L’assunzione di 10.000 medici, più o meno il numero di quelli che hanno marciato nelle ultime settimane con le folle scese in piazza in gran parte del Brasile, per coprire i posti vacanti nelle regioni periferiche e isolate del paese: è quanto ha annunciato il ministro della Sanità, Alexandre Padilha, presentando il programma ‘Mais Médicos’ (più medici), la risposta del governo di Dilma Rousseff a una delle istanze sollevate da centinaia di migliaia di brasiliani nei cortei della seconda metà di giugno.
Il contratto di base offerto dall’esecutivo prevede una durata di tre anni per servizi da svolgere principalmente nel nord dell’Amazzonia, presso le comunità indigene e le regioni povere del nord-est. “Nel caso in cui i posti non saranno coperti da medici brasiliani cercheremo di farlo con medici stranieri” ha detto Padilha, precisando che “il ministero non ha pregiudizi verso alcun paese che forma bene i suoi medici”. Il riferimento è alla polemica sorta con i medici cubani, criticati dai colleghi brasiliani che li accusano di non avere i requisiti accademici richiesti da Brasilia. Secondo il quotidiano Folha di San Paolo i cubani infine saranno messi da parte, dando priorità a spagnoli e portoghesi.
Secondo dati ufficiali, il Brasile soffre una grave mancanza di personale nel settore sanitario, appena 1,8 medici ogni 1000 abitanti, contro i 3,2 dell’Argentina, i 3,7 dell’Uruguay, i 3,9 del Portogallo, i 4 della Spagna. “Se volessimo avere ora la stessa proporzione di medici che ha il Portogallo ne necessiteremmo 400.000” ha sottolineato Padilha. Il programma ‘Mais Médicos’ prevede investimenti per 7,2 miliardi di dollari e la costruzione di 818 ospedali e centri di assistenza. Obiettivo finale è incrementare il numero dei medici brasiliani passando dagli attuali 374.000 a 600.000 nel 2026.