Due fatti di questi giorni la dicono lunga sullo stato della nazione, molto più di tante disquisizioni. E non è questione di “limiti superati” o di qualcuno che ha “sbagliato”, poiché i protagonisti delle vicende sono il vicepresidente del Senato e ex Ministro di quel partito, la Lega, che governa mezzo Nord (Lombardia, Piemonte e Veneto) e il Ministro degli Interni in carica, che rappresenta il partito e la persona di Silvio Berlusconi. Ma andiamo con ordine, richiamando a memoria i fatti.
Fatto n. 1. Roma, fine maggio. Con una velocità procedurale mai vista e con un dispiegamento di forze dell’ordine degno di un’operazione contro Al Qaeda vengono prima catturate e poi espulse la moglie e la figlia del principale dissidente kazako, che vive in esilio a Londra. Tutta la vicenda è illegale, poiché Alma Shalabayeva e sua figlia Alua non potrebbero essere espulse e per giunta l’operazione è stata sollecitata dall’ambasciata del Kazakistan, che ha contattato direttamente il capo gabinetto del Viminale.
Il Ministro Alfano dichiara che non ne sapeva nulla (e così dice anche il Ministro degli Esteri, Bonino), nonostante il coinvolgimento diretto dei massimi livelli dirigenziali del Ministero e della Polizia di Stato e la mobilitazione di mezza Questura di Roma.
Rimane il fatto che grazie a questa operazione la moglie e la figlia di uno dei principali oppositori sono ora ostaggi del dittatore kazako, Nursultan Äbiþulý Nazarbaev. Forse vi chiederete cosa c’entri il governo italiano con il tiranno kazako. Ebbene, non lo so, ma so che Nazarbaev e Berlusconi si considerano “amici” e che Alfano è il rappresentante di Berlusconi nel governo, nonché il capo supremo di coloro i quali hanno gestito l’espulsione lampo…
Fatto n. 2. Treviglio, 13 luglio, festa della Lega Nord. Roberto Calderoli fa il suo comizio e, ovviamente, non ce la fa a non dedicarsi a uno dei principali sport leghisti di questi tempi, cioè insultare il Ministro dell’Integrazione Cécile Kyenge. Ha detto che lei assomiglia a un “orango”. Poi si è scusato, però e ha spiegato che non voleva offenderla e che “citare l’orango era un giudizio estetico che non voleva essere razzista” (vedi intervista Corsera di oggi)…
Già, Calderoli ha voluto strafare visto che Bossi gli aveva appena dato del “democristiano” e così avrà pensato che bisognava tornare ai bei vecchi tempi, in cui lui mostrava in Tv magliette anti-Maometto e si dedicava a cose edificanti come organizzare il Maiale Day contro le moschee. Ma il punto non è questo, bensì il fatto che lui sta facendo esattamente la stessa cosa che fa tutta la Lega, sin dall’annuncio della nomina a Ministro di Cécile Kyenge. Ebbene sì, da ben prima che Kyenge potesse iniziare a parlare di ius soli o di altre proposte politiche, perché in realtà il peccato originale e imperdonabile è il colore della sua pelle. Appunto, come dice Calderoli, “è un giudizio estetico”!
Infatti, la Lega non si è scandalizzata più di tanto e Salvini si è limitato a dire che in realtà il problema sono i giornalisti che ne parlano, mentre il Presidente lombardo, Maroni, ha pensato bene di sottolineare che Calderoli si era scusato (sic).
Ebbene, questo è il breve riepilogo dei fatti, che ovviamente già conoscevamo. Ma è sempre bene metterli in fila, così non corriamo il rischio di sottovalutarli. Il quadro d’insieme che ne viene fuori è desolante, perché ci parla dell’Italia di questi tempi, delle macerie del ventennio berlusconiano-leghista e delle poco magnifiche sorti dei governi delle larghe intense.
Non me ne frega nulla del paese normale di veltroniana memoria, vorrei semplicemente un paese che recuperi un minimo di dignità. Un posto dove gente che si comporta come Calderoli o Alfano venga cacciata via dalle responsabilità pubbliche, senza tanti bla bla bla, come se fosse una cosa normale.
Temo, ahimè e ahinoi, che anche un minimo di dignità oggigiorno sia merce rara…
P.S. A proposito, ho fatto un giro sul blog di Beppe Grillo, dove a volte si trovano cosa interessanti e utili, altre volte un po’ meno. C’è qualcosina sulla vicenda kazaka, ma sugli insulti di Calderoli a Kyenge, nulla. Neanche una parola, almeno fino al momento della pubblicazione di questo post. E penso che non sia una cosa bella e che, anzi, faccia parte del problema.