Sarah Olsson, giornalista svedese di 24 anni incarcerata ad Istanbul durante le manifestazioni del Parco Gezi, incontra la famiglia commossa all’aeroporto di Arlanda, dopo essere stata trattenuta in carcere per tre giorni in Turchia.
“Sono molto, molto stanca… e sono triste perché non doveva finire in questo modo… Avevo un’opinione migliore della Turchia” sono le prime parole di Sarah. Si trovava in Piazza Taksim sabato 29 giugno per fotografare e documentare le proteste, quando è stata arrestata dalla polizia senza spiegazioni. Adesso vuole portare avanti la causa.
“Mi sono ritrovata spinta contro un muro assieme ad altre dieci persone, mentre piovevano proiettili di gomma… Alzo lo sguardo e vedo tre poliziotti a pochi metri da me che sparano… Ho un amico davanti a me, arriva un poliziotto che comincia a picchiarlo con il bastone. Quindi mi bloccano le mani e mi spingono a terra.”
Nell’intervista rilasciata al canale televisivo svedese Expressen Sarah descrive così le condizioni penitenziarie: ”Mi trovavo in una cella senza sbarre e senza luce. L’unica luce era quella del corridoio… C’erano due materassi blu di plastica… E’ stato difficile da un punto di vista psicologico. Non sapere l’ora… non poter andare in bagno quando ne avevo bisogno… non poter avere l’acqua quando mi serviva… Non sapere di che cosa mi accusavano e per quanto tempo mi dovevano tenere lì… Se sapevano o no della mia situazione all’ambasciata svedese, ecc. Questo è stato duro… Solo ieri mattina ho saputo che sospettavano che avessi partecipato alle dimostrazioni e incoraggiato altri a partecipare, che avessi urlato slogan e bestemmie contro la polizia e contro il presidente”.
Quando l’intervistatrice le chiede che cosa vuole fare adesso, Sarah Olsson risponde così: ”Intendo portare avanti il processo in un tribunale superiore e chiamare in causa il governo della Turchia per avermi sottratto la libertà e per avermi espulsa… Non mi è più consentito tornare in Turchia per un anno e la mia idea era quella di tornare il prima possibile… Farò di tutto per poterlo fare.”
Traduzione dallo svedese a cura di Rickard Olsson
L’intervista è stata ricavata da questo servizio: http://www.