Domenica mattina migliaia di persone in più di 110 città di 36 Paesi nel mondo sono salite in sella alla propria bicicletta per partecipare alla prima “Pedalata Polare” della storia organizzata da Greenpeace per la campagna Save The Arctic. Dall’Inghilterra all’Argentina, dall’India all’Italia i “Difensori dell’Artico” hanno pedalato attraverso i luoghi più iconici delle proprie città. In Italia, migliaia di biciclette hanno percorso le strade di Bari, Catania, Milano, Napoli, Roma e Verona per ricordare a tutti l’urgenza di salvare l’Artico da colossi del petrolio come Shell e Gazprom.
“Con questa pedalata abbiamo portato i Difensori dell’Artico sulle strade di tutto il mondo per ricordare a Shell e agli altri giganti del petrolio che il movimento Save the Arctic sta crescendo e non si fermerà finché non cesseranno i piani di trivellazione al Polo Nord – afferma Cristiana De Lia, responsabile della campagna Mare di Greenpeace Italia –. L’Artico è importante per il clima terrestre e deve essere protetto per non mettere a rischio tutti gli abitanti del nostro pianeta”.
Un gigantesco orso meccanico grande quanto un autobus a due piani ha percorso le strade di Londra fino a raggiungere la sede internazionale della compagnia petrolifera Shell, mentre a Roma duemila ciclisti si sono riuniti in Piazza del Colosseo e hanno pedalato lungo un percorso che ha toccato i luoghi simbolo della capitale. A unirsi ai paladini dell’Artico, per sottolineare insieme a Greenpeace l’importanza di difendere questo fragile ecosistema, anche l’assessore alla Mobilità del comune di Roma, Guido Improta che ha aperto la pedalata. Mentre l’attore Paolo Briguglia, testimonial dell’evento, è salito in sella alla sua bicicletta per chiedere un santuario globale per l’Artico.
L’iniziativa di oggi si svolge in prossimità del raggiungimento del livello minimo annuale dei ghiacci artici. Nel 2012 è stato raggiunto il triste record del minimo storico dei ghiacci e, anche quest’anno, gli scienziati prevedono un nuovo allarmante livello che potrebbe essere tra i cinque più bassi della storia. A minacciare l’Artico non sono solo i cambiamenti climatici: l’assenza di ghiaccio ha aperto nuove vie di transito per la ricerca e l’estrazione di petrolio a latitudini estreme scatenando una vera e propria corsa all’oro nero.
“I ghiacci dell’Artico si stanno sciogliendo rapidamente davanti agli occhi di tutti: dove prima c’erano vaste distese di ghiaccio, ora c’è il mare aperto e le piattaforme delle compagnie petrolifere senza scrupoli stanno avanzando. Questa è un’emergenza planetaria e noi non staremo a guardare” – conclude De Lia.