In Darfur la protezione della popolazione civile deve avere la priorità
In considerazione della crescente violenza nel Sudan occidentale, l’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) chiede alla comunità internazionale di aumentare e migliorare la tutela della popolazione civile nel Darfur. Gli attacchi aerei, gli stupri di donne e ragazze, la mancanza cronica di cibo, acqua e medicinali, l’espulsione di cooperanti stranieri, il blocco dei convogli dei caschi blu dell’UNAMID e gli scontri armati tra diversi gruppi trasformano la già difficile vita di circa 7,2 milioni di persone profughe di guerra in un inferno. La comunità internazionale deve immediatamente impegnarsi per porre fine agli attacchi aerei dell’aviazione sudanese contro la popolazione civile del Sudan occidentale e a favore di una reale tutela della popolazione civile e dei profughi. La comunità internazionale deve inoltre sostenere con maggiore forza i processi di pace locali per ridurre e porre fine agli scontri tra diversi gruppi etnici in lotta tra loro.
Negli scorsi quattro giorni sono state uccise più di 300 persone appartenenti alle popolazioni arabe dei Rizeigat e dei Maalia. Queste popolazioni che tradizionalmente vivono da nomadi nel Darfur occidentale sono in lotta per il bestiame e il controllo dei pascoli. Molti di loro hanno fatto parte delle famigerate milizie Janjaweed le quali, a partire dal 2003, avevano partecipato al genocidio di almeno 400.000 Darfurini. Oggi gli ex-miliziani si trovano in lotta tra loro e si accusano a vicenda di “pulizia etnica” per il controllo dei pascoli e del bestiame. L’APM è preoccupata per la crescente spirale di violenza e impunità. Le milizie etniche del Darfur, a suo tempo armate dal governo sudanese e impiegate nel genocidio del Darfur, sono oggi fuori controllo e formano quasi uno stato nello stato. Lunedì 12 agosto un gruppo di Maalia ha addirittura tentato di uccidere il governatore del Darfur Occidentale Abdel Hamid Musa Kasha in opposizione al governo sudanese che non sarebbe capace di garantire la loro sicurezza.
Oltre ai gravi scontri armati tra gruppi arabi e/o arabizzati, il governo di Khartum sta sferrando una serie di attacchi aerei arbitrari che colpiscono la popolazione civile nelle montagne di Jebel Marra. Un bombardamento dello scorso 11 agosto ha causato nove morti civili, tra cui due bambini di sette anni. 17.000 persone sono finora fuggite dalle loro case nel tentativo di mettersi in salvo dai bombardamenti nelle montagne di Jebel Marra.
La situazione catastrofica nei campi profughi, la cronica mancanza di tutto, i danni provocati dalle piogge torrenziali e i forti ostacoli posti dalle autorità ai cooperanti internazionali rendono la sopravvivenza della popolazione civile sempre più ardua. In agosto 2013 le autorità sudanesi hanno rifiutato il rinnovo dei permessi di lavoro di 20 su 37 collaboratori stranieri dell’UNHCR, l’organizzazione dell’ONU per i profughi, nonostante il numero dei profughi in Darfur sia cresciuto di 300.000 persone dall’inizio dell’anno ad oggi.