I cittadini bulgari contro mafia e corruzione: si potrebbero sintetizzare così le proteste contro il governo, guidato dal leader socialista Plamen Oresharski, che ormai da un mese si tengono tutti i giorni nella capitale bulgara.
Quello che sta succedendo a Sofia (ma le persone sono scese in piazza anche in altre città, come Varna, Burgas e Plovdiv) è molto diverso dalle proteste e dalle rivolte in atto in altri Paesi come Turchia, Egitto e Brasile, ma anche dalle varie manifestazioni di dissenso a cui spesso assistiamo nelle grandi città: oltre alla natura pacifica della proteste – solo giovedì scorso qualcuno ha tentato di sfondare il cordone formato dai poliziotti a protezione della zona vicino al Parlamento, con il risultato di danneggiare il cancello d’entrata di un ristorante ( Video ) – a colpire, oltre alla mancanza di una struttura organizzativa e di leaders (non ci sono partiti, movimenti o gruppi, ma solo liberi cittadini), sono la perseveranza dei manifestanti e la loro composizione: tantissime famiglie con bambini appresso, giovani e anziani mescolati insieme. Quasi tutti sventolano la bandiera nazionale o hanno un braccialetto degli stessi colori, oppure un fischietto. Tantissimi i cartelli colorati con scritte, o quelli satirici, e poi i tamburi, i canti e le danze. Ma soprattutto il sorriso e una forte convinzione che non si tramuta però in rabbia e odio: tutti ripetono, giorno dopo giorno – qualche centinaio la mattina per il “caffé davanti al Parlamento” e decine di migliaia la sera dalle 18,30 in poi, prima di fronte al palazzo ministeriale, sede dell’esecutivo, poi per le strade del centro – gli stessi slogan: “Dimissioni”, “Partito socialista spazzatura”.
Ce l’hanno con il premier, colpevole di aver tentato di assegnare senza una vera discussione in Parlamento l’importante carica di capo dell’Agenzia per la Sicurezza Nazionale (DANS) al trentatreenne Delyan Peevski, figlio della potente imprenditrice Irena Krasteva e già in passato travolto da scandali e accuse di corruzione. Vogliono le dimissioni di un esecutivo – in carica da fine maggio dopo le elezioni – che sentono distante e disattento ai veri problemi del Paese: ma in realtà il malcontento arriva da lontano e ciò che reclamano è la pulizia di tutta la classe politica, accusata di essere corrotta, di anteporre i propri interessi a quelli della cittadinanza, di favorire imprenditori potenti collegati alla criminalità organizzata. Definiscono buona parte dei loro rappresentanti un’oligarchia, che non è stata capace, finita l’epoca del comunismo, di portare il Paese ad una vera modernità, di non rendere possible una piena democrazia, di non essersi impegnata per sviluppare l’economia e il benessere dei cittadini (il salario medio si aggira sui 400 euro al mese, e molti di coloro che scendono in piazza, spesso definiti come la “classe media ”, riescono sì a sopravvivere, ma non potendo permettersi molto più del minimo sostentamento).
Nonostante l’instancabile voglia di farsi sentire, il governo non sembra intenzionato a cedere di un millimetro, ed anche l’ appello di qualche giorno fa lanciato dagli ambasciatori in Bulgaria di Francia e Germania, che hanno detto che “la voce della società civile deve essere ascoltata” perché “il modello oligarchico è incompatibile con la presenza del Paese nell’Unione Europea”, sembra destinato a rimanere inascoltato. Come ha spiegato la scrittice Iveta Cherneva in un’intervista ad Euronews , il partito socialista bulgaro (BSP) è “un diretto discendente del vecchio partito Comunista, e da quello ha ereditato il bagaglio, perché il modo di operare è centrato sulla visione centralizzata dello Stato” (e del potere). “Hanno detto apertamente che il fatto che la gente protesti non è un motivo valido per dimettersi. I leaders nelle vere democrazie si dimettono per molto meno: ma questo è il loro modus operandi, che rivela il loro stile e la loro mentalità. Però i cittadini bulgari non possono più sopportare tutto questo”, ha spiegato.
Cosa accadrà in futuro è difficile da immaginare: ma se la leadership del partito Socialista appare difficile da sovvertire anche in caso di nuove elezioni , a colpire è che ad un mese dall’inizio delle proteste il numero dei manifestanti tende a rimanere stabile se non addirittura ad aumentare.