Un teatro informale, sostenibile e partecipato.
Queste le parole chiave per un fiore che nei suoi mille colori ha visto attivarsi registi, attori, giuristi e tecnici dello spettacolo assieme ai tanti cittadini che hanno vissuto questa nascita come un’opera prima.
I petali sono cinquemila e come un fiore sboccia, rinasce e si svela tra le mille erbacce di un paese che calpesta la cultura senza pensarci.
Come un’opera s’installa nel cuore di Roma come fosse una scultura partecipata, un viaggio condiviso in cui il rapporto tra attore e spettatore si rende fluido e fruibile.
Uno spazio dove ciò che è invisibile diventa palpabile. Qualcosa che non si mangia, vero… ma si assapora, si sfiora, si bacia.
Di fronte alla nebbie nichiliste che sviliscono l’anima rendendo i fiori appassiti, ci sono luoghi come il Teatro Valle Occupato, Teatro Marinoni, Nuovo Cinema Palazzo, Teatro Rossi Aperto, La balena, Teatro coppola, Teatro Garibaldi che danno luce a quei petali perché ne intravedono la ricchezza e le possibilità.
Se la bellezza può essere intesa come il luogo in cui si manifesta il bene, come dice Platone,
allora il Valle è uno spazio aperto al manifestarsi del bene comune.