Durante la presentazione del libro sulla rigenerazione di via Padova, tenutasi sabato scorso alla Casa della cultura islamica nell’ambito di “meglio via Padova di Milano”, gli organizzatori dell’iniziativa hanno avanzato la proposta di una nuova moschea di quartiere su una parte dell’area del deposito Atm.
Questa e altre aree, compresi alcuni condomini, sono stati al centro della discussione come possibili luoghi oggetto di interventi di riqualificazione urbana tramite investimenti di fondazioni private e di soggetti no-profit, coordinati da una forte regia pubblica sulla base anche di esperienze newyorkesi.
E’ stata anche sottolineata l’importanza dell’intervento già deciso e programmato al Parco Trotter riguardante il recupero e l’utilizzo sia scolastico che sociale dell’ex convitto, frutto della collaborazione tra l’Amministrazione comunale e Fondazione Cariplo; insieme questi due interventi sarebbero la rappresentazione visiva e strategica delle potenzialità della via e del laboratorio interetnico in corso.
Il deposito Atm tra le vie Padova, Esterle, Palmanova e Cambini, consiste in un’area pubblica di 25 mila mq2 già inserito dal Pgt in un Ambito di trasformazione necessario di interventi. La moschea di quartiere occuperebbe una parte dello spazio recuperato interamente tramite un Pii (piano integrato d’intervento), che dovrebbe prevedere funzioni di pubblico interesse, ma anche e soprattutto rappresentare un’occasione di sviluppo e valorizzazione delle economie locali. In questo modo un luogo inaccessibile e impermeabile al quartiere potrebbe diventare un tassello del mosaico della via, capace non solo di ricucire parti di quartiere attualmente in discontinuità, ma anche di riconnettere il rapporto tra via Padova e Milano.
Questa proposta infine potrebbe risolvere una questione che si trascina da almeno vent’anni, con le varie sedi del Centro Islamico di via Padova tutte anguste, inadeguate e insufficienti, con conseguente immagine negativa della via e di una città incapace di assicurare una convivenza religiosa e multiculturale come fanno tutte le grandi metropoli europee; non sfugge a nessuno, come sottolineano gli amici della Casa della cultura islamica, la ricaduta in termini di investimenti, non solo riferiti direttamente alla moschea (che sarà totalmente autofinanziata), ma anche all’intero quartiere.
Nei prossimi giorni partirà una petizione per raccogliere adesioni e consensi già registrati tra cittadini, associazioni, amministratori, intellettuali e artisti presenti alla festa.