Non solo possono, devono. La memoria storica è un dovere etico e morale
Il libro coniuga il tuo impegno per la nonviolenza e l’approfondimento e la ricerca nell’ambito pedagogico. Come si sono intrecciati questi tuoi percorsi?
L’impegno per la nonviolenza nasce dall’incontro con diverse realtà associative e centri di ricerca che si occupano di tematiche collegate all’attivismo per i diritti civili e umani, per la pace, l’ecologia e l’ambiente, il disarmo, l’obiezione di coscienza alle spese nucleari e militari. L’interesse per la pedagogia deriva invece dal percorso di studi che ho intrapreso dapprima presso l’Università Statale e poi presso l’Università Bicocca di Milano. Penso che la pedagogia interculturale sia lo strumento della nonviolenza per inverare, tramite la forza delle idee e della verità, i principi costituzionali della pace, della democrazia, della giustizia sociale, fondamenti valoriali che sono stati sanciti nella Costituzione dalle nostre madri e dai nostri padri partigiani e costituenti, in seguito alla Lotta di Liberazione contro il nazifascismo, tramite la Resistenza Partigiana che fu un movimento attivo per ottenere la pace, sul predominio del terrore del regime e della dittatura tirannica e oscurantista del nazifascismo. Attualmente gli apparati burocratici statali sono ancora intrisi di retaggi fascisti, per questo il mio impegno è volto a portare a tutti un messaggio di contenuto sui valori della legalità, della giustizia sociale, della pace, attraverso l’attivismo della testimonianza diretta e indiretta sul significato dell’Antifascismo. Per questi motivi sono coautrice, insieme con Fabrizio Cracolici, Presidente A.N.P.I. (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) della sezione di Nova Milanese, del libro “Un racconto di vita partigiana. Il ventennio fascista e la vicenda del partigiano Emilio Bacio Capuzzo”, edito anch’esso da MIMESIS.
Hai ribadito con forza il dovere di ricordare la Shoah: è perché ti sei accorta di quanto sia difficile, oggi, trasmettere la Memoria?
Sento vicino il tema della Shoah perché mi pongo in dovere di comunicare una tragedia della storia che purtroppo si reitera e si ripresentifica nelle vicende umane attuali e passate. Occorre pensare ai genocidi dell’Africa (Rwanda, Congo, Nigeria, Somalia eccetera) e alle cosiddette e surrettizie “guerre umanitarie”, chiamate anche “guerre preventive” e ipocritamente “missioni di pace”, che provocano sempre genocidi e stillicidi e sono manovrate dai vertici dei poteri mondiali e internazionali.
Attualmente trasmettere la Memoria Storica alle nuove generazioni è un dovere etico oltre che morale. Conoscere e insegnare la Storia è un compito importante. Una missione. La storia deve essere trasmessa in modo completo ed esaustivo. Non solo gli eventi e le conclusioni, ma anche fondamentale è spiegare le cause e i processi che hanno condotto e che conducono da sempre i popoli e le civiltà a innescare conflitti bellici ed instaurare rapporti violenti. Il fascismo è ancora presente nella società contemporanea, basti pensare all’insorgenza di istituzioni come Casa Pound, le Skin House, i movimenti come Alba Dorata in Grecia; pensiamo all’insorgere e al riemergere dei miti della razza e dei mitologemi dell’eroe e della violenza, che sono espressioni di una prepotenza che è incarnata per esempio dalle logiche capitaliste e iperliberiste dell’alta finanza e dei mercati finanziari che detengono il potere e il monopolio di molti, nelle mani di un’oligarchia di privilegiati. La crisi attuale ingenera quindi dinamiche di violenza tra prevaricatori da una parte e capri espiatori dall’altra, identificati nei più deboli, nei diversi, negli emarginati, negli ultimi della terra, di cui tutti siamo parte, nel tessuto comunitario, nel contesto sociale e nel mondo.
La scuola è sempre più al centro di dibattiti e polemiche. Pensi che attualmente sia preparata a gestire l’incontro con il diverso?
La scuola è da sempre il crogiolo delle diversità e il punto focale dell’incontro con l’altro. Per questo motivo negli anni la Scuola è stata volutamente depauperata e svilita dai governi di potere, che vogliono minimizzare gli ambiti di confronto e di incontro delle minoranze, delle diverse etnie, o semplicemente delle persone che si vogliono incontrare e legittimamente “scontrare” su valori di fondo, su significati, perché il dialogo tra le differenze e le diversità è il fulcro della democrazia, in contesti di vita sociali e comunitari, i cui attori rivendichino istanze di uguaglianza e giustizia sociale.
”Siamo tutti migranti nelle nostre ansie, angosce e paure, alla ricerca di un senso e di un significato per l’esistenza”. La migrazione, scrivi, è anche esperienza conoscitiva di sé…
La migrazione purtroppo è il risultato di politiche di sperequazione e di squilibri sociopolitici nella gestione dei beni comuni e della cosa pubblica da parte dei governi di potere. Siamo tutti migranti o potenziali migranti, perché tutti viviamo il disagio di una civiltà troppo arroccata sull’individualismo, la sete di successo e di potere, l’egoismo: tutti fattori che limitano l’esigenza dell’incontro, del confronto con l’altro, dello scambio vicendevole nel dialogo, che non deve mai essere un duello, ma un’occasione di gestione delle conflittualità con l’altro, con la sua identità e interiorità, da ripartecipare nei contesti di vita quotidiani nelle occasioni comunitarie di confronto e di apprendimento.
Dialogare con il diverso non è facile, ma spesso anche con i propri “simili” basti pensare a quanto spesso tra donne non ci sia collaborazione o peggio si entri in competizione. Cosa pensi a questo riguardo?
Siamo tutti diversi nei nostri caratteri, nelle specificità che ci identificano, ma siamo tutti uguali sul piano dei diritti civili e umani. Questo concetto occorre ribadirlo sempre con fermezza. Purtroppo la società patriarcale, basata sul potere dell’”Uomo forte”, sull’effimero dell’apparenza e del virtuale, conduce allo scarso riconoscimento del valore della differenza di genere e del contributo femminile nella storia della nostra civiltà. I massmedia tendono a svilire la donna, ad assoggettarla e strumentalizzarla come oggetto di piacere, nei confronti dell’”Uomo forte” che prevale sempre. Questa dinamica può creare competizione perché si tende a raggiungere e ad emulare l’uomo nella sua visibilità sociale, nella sua presunta autorità, anche da parte delle donne, che invece sono sempre state estranee ai contesti del potere, nel corso della Storia.
Per questo motivo apprezzo e cerco di favorire il valore dell’amicizia tra donne, perché è sempre fonte alternativa di una ricchezza in più per favorire una quotidiana Rivoluzione “dal basso” culturale, nonviolenta e femminile, che dovrà assumere connotati universali.
In futuro, su cosa vorrai impegnarti?
In collaborazione con l’Amministrazione Comunale di Nova Milanese, con la città di Bolzano, con l’ A.N.P.I., con il presidente della sezione locale, Fabrizio Cracolici, stiamo lavorando alla digitalizzazione ed alla valorizzazione dell’Archivio Storico Audiovisivo della Memoria, del progetto “Per Non Dimenticare”. Questo archivio comprende oltre 200 videotestimonianze di deportati civili per motivazioni politiche e razziali nei campi di concentramento e di sterminio nazifascisti. Un obiettivo è promuovere questo importante progetto tramite la raccolta di testimonianze dirette e indirette sul valore della Memoria Storica della Resistenza, della Deportazione e della Liberazione, anche attraverso i canali multimediali come Youtube (www.youtube.com/lauratussi è il nostro Canale Video), Internet e Facebook.
In cantiere ci sono altri progetti e varie pubblicazioni, per esempio, con la Rivista CEM Mondialità dei Padri Missionari Saveriani di Brescia (con sede a Parma), con la rivista Rassegna dell’Istruzione, edita da Mondadori-Le Monnier, in collaborazione con il M.I.U.R. (Ministero dell’ Istruzione dell’Università e della Ricerca) e con altre realtà editoriali.