Nonostante settimane di proteste, petizioni e critiche unanime, il presidente Pierre Nkurunziza ha promulgato una controversa legge sulla stampa. A dare l’annuncio dell’ultimo passaggio istituzionale necessario per l’entrata in vigore del testo è stato il portavoce della presidenza burundese, Léonidas Hatungimana, senza però fornire alcun commento. La legge, dopo alcuni emendamenti, è stata approvata due mesi fa dall’Assemblea nazionale e dal Senato, dove siedono maggioritari i parlamentati del Cndd-Fdd, il partito al potere. Il testo è stato consegnato lo scorso 6 maggio a Nkurunziza, che aveva 30 giorni di tempo per pronunciarsi.
“Oggi è una giornata nera per la libertà di stampa. Noi continueremo a lottare perché non possiamo accettare questo grave passo indietro per la democrazia in Burundi” ha dichiarato Eric Manirakiza, direttore dell’emittente privata ‘Radio publique africaine’ (Rpa). Per ‘Reporter senza frontiere’ (Rsf), il Burundi “è tornato indietro di 20 anni”. All’unisono operatori dei media, sindacati dei giornalisti, attivisti dei diritti umani e partiti politici di opposizione contestano la nuova legge che, secondo l’Unione burundese dei giornalisti (Ubj), “lede alla libertà di stampa, riduce la protezione delle fonti e aumenta le multe ai danni dei media” oltre a “rappresentare un passo indietro rispetto al testo del 2003”. In tutto 15.000 persone, tra cui semplici cittadini, hanno firmato una petizione che chiedeva a Nkurunziza di non promulgare la legge e di avviare consultazioni con le parti coinvolte per “stilare una legge più rispettosa della Costituzione burundese, degli accordi di pace di Arusha e delle convenzioni internazionali”.
Tra i punti più controversi del testo c’è l’articolo 10 che obbliga il giornalista a rivelare l’identità delle sue fonti in merito a pubblicazioni che riguardano la pubblica sicurezza e la difesa nazionale, ma anche il divieto di diffondere notizie sulla moneta nazionale, svalutata del 14% rispetto al dollaro nel 2012. Su 72 articoli che contiene il testo, 20 riguardano sanzioni e multe ai danni dei giornalisti, che rischiano di dover pagare alle autorità fino a 10 milioni di franchi burundesi.
La promulgazione della nuova legge sulla stampa rischia di creare ulteriori tensioni socio-politiche in un clima di rinnovata instabilità. Dalle elezioni contestate del 2010 – vinte da Nkurunziza e dal suo Cndd-Fdd – il paese dei Grandi Laghi, uscito nel 2003 da una guerra civile decennale, è stato teatro di decine di episodi di violenza politica, casi di sparizioni forzate e omicidi con un bilancio di più di 400 vittime. Organizzazioni locali e Nazioni Unite hanno espresso preoccupazione per il clima di intimidazione che circonda operatori dei media e attivisti della società civile. Lo scorso marzo Hassan Ruvakuki, giornalista dell’emittente locale ‘Bonesha Fm’ accusato di terrorismo, è stato scarcerato dopo 15 mesi di detenzione e una campagna di sostegno nazionale ed internazionale. Il 31 maggio, il Consiglio nazionale della comunicazione (Cnc) ha bloccato per un mese un forum dei lettori del quotidiano indipendente burundese ‘Iwacu’, accusato di “pubblicare commenti pericolosi per l’unità nazionale, l’ordine pubblico, ingiuriosi per il capo dello Stato e che incitano all’odio”.