Venerdi 25 maggio di un anno fa Federico Pizzarotti veniva proclamato Sindaco di Parma, il primo sindaco in una grande città candidato dal Movimento 5 Stelle; il più giovane sindaco di quella città; una persona, come si legge nella sua biografia ufficiale, tra i fondatori del “Movimento per la decrescita felice”, da lungo tempo impegnato nella cultura, nel sociale, nello sport. Ci fu un gran polverone e i riflettori dei grandi media si puntarono su Parma, si disse di tutto e il contrario di tutto. Poi, come accade per i grandi media, si è un po’ dimenticato il sindaco scomodo…
Pizzarotti, è contento che il circo mediatico si sia dimenticato di lei e di Parma?
Se per circo mediatico si intende la costante presenza delle tv nazionali, allora direi che l’Italia non si è dimenticata di Parma. Almeno una volta o due a settimana qualche notizia a livello nazionale esce sempre. Bisogna farci l’abitudine. Sicuramente si lavorerebbe con più tranquillità se non ci fosse tutta questa attenzione.
La sua giunta è al governo da un anno. Mi faccia il classico punto della situazione: cosa avete ottenuto, cosa c’è ancora da fare?
Un bilancio positivo, nonostante il grande debito e la crisi di fiducia nella politica, derivata dall’arresto dell’ex sindaco e parte della giunta. Per riassumere, siamo subentrati al commissario straordinario in un periodo in cui l’opposizione era determinata a voler richiedere una procedura di pre-dissesto economico. Noi ci siamo opposti, e abbiamo fatto bene. Non solo siamo riusciti ad evitare il dissesto, ma abbiamo chiuso il bilancio prima di tutti gli altri comuni, con un avanzo in attivo di 16 milioni di euro. Inoltre il debito complessivo, da 840 milioni lo abbiamo ridotto di 200 milioni. Il lavoro è ancora lungo, ma nel complesso siamo soddisfatti.
La questione dell’inceneritore era uno dei cavalli di battaglia della sua campagna elettorale. Se ne sono sentite di tutti i colori: ci può spiegare a che punto siamo?
Se avessi avuto il potere di fermarlo firmando semplicemente un foglio, l’avrei fatto il primo giorno. Purtroppo la situazione è più complessa, e il Comune di Parma non ha il potere oggettivo di chiudere l’Inceneritore. Ha invece il potere di contrastarlo con politiche di espansione della raccolta differenziata, semplicemente affamandolo, ed è quello che stiamo facendo. Crediamo ancora in una gestione dei rifiuti che tenga conto della salvaguardia dell’ambiente, è una nostra linea d’indirizzo che ci contraddistingue da tutti gli altri partiti.
Lei fa parte del Movimento per la Decrescita Felice: cosa può fare un sindaco per applicare concretamente le idee della Decrescita? Cosa sta facendo lei a Parma?
Anzitutto i cambiamenti non possono avvenire da un giorno all’altro. Serve tempo, costanza e soprattutto volontà di effettuare una nuova marcia culturale. Alcuni esempi di decrescita felice da subito applicabili sono gli orti sociali, o i mercatini a chilometri zero (ne abbiamo aperti già due). Per certe altre cose, invece, serve più tempo: si possono e devono dare alle persone gli strumenti culturali per un nuovo tipo di paradigma sociale, che è appunto la decrescita. Decrescita vuol dire dare più valore ai beni immateriali, quelli che producono benessere, e darne in misura minore ai beni materiali e di consumo.
La partecipazione dei cittadini è un punto di forza del 5 Stelle: cosa state facendo per incentivarla a Parma?
Stiamo facendo molto rispetto alle passate amministrazioni. Nel giro di un anno abbiamo promosso più di 40 incontri pubblici nei quali giunta e cittadini hanno discusso sui problemi legati a Parma: degrado, sicurezza, politiche abitative, ambiente e molto altro. L’idea è di ridare fiducia alla città, smarrita dopo un periodo di malamministrazione, e su cui si è posata anche l’ombra della corruzione. La partecipazione è un buon antidoto per la democrazia e per la fiducia verso le istituzioni.
Io credo che la politica vera debba ripartire dalla base della società. E’ d’accordo con questa affermazione? Dovremmo, per esempio, dare più poteri sul territorio ai quartieri, alle circoscrizioni?
Come ho già detto, sono d’accordo sul ripartire dalla società. Il motore di sviluppo di una città sono i cittadini, per questo stiamo promuovendo un lungo percorso di democrazia dal basso. È una politica che non può essere attuata dall’oggi al domani, perché prima di tutto bisogna abbattere un fattore culturale, quello di delegare sempre “agli altri” la cura della propria comunità.
Cosa succede a diventare sindaco partendo da una realtà “di movimento”? E’ cambiato qualcosa? Come si sente la persona Federico Pizzarotti in questo ruolo? Come cerca di interpretarlo?
Rispetto a prima la mia vita è sicuramente cambiata: sento profondamente il peso della responsabilità e cerco di interpretare il ruolo di sindaco con senso civico e istituzionale. Il ruolo della piazza, che è stato fino a ieri quello del Movimento 5 Stelle, si è tramutato in un ruolo di proposta e di governo. Questo fatto, comunque, non ha cambiato le nostre idee.
A livello internazionale molti guardano con interesse a quello che succede in Italia, a quello che state cercando di fare: ha un messaggio che vorrebbe mandare a queste persone?
Un messaggio molto semplice e diretto: cambiare le cose è possibile, ma ognuno di noi si deve mettere in gioco per far la propria parte in questa società.