di Nanni Salio
Che cosa dire sulla vicenda siriana che non sia già stato detto più volte?
Eppure non possiamo tacere.
Ancora una volta assistiamo alla manipolazione dell’informazione, all’impossibilità di una verifica veritiera dei fatti e all’unica scelta, già programmata, da parte dei paesi occidentali di intervenire soltanto sul piano militare, contribuendo a creare danni ancora maggiori rispetto a quelli che gà sono stati creati.
Tutti gli appelli, le analisi, le proposte avanzate dai movimenti per la pace per una soluzione nonviolenta della crisi sia da parte di gruppi locali (Mussalaha) sia di noti studiosi e esponenti della ricerca per la pace (Johan Galtung), sono cadute nel vuoto.
La questione siriana si inserisce nel più ampio gioco geostrategico globale e nella grande crisi sistemica che ha investito il mondo intero.
I paragoni con le crisi del secolo scorso (prima guerra mondiale, grande depressione, seconda guerra mondiale) sono impressionanti e non lasciano presagire nulla di buono. Rispetto a quegli anni è cresciuto enormemente il potere distruttivo e autodistruttivo dell’umanità minacciata dal complesso militare-industriale-tecnocratico- mediatico che sta mettendo a repentaglio l’intera civiltà umana e la vita stessa su questo pianeta.
I movimenti per la pace e per la nonviolenza hanno dimostrato di essere in grado in varie circostanze di affrontare e risolvere crisi e conflitti profondi senza ricorrere alla violenza (Gandhi, King, Mandela), ma per affrontare l’attuale crisi globale è necessario che si organizzino su una scala transnazionale, che permetta loro di incidere a monte, prima che i progetti imperiali di dominazione creati negli oscuri meandri delle strutture di potere si traducano in realtà.
L’umanità possiede un enorme potenziale di cambiamento positivo che deve e può essere attivato dalla collaborazione della miriade di movimenti già attivi nei vari campi (diritti umani, sostenibilità ambientale, nonviolenza, economia alternativa) per costruire un “movimento di movimenti” capace di avviare a soluzione i grandi problemi con un approccio sia dal basso, sia dall’alto, attraverso profonde riforme istituzionali.
Così come in altri momenti bui della storia umana (nazifascismo, guerra fredda) anche oggi è necessario che soprattutto le giovani generazioni si ribellino e utilizzino il meglio delle conoscenze di azione diretta nonviolenta per il cambiamento sociale necessario a dar vita al “punto di svolta” dell’umanità intera.
Senza perderci d’animo di fronte alle difficoltà, uniamo le nostre forze in un quotidiano impegno creativo, costruttivo e concreto.
Parafrasando il Mahatma Gandhi, “ciascuno di noi sia il cambiamento che vuole vedere nel mondo!”