L’ex vicepresidente Mohammed el Baradei, dimessosi in polemica con la violenta repressione dei sit-in dei Fratelli Musulmani al Cairo lo scorso 14 agosto, sarà processato per “tradimento” il prossimo 19 settembre. Lo hanno reso noto fonti giudiziarie nella capitale egiziana secondo cui contro l’ex capo dell’agenzia atomica internazionale (Aiea) e premio Nobel per la pace è stata depositata una denunica da un professore dell’Università di Helwan.
El Baradei, leader del Fronte di salvezza Nazionale (Fsn) si trova a Vienna da due giorni e non è chiaro se intenda rientrare in Egitto. Di sicuro le accuse nei suoi confronti costituiscono un duro colpo per l’ala riformista e liberale che aveva sostenuto il colpo di stato dei militari e la deposizione dell’ex presidente Mohammed Morsi.
La notizia della sua incriminazione giunge mentre nel paese è in atto un rastrellamento dei leader più influenti della Fratellanza musulmana, che ha visto l’arresto di alcuni principali esponenti della confraternita. Ieri è stata la volta di Mohammed Badie, guida spirituale della Fratellanza, accusato di essere tra i sobillatori delle manifestazioni in piazza al Nahra e Rabaa al Adawiya al Cairo.
Questa mattina all’alba inoltre è stato arrestato a Marsa Matruh anche Safwat Hegazy, imam e predicatore televisivo, sostenitore di Morsi, ricercato da oltre un mese.
Per cercare di far fronte ad una situazione che diventa sempre più preoccupante e, nel caso, prendere provvedimenti per l’Egitto, i ministri degli Esteri europei si riuniranno oggi a Bruxelles su invito del Commissario Catherine Ashton.
Per non discostarsi troppo dalle decisioni dell’Alleato americano, comunque, sembra che gli ambiti di intervento allo studio dell’Europa riguarderanno soprattutto il versante economico e in particolare i 5 miliardi promessi per sostenere un processo democratico in evidente difficoltà. Una misura che comunque non riuscirebbe ad esercitare alcuna influenza, dato che i paesi del Golfo, Arabia Saudita in primis, hanno dichiarato di essere pronti a compensare qualsiasi taglio degli aiuti occidentali ai militari.
Secondo cifre in circolazione sulla stampa egiziana, Riad e gli Emirati hanno già finanziato all’amministrazione ad interim guidata dal presidente provvisorio Adly Mansour, 8 miliardi di dollari, il Kuwait 4 miliardi. Sul fronte opposto invece Qatar e Turchia, che durante i 12 mesi della presidenza Morsi, hanno prestato rispettivamente otto e due miliardi ai Fratelli Musulmani.