tonnellate all’anno, dovrebbe far passare il Niger da quarto a secondo produttore mondiale di uranio.