In un lucido e appassionante discorso davanti a 3.000 persone nella sessione plenaria del Global Media Forum, Chomsky ha toccato molti temi, tra cui il modello alternativo dei Commons, la falsa democrazia e le varie problematiche legate al tema delle armi (gli attacchi con i droni, il pericolo nucleare e la politica terrorista di Obama).
Abbiamo chiesto ad alcuni oratori del workshop organizzato da Pressenza e alla sua direttrice le loro opinioni al riguardo.
Link al video completo in inglese: http://www.youtube.com/watch?v=btlgQs0UDxY
Quali sono le tue impressioni riguardo al modo in cui Chomsky ha trattato il tema del modello alternativo dei Commons?
David Andersson: mi è piaciuto molto il fatto che abbia toccato questo tema, dandogli un fondamento storico, guardando al processo e non solo al presente. Si tratta di una questione centrale, ampia e diversificata, visto che comprende per esempio servizi come Wikimedia Commons, sistemi operativi come Linux, attività comunitarie, reti di reciprocità, beni comuni come l’acqua. Spazi comuni che non sono né pubblici né privati e danno molto fastidio.
Il sistema cerca sempre di controllare, di porre limiti e regole. Anche i Commons hanno delle regole, però dinamiche, come per esempio nel caso di Internet. Il processo di appropriazione di beni e servizi passa di solito dal comune, al pubblico, al privato: quello che succede nel campo dell’istruzione e della sanità in molti paesi è un chiaro esempio di questo meccanismo. Il primo passo è trasformare un bene comune in “pubblico”, in realtà gestito dai politici, il secondo è svuotarlo e renderlo inefficiente, per poi privatizzarlo e presentare questo cambiamento come la soluzione ideale.
I Commons sono il contrario di questa tendenza.
Quello che sta succedendo adesso in Turchia mostra cosa accade quando si tenta di appropriarsi di ciò che la gente sente profondamente come comune.
Il filo conduttore del discorso di Chomsky è stato la falsa democrazia. Qual è il punto che ti ha colpito di più?
Roberto Blueh: Mi è parso molto interessante il modo in cui Chomsky ha presentato il tema, mostrando con esempi il processo storico in cui la minoranza che controlla il potere e la ricchezza finge di proteggere i più deboli, ma in realtà difende i propri interessi. E poi, arrivando fino alla situazione attuale, chiama tutto questo democrazia.
I governi fanno cose diverse da ciò che vogliono i popoli e questo si vede con chiarezza in Spagna, Grecia, Turchia ecc.
Chomsky ha messo l’accento sulle varie problematiche legate al tema delle armi (gli attacchi con i droni, il pericolo nucleare e la politica terrorista di Obama). Come portavoce dell’associazione Mondo senza Guerre e senza Violenza, come ti è sembrata la sua analisi?
Tony Robinson: Il suo punto di vista coincide con il nostro. Per lui è molto chiaro che il problema è il governo degli Stati Uniti e non quelli dell’Iran o della Corea del nord. Non si tratta solo del fatto che gli Stati Uniti dispongono di enormi arsenali, di armi micidiali e sofisticate, ma anche dell’atteggiamento di fondo arrogante e irresponsabile, per cui loro hanno il diritto di usare le armi e la violenza per proteggere i propri interessi e gli altri non possono neanche avere la possibilità di difendersi. L’operazione che portò all’assassinio di Bin Laden in Pakistan è un esempio di tale irresponsabilità: il governo di Obama era cosciente del rischio di scatenare una guerra con un paese dotato di armi nucleari come il Pakistan, eppure ha portato a termine questa missione senza alcuna esitazione.
Anche noi riteniamo, come Chomsky, che attualmente la maggiore minaccia per il mondo sia il pericolo nucleare.
Alla fine, la giornalista che presentava il discorso di Chomsky gli ha chiesto che cosa a suo parere dovrebbe fare la stampa e lui ha risposto: “Dire la verità sulle cose importanti.” In qualità di direttrice di Pressenza, come interpreti questa risposta?
Pia Figueroa: Come una denuncia della manipolazione mediatica, fatta dal centro nevralgico della stampa in Europa. Oggi i mass-media sono imprese di proprietà di enormi e potenti concentrazioni economiche. Almeno in America Latina, da dove vengo, costituiscono la principale opposizione ai governi progressisti. Non ci sono partiti di opposizione, ma mass-media di opposizione, che in una situazione di destrutturazione politica continuano a proporre un modello superato e inefficace.
Traduzione dallo spagnolo di Anna Polo