“Ho accettato l’incarico con grande umiltà, promettendo di rinnovare il mio impegno. Prendo il testimone per continuare la corsa verso lo sviluppo, per migliorare le condizioni di vita dei miei concittadini. Dovremmo cercare di accelerare le azioni intraprese da un anno in un contesto internazionale segnato dalla crisi, quindi non facile”: sono queste le prime parole pronunciate da Aminata Touré, nominata primo ministro dal presidente Macky Sall che, poche ore prima, aveva ringraziato Abdoul Mbaye e la sua squadra di governo al completo.
Ministro della Giustizia nell’esecutivo uscente, la Touré, 51 anni, ha già avviato consultazioni e la composizione del nuovo gabinetto potrebbe essere annunciata in tempi brevi. Il nuovo capo del governo, una figura nota all’estero per il suo impegno a favore del rispetto dei diritti umani, ha già riconosciuto che i futuri ministri dovranno far fronte a diverse “sfide”. Allo stesso tempo, la Touré si è detta certa che “il Senegal ha i punti di forza ma anche gli uomini e le donne giusti per rispondere a queste sfide con dignità, lavoro e abnegazione”.
L’esponente del partito presidenziale Alleanza per la Repubblica (Apr) è la seconda donna a diventare primo ministro in Senegal: prima di lei, Mame Madior Boy aveva già ricoperto l’incarico tra il marzo 2001 e il novembre 2002. Laureata in economia internazionale presso università francesi e statunitensi, il nuovo capo del governo ha lavorato per anni in istituzioni dell’Onu prima di partecipare attivamente alla vita politica del suo paese, a partire dal 1993.
Il presidente Sall, in carica da 17 mesi, ha fatto della lotta alla corruzione e all’arricchimento illecito una delle priorità del suo mandato. Finora sono stati colpiti soprattutto personalità e collaboratori dell’ex capo di Stato, Abdoulaye Wade, rimasto al potere dal 2000 al 2012. Tra gli imputati eccellenti c’è anche suo figlio Karim, controverso ex-ministro dell’Energia. Nonostante le promesse della campagna elettorale, ancora oggi l’ex colonia francese è alle prese con carovita, disoccupazione e frequenti black-out, motivi di malcontento per i 13 milioni di cittadini che in maggioranza vivono nella povertà.