Di Lorenzo Galbiati
Il nome dell’abbaglio che stanno prendendo molti pacifisti italiani si chiama Marie Agnes (o Agnes-Mariam) de la Croix, libanese di origine ma siriana di adozione, 61 anni, suora. È lei la principale fonte della controinformazione “pacifista” che, grazie al lavoro inizialmente di Marinella Correggia e poi di molti altri volontari, ha riempito il web, dal Manifesto a vari siti e mailing list pacifisti, con notizie di massacri di civili compiuti invariabilmente dai ribelli e mai dal regime siriano. E’ lei la principale voce siriana che ha avuto audience in Europa nello screditare i media che denunciavano i crimini di al-Asad, e parliamo non solo dei media occidentali e arabi, ma in pratica di tutto il mondo, agenzie per i diritti umani (Amnesty International, Human Rights Watcch) e ONU compresi. Tutto un complotto, tutta una guerra mediatica per una guerra imperialista alla Siria, questo è il messaggio veicolato dai pronunciamenti di de la Croix, condito in Italia dagli slogan delle varie petizioni, manifestazioni, presidi rossobruni (di cui ho già parlato nel pezzo precedente) che si fanno megafono della “suora di Assad”.
Nei suoi viaggi promozionali in Europa (Francia, Italia) e Israele, de la Croix ha potuto compiere appieno la sua campagna di propaganda. Ecco come ha parlato, secondo don Curzio Nitoglia, nella sua conferenza a Roma1 :
“«In Siria, spiega la suora carmelitana, non è il Regime che sostiene la Società civile, ma è la Società che sostiene, in massima parte, il Regime di Assad». Insomma la maggior parte del popolo sta con l’Autorità siriana. Mentre i “mass media” occidentali lo avversano e mentono, poiché sono al servizio del Mondialismo e non possono scrivere la realtà così come è, ma come deve apparire agli occhi del mondo “libero” e “democratico” occidentale. Il Mondialismo vuole «imporre un solo ‘pensiero’ per creare un solo mondo omologato».Da questa premessa nasce l’aggressione alla Siria e ai Paesi che non vogliono essere “americanizzati”.«In Siria vi è stata sempre un’intesa e una pace pratica, in temporalibus, tra cristiani e musulmani. Certamente vi sono enormi diversità di Fede e dottrinali tra loro, ma la vita civile è trascorsa pacificamente. Invece gli attuali ‘liberatori’ sono qaidisti, prezzolati e diretti dagli Usa contro la Società civile siriana». Essa deve crollare per dar luogo ad un “Nuovo Ordine Mondiale”, in cui dominano i tre veri integralismi: l’Americanismo fondamentalista calvinista-ebraico-massonico, il Giudaismo talmudico e l’islamismo waabita farisaico….”
Uno dei principali frutti di questo complotto mediatico internazionale riguarderebbe, secondo de la Croix, il massacro di Homs del febbraio 2012:
“«Per quanto riguarda il massacro di Homs attribuito all’Esercito governativo, io stessa ho constatato con i miei occhi un centinaio di cadaveri all’obitorio. Erano civili sgozzati dai ribelli per distruggere la vita sociale della Siria. Ho contattato e incontrato i loro familiari, che in parte conoscevo, essi erano cristiani e musulmani baathisti. Ho capito che il fine dei rivoltosi è la distruzione della Siria così come è stata sino ad ora.”
Ora, Homs è stata vittima di una serie di massacri, di una guerra civile durata mesi, condotta con armi pesanti da parte dell’esercito siriano che ha bombardato con l’aviazione gli edifici civili, e con kalashnikov e anticarro Rpg da parte degli insorti. Il massacro forse più terribile si è compiuto all’inizio di febbraio del 2012 e secondo quasi tutti i media mondiali la principale responsabilità spetta al regime. Così si è espressa Amnesty International il 9 febbraio 2012 nel comunicato: “La Siria deve fermare immediatamente i bombardamenti su Homs”2: “Amnesty International ha sollecitato la Russia e altri paesi che possono esercitare influenza sulla Siria ad agire per porre immediatamente fine ai bombardamenti sulla città di Homs. Dal 3 febbraio, oltre 200 persone, per lo più civili privi di armi, sono state uccise a seguito dei bombardamenti o dei colpi dei cecchini. L’offensiva militare contro Homs è proseguita senza sosta ed è persino aumentata d’intensità durante la visita a Damasco del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, che il 7 febbraio ha incontrato il presidente siriano Bashar al-Assad. Amnesty International ha chiesto alla Russia di dire in modo chiaro, in forma pubblica o privata, al governo siriano che gli attacchi contro Homs devono cessare immediatamente.”
A chi hanno creduto i pacifisti? A una suora che non vede i bombardamenti aerei che il regime compie da quasi due anni sulle città siriane e che sostiene che i morti siano stati tutti sgozzati dai terroristi o ad Amnesty International, che descrive una guerra civile impari quanto ad artiglieria e che ha visto il regime principale responsabile del massacro? Molti hanno preferito credere alla “suora di Assad”: lo so per certo, avendo letto le mailing list di Peacelink e del Movimento Nonviolento, e vari siti che sono collegati alle battaglie pacifiste.
Ecco quindi la triste realtà: da due anni a questa parte, a ogni notizia di strage di civili in Siria alcuni pacifisti sono alla disperata ricerca di una fonte, di una qualsiasi fonte, non ha importanza se credibile o meno, che dica che sono stati gli insorti a commetterla e non il regime. La fonte che lo sosterrà sarà decretata “controinformazione”, accettata senza grande spirito critico e diffusa in rete; tutte le altre saranno giudicate più o meno inattendibili a prescindere perché facenti parte della guerra mediatica creata dal complotto internazionale che vuole fare la guerra alla Siria. L’effetto che ha avuto (e sta avendo) l’agire di questi pacifisti nel web è stato enorme nel microcosmo pacifista. Ed è così che, dopo Homs, nel giugno 2012 si sono susseguite nel web le notizie secondo cui la strage di Hula sarebbe stata commessa dagli insorti e non dal regime. Gli osservatori ONU avevano già stabilito che era stata il frutto di artiglieria pesante (oltre che di esecuzioni da parte degli Shabiha, gli squadroni della morte al servizio del regime), di missili di carri armati, che possiede solo l’esercito, e il Consiglio di Sicurezza aveva duramente condannato il regime per la strage, ma… Amnesty International era dello stesso avviso, corroborato da suoi testimoni sul campo e dalla dinamica della strage, simile ad altre compiute dal regime, ma…3. Proprio perché tutti i media incolpavano l’esercito siriano, DOVEVANO essere stati gli insorti. Ecco allora la soddisfazione, su vari siti pacifisti – compresa, Pressenza, in quel caso – per l’articolo del giornale tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung, che attribuiva la strage ai ribelli, che è stato diffuso a piene mani nel web per cercare di “correggere” le informazioni mainstream. Come si legge nell’articolo di John Rosenthal4, “Madre Agnes-Mariam aveva già precedentemente messo in guardia contro il riconfezionamento, da parte dei media sia arabi che occidentali, dei reportage delle atrocità dei ribelli come atrocità del regime.” In quel periodo, la suora aveva rilasciato una intervista al sito del rossobruno francese Thierry Meyssan5, personaggio che è diventato famoso in tutto il mondo per le sue teorie complottiste sull’11 settembre, e il cui sito ha ospitato anche articoli di storici negazionisti della Shoah. Del resto, a divulgare le interviste e gli interventi della religiosa in Occidente sono spesso siti rossobruni o siti religiosi di stampo integralista. Ma nonostante queste frequentazioni e la sua visione complottista in cui sembrerebbe incluso anche Israele, Marie Agnes de la Croix durante il suo recente viaggio in Israele si è sorprendentemente dichiarata, oltre che sostenitrice del regime di al-Asad, amante dello stato di Israele, tanto da sostenere che gli ebrei dovrebbero rappresentare una luce per le nazioni (“she loved Israel and that the Jews should serve as a light unto the nations”, si veda l’intervista ad Haaretz citata sotto).
Tornando alla strage di Hula, credo sia chiaro ora perché poco seguito ha avuto nei siti pacifisti un articolo di un altro giornale tedesco, lo Spiegel6, molto più serio e documentato di quello del Frankfurter: attribuiva la strage al regime. Troppo allineato, poca controinformazione. Meglio la suora, meglio Meyssan.
Cosa pensa dunque de la Croix della rivolta popolare siriana? Come ha fatto a garantirsi la fiducia dei pacifisti?
Le opinioni di Marie Agnes de la Croix sono molto chiare.
Secondo la suora, il regime di al-Asad nel marzo 2012 “è già caduto, dato che il multipartitismo è già in vigore in Siria. I giovani hanno domandato che nuovi partiti fossero fondati e si può dare la propria opinione senza esser repressi. Perché il presidente Bachar el Assad è spinto ad operare aperture verso la democrazia”7. Ecco perché un mese fa, andando in Israele, nella lunga intervista che ha rilasciato ad Haaretz8, de la Croix ha sostenuto che il governo di al-Asad sarebbe l’unico agente in campo che possa salvare la Siria da Al-Qaeda, e sarebbe sostenuto dalla maggior parte della popolazione siriana. Il grande supporto popolare di cui godrebbe il regime è per lei il principale motivo per cui il destino della Siria di al-Asad è stato diverso da quello dell’Egitto di Mubarak. Fin dal 2011 è convinta che le opposizioni politiche al regime non si sono impegnate per una riforma democratica e che la ribellione allo stesso è stata lanciata da infiltrati stranieri.
In pratica, de la Croix nega che in Siria vi sia stata una rivolta popolare nonviolenta repressa nel sangue dal regime, e nega che vi sia stata una insurrezione armata siriana come reazione alla repressione. E’ di fatto una negazionista. Non mi interessa accusarla di malafede, non faccio processi alle intenzioni: forse dal suo osservatorio personale ha visto solo quello che è riuscita a vedere in base al suo orientamento ideologico. In ogni caso, la sua narrazione della storia della Siria degli ultimi due anni e mezzo presenta solo due attori in campo: il regime, baluardo della pacifica convivenza e della sicurezza nazionale, e i guerriglieri stranieri islamisti al soldo di America e petromonarchie, responsabili delle stragi di civili. E gli attivisti dei comitati locali che hanno manifestato per due anni pacificamente sotto i colpi dei cecchini del regime? Una illusione ottica, dato che il regime avrebbe concesso le riforme che chiedevano. E i partiti dell’opposizione siriana, interna ed esterna, che hanno boicottato le elezioni del 2012 e che hanno innumerevoli dissidenti imprigionati o esiliati? Non esistono, o se esistono non sono nemmeno da considerare come alternativa al regime, dato che il regime è già democratico.
È toccato a lei, spiega sempre ad Haaretz, dopo aver girato gli ospedali e le case di cittadini di varie città martoriate dalla guerra civile, fondare il ramo internazionale di una organizzazione per la riconciliazione della Siria, la famosa Musalaha, sostenuta in Italia individualmente da molti attivisti nonviolenti appartenenti alle principali associazioni pacifiste, dal Movimento Nonviolento a Peacelink, da Assopace di Luisa Morgantini alle varie associazioni umaniste – e all’estero dal premio Nobel per la pace Mairead Maguire.
Ma se secondo de la Croix il popolo sta col regime ed è vittima di guerriglieri stranieri, mi sembra evidente che la famosa riconciliazione, la sigla Musalaha, significa per lei riportare la Siria sotto il controllo del regime di al-Asad. Non è un caso che il regime abbia aperto di recente un ministero apposito per la riconciliazione, gestito da un fedelissimo del dittatore. E nel frattempo, mentre proclamava la Musalaha, che faceva il regime? Gassava gli abitanti della Ghouta, Damasco. Ma questo secondo il rapporto ONU, che pur non dicendolo espressamente lo sosteneva in modo implicito. Cosa ne pensa invece Marie Agnes de la Croix, portavoce internazionale di Musalaha? Beh, provate a indovinare, è facile. Come si affretta a dire il sito sibialiria.org9, “ci occupiamo del Rapporto “The chemical attacks on east Ghouta to justify military right to protect intervention in Syria” realizzato da ISTEAMS International Support Team for Mussalaha in Syria”. Cosa si legge nel rapporto, il cui titolo dice già tutto? Innanzi tutto aprendo il pdf del rapporto10 si legge il nome “Mother Agnes Mariam of the Cross, President of the ISTEAMS”, posto in alto, ancora prima del titolo. Madre Agnes, presidente della Musalaha, si erge da subito a garante di un rapporto che vorrebbe, in modo dilettantesco, screditare le testimonianze video delle vittime del gas sganciato nella Ghouta. Il gas l’avrebbero lanciato i ribelli per fare scattare un intervento armato in Siria. Ovviamente. Ma tutte le evidenze dimostrano il contrario. Questo è ciò che firma Musalaha. I pacifisti vogliono continuare a sostenerla?
Ora, non voglio dire che Musalaha sia tutta qui. Musalaha vive di contraddizioni interne e forse anche per questo è difficile per noi decifrarla dall’Italia – e se possibile ne riparlerò in modo più approfondito per Pressenza. Per esempio, è certo che non è nata su iniziativa individuale di de la Croix: è anzi sorta “dal basso” e comprende cittadini siriani in buonafede, che operano per una pacificazione; formalmente Musalaha ha anche chiesto al regime riforme in senso democratico. Ma i suoi dirigenti sono quasi tutti cristiani che temono che ad al-Asad subentri l’islamismo, e pertanto sono allineati col regime al pari di de la Croix, che di certo ricopre in Siria e nel mondo il ruolo di principale referente di Musalaha. Cosa possiamo aspettarci da una associazione di cui la presidente del ramo internazionale è una così smaccata negazionista del movimento di rivolta popolare nonché sostenitrice del regime sanguinario degli al-Asad? Il regime vive di propaganda, di promesse di riforme mai realizzate e ha tutto da guadagnare quanto a immagine internazionale e nazionale nel presentarsi ai suoi cittadini come sostenitore della riconciliazione. Riconciliazione, fine della guerra civile, pace. Ma la pace non è assenza di guerra! Nel caso della Siria questa riconciliazione significherebbe tornare sotto il controllo del regime dittatoriale e oppressivo di al-Asad. Questo regime ha già ucciso la maggior parte delle vittime di questa guerra civile, ossia decine di migliaia di persone11 tra civili, attivisti, disertori, insorti siriani e guerriglieri infiltrati dall’estero, e continua a farlo sia con armi convenzionali sia con barrel bombs, cluster bombs, ordigni al fosforo e ordigni chimici, come dimostrerebbero da svariati mesi numerose testimonianze personali, video e documentali reperibili nel web – ma non sono a conoscenza di nessun sito pacifista che ne parli, neanche quelli che si occupano di disarmo e fanno campagne contro queste armi. Dell’uso di armi chimiche sono responsabili, verosimilmente, anche alcune formazioni islamiste – e di questo alcuni siti pacifisti parlano molto – , ma finora non in larga scala come è successo nella Ghouta. I combattenti contro il regime, dai disertori dell’esercito alle frange jihadiste infiltrate, nel loro insieme hanno ucciso decine di migliaia di militari, e con ogni probabilità svariate migliaia di civili.
Alla resa dei conti, la rivolta popolare siriana è stata ed è la cartina tornasole della crisi del movimento pacifista e nonviolento in Italia, e forse in tutto l’Occidente. Il paradigma con il quale l’universo pacifista-nonviolento decodifica e interpreta la realtà del presente si sta rivelando inadeguato, come appare in modo del tutto evidente quando prende posizione sulla cosiddette primavere arabe, che restano un fenomeno unico, dalla Tunisia alla Siria (passando anche da Gaza, come ci testimoniava Vittorio Arrigoni) pur nella loro diversità specifica. Nel caso della Siria, un paese con un regime dispotico familistico di stile mafioso, e con un capillare controllo della polizia segreta su tutte le attività dei suoi cittadini, la difficoltà nel reperire informazioni attendibili (come ho già detto il paese è chiuso ai giornalisti: in pochi vi entrano clandestinamente al seguito degli insorti, la maggior parte entra con il visto e va considerata embedded con il regime, che ne segue i movimenti), in parte giustifica gli errori di valutazione, delle interpretazioni e delle prese di posizione dei molti pacifisti che hanno addebitato le responsabilità penali e morali della guerra civile siriana più ai ribelli (siriani e non), o all’America, che al regime di al-Asad. Ma ciò che non è giustificabile è la miopia per la quale la maggior parte dei pacifisti non ha realizzato che in Siria si è svolta la più grande rivolta popolare nonviolenta – ripeto: forse una vera rivoluzione – che vi sia stata nel mondo arabo. A questo proposito segnalo che, nel microcosmo pacifista, vanno riconosciuti a Pressenza il pluralismo con il quale, nel complesso, ha cercato di rappresentare l’informazione sulla Siria, e al Movimento Nonviolento, invece, la prudenza con la quale si è posto verso l’informazione sulla Siria e soprattutto la consapevolezza che in Siria vi sia stata una rivolta soffocata nel sangue; in un recente comunicato12, infatti, il MN afferma che: “La Siria è piombata in una guerra “civile” (si fa per dire) a causa di una ventennale dittatura (accettata, tollerata, sostenuta dalle grandi potenze) che non ha acconsentito ad alcuna riforma, ma ha fatto precipitare il paese in una escalation di violenza”. Resta il fatto che, nel suo insieme, il movimento pacifista non ha saputo “vedere” e agire in positivo, al massimo si è limitato a sostenere iniziative come minimo ambigue di riconciliazione come Musalaha. Non sono a conoscenza, infatti, di nessuna presa di posizione netta, da parte di una qualsivoglia associazione pacifista, a favore degli attivisti siriani, che da più di due anni manifestano in modo nonviolento contro il regime, e dei partiti siriani che cercano di rappresentarli.
Il pacifismo nonviolento, se è tale, nel caso della Siria non può limitarsi a condannare l’insurrezione armata senza valutare la posizione morale dell’oppressore e dell’oppresso. Non può dire “No alla guerra ONU/Nato e alla vendita delle armi agli insorti” (e ancor meno “Giù le mani dalla Siria”: di chi è la Siria, del regime criminale di al-Asad o del suo popolo in rivolta?) senza gridare prima il suo “No alla repressione sanguinaria del regime che ha portato alla guerra civile e alla vendita di armi alla Siria”. Non può invocare la riconciliazione e la pace senza proporre un percorso nonviolento che porti a una soluzione politica, alla pace come frutto della giustizia. Altrimenti succede, come è successo, che i nonviolenti occidentali non riconoscono nei numerosi attivisti del popolo siriano che manifesta pacificamente affrontando il martirio, che boicotta le elezioni-farsa del regime, che si organizza in Comitati locali e in Coordinamenti nazionali, i loro corrispettivi nonviolenti.
Ossamah Al Tawel, dissidente siriano europeo del Coordinamento Nazionale Siriano per il Cambiamento Democratico (National Coordination Body for Democratic Change, NCB), una formazione di oppositori al regime nonviolenta e progressista, eletta democraticamente in Siria, ha dichiarato che la rivolta (lui la chiama rivoluzione) siriana sta avvenendo contro tutto il mondo, perché nessuno sostiene gli attivisti nonviolenti: né l’Occidente né il mondo arabo né la Russia o la Cina, e forse per questo è la più importante rivolta popolare del mondo arabo a tutt’oggi. Il risultato di tutto questo è che ora il popolo siriano è oppresso da una parte dal regime e dall’altra dai fondamentalisti islamici, e non si vede via di uscita dalla presente guerra civile, che rischia di diventare non solo una catastrofe umanitaria ma anche un genocidio, avendo già superato i 100 000 morti (dati dell’ONU) tra civili, militari dell’esercito e combattenti contro il regime di vario tipo13.
I pacifisti nonviolenti non sono certo i primi responsabili di questa guerra civile, ma in coscienza si dovranno chiedere, in futuro, se sono stati, nei fatti, sostenitori, spettatori passivi o addirittura oppositori delle rivolta siriana nonviolenta. Dovranno chiedersi se si sono attivati per dare un sostegno solo di tipo umanitario al popolo siriano, o di tipo politico. E se hanno dato un sostegno politico, dovranno chiedersi se è stato verso associazioni funzionali al regime come Musalaha o verso gli oppositori del regime democratici e nonviolenti, come gli attivisti dei Comitati locali o come i politici dei partiti siriani che si sono riuniti alla Comunità di sant’Egidio nel 201214 (i cui leader peraltro sono quasi tutti in esilio: i pochi che sono rimasti in Siria hanno subito il carcere o altre vessazioni). Perché una cosa è certa, Gandhi non si è mai sottratto dal prendere posizione e dall’agire in modo politico.
FONTI:
1 http://doncurzionitoglia.wordpress.com/2012/07/29/madre-maria-agnese-a-roma-conferenza-sulla-siria/
2 http://www.amnesty.it/siria-deve-fermare-subito-bombardamenti-su-homs
3 http://www.ilpost.it/2012/05/28/lonu-condanna-la-siria-per-il-massacro-di-hula/ e https://www.pressenza.com/it/2012/06/xamnesty-indagax-in-siria-come-ovunquex-su-tutte-le-violazioni-dei-diritti-umanix-da-qualunque-parte-esse-avvenganox/
4 http://www.pressenza.com/it/2012/06/siria-il-massacro-di-hulax-un-riesame/
5 http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2006/09_Settembre/11/montefiori.shtml
6 http://lists.peacelink.it/pace/2012/07/msg00304.html
7 http://oraprosiria.blogspot.it/2012/03/mere-agnes-mariam-de-la-croix.html
8 http://www.haaretz.com/news/features/.premium-1.544616
“She believes the Assad regime is the only thing that can save Syria from a takeover by Al-Qaida, and that most Syrians support the present regime. This, she explains, is why Egyptian President Hosni Mubarak was toppled so quickly and why Assad is still holding his own.”
“In late 2011, she says, she began to understand two things: First, that there was no truth in the reports about a Syrian opposition that was committed to democratic principles; and, second, that the rebellion was being launched primarily by foreigners. At first, she recalls, they were referred to as unidentified forces; however, she points out, their real identity emerged a few months later.”
“In addition, she has visited hospitals and private homes in her efforts to collect evidence for the Mussalaha (Reconciliation) in Syria organization; she is the founder of the organization’s international branch.”
9 http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=1987
11 Sulla conta dei morti:
http://www.ansamed.info/ansamed/it/notizie/stati/siria/2013/10/01/Siria-ong-115-000-morti-marzo-2011_9391617.html e http://www.sirialibano.com/siria-i-numeri-della-repressione e
http://www.sirialibano.com/siria-2/guerra-in-siria-fonti-a-confronto.html
Sulle armi non convenzionali:
http://www.sirialibano.com/short-news/siria-la-sottile-linea-rossa.html e
Sulle barrel bombs:
Sulle cluster bombs:
12 http://nonviolenti.org/cms/news/337/238/SULLA-SIRIA-IL-NOSTRO-CHE-FARE/