Il progetto della Jak Bank Italia entra nel vivo dopo tanti mesi di lavoro. Abbiamo così contattato ancora una volta Enrico Longo, presidente del comitato promotore della Banca Popolare Jak Italia, per un aggiornamento sul suo stato di avanzamento, ma anche per porgergli una serie di domande pervenuteci dai lettori attraverso il nostro giornale.
Ci eravamo lasciati in gennaio, con il progetto JAK in pieno fermento e in una fase operativa, cosa è successo in questi ultimi mesi?
In questi ultimi mesi abbiamo revisionato il nostro business plan, in virtù della modificata normativa di Banca d’Italia, e, sulla base del documento aggiornato, è stato concluso il lungo lavoro di osseverazione da parte del revisore legale dei conti. Ora abbiamo, dunque, completato la maggior parte della documentazione da depositare presso Consob per richiedere l’autorizzazione a raccogliere il capitale della futura Banca, e la nostra avventura entra nel vivo.
Inoltre abbiamo continuato ad organizzare incontri di diffusione in tutta Italia, abbiamo organizzato, e fatto, la terza Jak School, nel mese di febbraio (e la quarta è stata programmata per il mese di luglio).
Abbiamo continuato a costruire la nostra rete con molte realtà in tutto il Paese e, da poche settimane, lanciato, come associazione culturale, la campagna di donazioni al fine di coprire tutte le spese relative alla chiusura di questo step e all’avvio di quelle seguenti (tutti i dettagli sul sito di Jak Italia)
Molti lettori si sono mostrati interessati e stimolati dall’idea di business sociale lanciato da JAK bank Italia, ma in tanti richiedono maggiori dettagli, delucidazioni e approfondimenti. Il Cambiamento ha raccolto le principali richieste provenienti dai lettori. Vengono chiesti maggiori chiarimenti sull’affidabilità e la sicurezza che il modello JAK assicurerebbe e sulle garanzie che riuscirebbe a fornire ai soci membri che decidono di partecipare a tale sistema. Se si tratta di un sistema amministrativo che non mira a creare plusvalore, come vengono coperte le spese ed i costi operativi? Quali fondi verrebbero utilizzati per pagare tasse di esercizio e costi di infrastruttura?
Innanzitutto riteniamo necessario precisare che le banche tradizionali, con il margine d’interesse (ossia con i ricavi derivanti dalla differenza tra tassi attivi ricevuti dai soggetti finanziati e tassi passivi pagati ai correntisti e clienti) non sopravvivono semplicemente, ma mirano alla massimizzazione del profitto; Jak Italia, nel rispetto del modello di riferimento svedese, si configurerà come una banca che avrà l’obiettivo di coprire le spese ed ottenere un utile minimo, atto a pagare gli investimenti necessari. Jak Italia, inoltre, non dovrà distribuire dividendi (o altre forme di remunerazione) agli azionisti.
In secondo luogo, oltre ad avere necessità di entrate inferiori alle banche tradizionali, avrà anche una struttura di costi più snella, avrà minori costi, poiché:
– i costi del personale e per gli amministratori saranno contenuti ai limiti di legge: il rapporto tra lo stipendio più basso e quello più alto non supererà il rapporto di 1 a 3;
– Jak Italia non avrà filiali, ma un ufficio operativo, e opererà tramite sistemi di home e phone banking. Ciò consentirà notevoli riduzioni di costi di struttura. Inoltre, i volontari dell’associazione culturale garantiranno la relazione diretta con tutti i futuri soci della banca;
– un’operatività semplificata (solamente conti correnti e depositi, e nessun tipo di strumento finanziario) ridurrà le esigenze di personale e i costi informatici (tra le voci di costo più dispendiose per una banca);
– il ruolo dell’associazione culturale avrà un impatto sui costi, soprattutto per le spese di pubblicità, promozione e rappresentanza, di norma molto elevati per le banche;
In sintesi, i ricavi deriveranno dalle quote annuali di gestione dei soci (stimate in 30 € “all inclusive”), dal costo del servizio per chi richiederà un finanziamento (nel nostro business plan stimato nella misura del 2,5% della somma finanziata) che servirà a pagare il personale impegnato nell’evasione delle pratiche e nella gestione delle stesse; infine, un’ultima quota di ricavi deriverà della remunerazione dell’investimento del capitale sociale della futura Banca. In base alle analisi del nostro business plan, che, come detto, è stato asseverato dal revisore legale dei conti, tali ricavi saranno sufficienti a coprire i costi di gestione e sviluppo, garantendo un utile minimo.
Nel modello si parla anche di commissione per costi operativi/amministrativi, parametri correttivi sui punti risparmio, post-risparmio, come si può esprimere tutto ciò in maniera semplice per tutti, concisa e rassicurante?
Come reagirebbe una persona se, dopo aver mangiato al ristorante, chiedendo il conto gli si dicesse che non deve pagare nulla, che è gratis. Come reagirebbe una persona se un concessionario volesse regalargli un’automobile? Probabilmente penserebbe a qualche truffa o, in ogni caso, a qualcosa di non sostenibile. Jak Italia potrà mantenere la propria struttura perché tutti i soci contribuiranno pagando esclusivamente il costo del servizio, che sia il servizio di conto corrente, o di finanziamento, perché delle persone lavoreranno per questo. Jak rifiuta il concetto degli interessi, ma non offrirà un servizio “gratuito”.
Per quanto riguarda i Punti risparmio: il sistema dovrà auto-sostenersi e mantenersi in equilibrio; in periodi di forti richieste di prestiti e ridotte somme in deposito sui conti correnti, la scelta sarà tra ridurre il coefficiente per i punti risparmio accumulati (invece di 1 punto per 1 euro, 0,9 o 0,8 per un euro) oppure concedere meno finanziamenti. Anche in questo caso, tale scelta sarà appannaggio dell’assemblea dei soci.
Infine, in merito al Post-Risparmio, dal momento in cui Jak Italia non si finanzierà presso altre banche, essi serviranno proprio per mantenere la liquidità e poter concedere sempre nuovi prestiti. Ovviamente il modello Jak prevede il caso in cui la parte di post-risparmio, per il socio finanziato, sia troppo elevata (perché il socio ha depositato poco, o per poco tempo, in base all’importo del finanziamento richiesto).
In questi casi Jak Italia metterà in moto diversi strumenti di supporto o tutela:
– innanzitutto, per chiedere un finanziamento sarà necessario avere pre-risparmiato per almeno 3 mesi; ciò consentirà un accumulo minimo di punti. Inoltre fa comprendere che Jak è un modello in cui dovrà vigere la reciprocità affinché possa mantenersi nel tempo;
– in caso di necessità, sarà buona prassi (ed è così in Svezia) chiedere ad altri soci di donare una parte di punti risparmio: tale meccanismo è alla base dei principi di mutualità, solidarietà e rete tra persone e imprese proprio di Jak;
– ancora, altri soci potranno accumulare il post-risparmio al posto del socio finanziato: per Jak non è importante che sia il socio finanziato a depositare il post risparmio, ma che venga versato al fine di mantenere l’equilibrio nella liquidità;
– infine, il post risparmio potrà essere posticipato dopo la chiusura del prestito, previa approvazione dall’assemblea (un eccessivo ricorso a tale strumento sbilancerebbe la liquidità).
Come farebbe il sistema JAK a fornire fondi ad un giovane ad inizio carriera/professione o ad imprese che non hanno fondi e che per l’appunto li richiedono per poter iniziare un’attività? Come avverrebbe la gestione di un tale prestito in cui i punti risparmio sono a 0 e quelli post-risparmio sarebbero pari al totale importo del prestito?
Oltre a quanto detto sopra, possiamo aggiungere che verranno comunque valutati i progetti o le start-up da finanziare, ma, soprattutto, verrà valutata la “rete” che il socio avrà costruito con altri imprenditori o soci. Jak, prima che essere un istituto di credito, è un progetto che punta a realizzare la mutualità e la solidarietà economica: in un momento di forte destrutturazione, è fondamentale puntare sulle relazioni e sulle reti tra persone e imprese.
La JAK Bank punta sulla fiducia, ma come si farebbe di fronte al caso in cui, malgrado tutta la buona volontà, una persona che ha ottenuto un prestito non sia in grado di coprire il debito? Che succede se un socio suo malgrado fallisce o, in caso di dolo, se dei soci disonesti causano un buco in bilancio? Non ci sono interessi o assicurazioni che pagano per coprire le perdite e quindi le perdite sono condivise?
Anche in questo caso è doveroso fare una premessa: Jak Italia, prima di applicare sistemi di gestione del rischio di credito, costruirà un apparato di misure “ex ante” e di supporto verso i soci.
Partiamo dalle misure di tutela “ex ante”:
Innanzitutto, per poter accedere ai finanziamenti sarà necessario essere soci ed avere somme in deposito;
tutti i soci che avranno necessità di un finanziamento saranno spinti ad accumulare punti risparmio;
sarà prevista la copertura dell’equity share, ossia la cauzione che i soci finanziati verseranno e che verrà restituita al termine del finanziamento salvo buon fine;
inoltre, e ciò è di fondamentale importanza, dal momento che Jak Italia non ha obiettivi di profitto, e non “guadagna” sui finanziamenti”, non sarà interessata a concedere ai soci finanziamenti di importi maggiori di quanto il socio non sia effettivamente in grado di restituire;
Detto ciò, ed in aggiunta, Jak Italia concederà finanziamenti di piccole entità, e frazionati tra i soci, diminuendo così il rischio di credito. In sintesi: misure di tutela in ingresso, concessione di finanziamenti sostenibili e di piccole entità (in base ai valori elaborati nel business plan, in media pari a 15.000 € per le persone fisiche), attenta valutazione dei progetti da finanziare e forte fidelizzazione dei soci e la creazione di reti di supporto saranno alla base di una importante diminuzione del rischio di credito.
Ovviamente, si daranno i casi d’insolvenza, sia in buona fede, che in mala fede. Nel primo caso, Jak Italia, come già detto, opererà con dilazioni, revisione dei piani di finanziamento, richiesta di supporto ad altri soci in termini di “punti risparmio” e, infine, verranno utilizzate le garanzie previste in partenza che si configureranno (almeno in base alle ipotesi del business plan) come garanzie di altri soci co-obbligati.
Nel secondo caso, è opportuno precisare che, sempre nel business plan, è stata prevista una quota di costi derivanti da perdite su crediti, adeguatamente coperta dai ricavi, senza rischi o rivalse sui soci.
Sarebbe interessante se si riuscisse a fare un’animazione chiara e coincisa spiegando in pochi minuti oltre al principio “interest free” già illustrato in maniera soft nel video svedese anche il funzionamento di tutta la struttura, avete previsto qualcosa del genere?
Assolutamente sì, ma è un lavoro complesso, e se qualcuno dei lettori volesse darci una mano con le proprie competenze “tecniche” sarebbe il benvenuto. In realtà, sul nostro sito web, in home page, è presente un video del reporter e giornalista Giorgio Simonetti sul funzionamento del modello Jak svedese, e Jak Italia ricalcherà la struttura e il meccanismo svedesi. In ogni caso, è sicuramente una delle molte cose in cantiere.
Informiamo e segnaliamo ai lettori le prossime iniziative ed i prossimi eventi della Jak Bank Italia:
– JAK Italia alla tavola rotonda della Deutsche Welle 18 giugno 2013;
– JAK school c/o Parco della Energia Rinnovabile di Terni 12-14 luglio 2013;
– JAK con in Gruppo di Acquisto Solidale al Naturale c/o Cascine Orsine di Bereguardo (PV) 6 ottobre 2013.