Mercoledì 3 luglio 2013 un tribunale turco ha confermato di aver annullato il controverso progetto di trasformazione di piazza Taksim, nel centro di Istanbul, dopo le enormi manifestazioni che si sono succedute in tutto il paese per quattro settimane.

Nonostante sia possibile ricorrere in appello, il primo ministro turco, Recep Tayyip Erdogan, principale bersaglio delle proteste, ha dichiarato già dal 14 giugno che il suo governo avrebbe rispettato la decisione finale della giustizia.

Il tribunale ha cancellato il piano, che aveva l’obiettivo di convertire il sito storico di Taksim in un monumento all’Impero Ottomano, con la motivazione che la popolazione locale non era stata consultata al riguardo.

Secondo la corte, i piani per trasformare la piazza violano le norme di “conservazione”, visto che avrebbero comportato il taglio di alberi e l’eliminazione del confinante parco Gezi.

La decisione del governo turco riguardo a Taksim, così come la costruzione di un centro commerciale vicino alla piazza ha scatenato in tutto il paese manifestazioni pacifiche, che si sono poi trasformate in proteste di massa contro l’autoritarismo di Erdogan.

Come conseguenza della repressione di queste proteste, varie persone, tra cui un poliziotto, hanno perso la vita, 7.500 sono rimaste ferite e varie centinaia sono state arrestate.

 Traduzione dallo spagnolo di Anna Polo